Il ruolo del ministero dello sviluppo economico nell’attuazione del Pnrr L'analisi
Il ministero dello sviluppo economico è tra gli attori principali coinvolti nell’attuazione del piano. La maggior parte delle misure di sua competenza però non sono ancora partite e si concretizzeranno solo nei prossimi anni.
lunedì 20 Dicembre 2021 | Potere politico
Il rilancio della competitività del sistema produttivo italiano rappresenta uno degli obiettivi strategici del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un rilancio che passerà non solo dagli investimenti nella transizione ecologica e nella digitalizzazione ma anche in altri settori, come quello dell’innovazione tecnologica e della produzione di energie rinnovabili. In questo contesto, un ruolo di primo piano sarà svolto dal ministero dello sviluppo economico. È quindi particolarmente importante analizzare e monitorare l’operato di questo dicastero.
Le risorse assegnate al Mise per l’attuazione degli interventi previsti dal piano ammontano a circa 25 miliardi di euro. Di cui circa 18 miliardi direttamente dal Pnrr e altri 7 dal fondo complementare istituito dal governo con il decreto legge 59/2021.
Mims, Mite e Mise i principali gestori delle risorse del Pnrr
La ripartizione delle risorse europee e di quelle del fondo complementare tra i ministeri
I dati sono stati estratti da due distinti decreti emanati dal ministero dell’economia e delle finanze. Uno per quanto riguarda le risorse del Pnrr in senso stretto e uno relativo alle risorse del fondo complementare. Nell’ambito del dispositivo di ripresa e resilienza italiano rientrano anche altri fondi strutturali europei per una cifra complessiva di circa 248 miliardi di euro. I due decreti ripartiscono le risorse tra i diversi ministeri e la presidenza del consiglio. In questo secondo caso talvolta le risorse sono destinate genericamente alla presidenza e talvolta a specifici dipartimenti, nel caso questi siano guidati da ministri senza portafoglio.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Mef.
(ultimo aggiornamento: martedì 16 Novembre 2021)
Il Mise è quindi il terzo ente maggiormente coinvolto nella gestione delle risorse, dopo il ministero delle infrastrutture e quello della transizione ecologica.
€ 25 mld le risorse gestite dal Mise nell'ambito del Pnrr e del fondo complementare.
Dall'analisi delle informazioni disponibili possiamo osservare come la maggior parte delle misure che vedono coinvolto il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti debbano ancora iniziare il loro iter, per poi concludersi nella parte finale dell'orizzonte temporale coperto da piano. In molti casi l'erogazione delle risorse avverrà quindi nella prossima legislatura, con un governo diverso da quello attuale.
Il Pnrr e il ruolo del Mise
Grazie alla documentazione messa a disposizione dal ministero e dal centro studi della camera siamo in grado di capire più approfonditamente quale sarà il ruolo del dicastero nella gestione del piano.
Il Mise è indicato come titolare di 10 progetti di investimento e una riforma. Tali misure riguardano 4 delle 6 missioni (cioè le macro-aree di intervento) di cui si compone il Pnrr. Non sono coinvolte solo la missione 3 (infrastrutture per una mobilità sostenibile) e la 6 (salute).
La missione in cui saranno investite la maggior parte delle risorse è la numero 1 "digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo" a cui andranno circa 14 miliardi. Seguono "istruzione e ricerca" (2,35 miliardi) e "rivoluzione verde e transizione ecologica" (1,25 miliardi). Infine 400 milioni saranno riservati alla missione 5 "inclusione e coesione".
Pnrr, dal Mise circa 14 miliardi per la transizione tecnologica
La distribuzione delle risorse del Pnrr affidate alla gestione del Mise in base alla missione interessata
FONTE: elaborazione openpolis su dati Pnrr e Mise
(ultimo aggiornamento: giovedì 16 Dicembre 2021)
Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo
Per quanto riguarda la missione 1 del piano il Mise dovrà finanziare investimenti strategici verso la digitalizzazione attraverso il piano “Transizione 4.0”. Questa misura punta a rafforzare il tasso di innovazione del tessuto imprenditoriale. Ciò avverrà incentivando gli investimenti anche dei privati in nuove tecnologie, ricerca e sviluppo, competenze digitali e manageriali.
Gli investimenti in Transizione 4.0 assorbiranno buona parte delle risorse stanziate per questo settore. Infatti saranno riservati a questa voce circa 13,4 miliardi di euro. Gli investimenti si concretizzeranno attraverso lo strumento del credito d’imposta per 3 diverse voci:
- supporto alle imprese che investono nell’acquisto di beni, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi;
- stimolo degli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica;
- sostegno alle imprese che investono in formazione funzionale al processo di trasformazione tecnologica e digitale.
La maggior parte delle risorse del Mise sarà impiegata per transizione 4.0.
Tale misura è in parte già entrata in vigore. Infatti la legge di bilancio per il 2021 ha anticipato le risorse per quest'anno, in attesa dell'arrivo dei fondi europei. Con 3 distinti decreti direttoriali poi il Mise ha definito le modalità per la presentazione delle domande da parte dei soggetti potenzialmente interessati.
Una seconda voce di intervento relativa alla missione 1 riguarda invece la valorizzazione del made in Italy per cui saranno messi a disposizione circa 750 milioni di euro. I progetti saranno realizzati attraverso lo strumento dei contratti di sviluppo. Questo tipo di accordi rappresenta il principale strumento agevolativo dedicato al sostegno di programmi di investimento produttivi strategici e innovativi di grandi dimensioni.
L’obiettivo è quello di stipulare almeno 40 nuovi contratti nei settori industriale, turistico e della tutela ambientale. L'iter per quanto riguarda questa voce dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2022.
La riforma della proprietà industriale
Gli investimenti in questo settore sono accompagnati inoltre dall’unica riforma che vede il Mise come soggetto promotore. Si tratta della revisione del codice della proprietà industriale che mira ai seguenti obiettivi:
- rafforzamento della protezione dei diritti di proprietà e semplificazione delle procedure;
- sostegno alle imprese e agli istituti di ricerca;
- sviluppo di abilità e competenze;
- agevolazione del trasferimento di conoscenze;
- rafforzamento della promozione dei servizi innovativi.
In base a quanto dichiarato dal Mise per l’attuazione di questa norma, che sarà realizzato tramite un apposito decreto legislativo, saranno stanziati anche altri 30 milioni di euro. Queste risorse serviranno per la valorizzazione di brevetti, marchi e disegni. Una parte delle risorse andrà poi a progetti relativi al proof of concept (progetti per la valutazione dell’adeguatezza di una struttura tecnologica alle esigenze di un’attività) di università e centri medici o di ricerca.
4 su 6 le missioni del Pnrr che vedono un coinvolgimento diretto del Mise.
L’obiettivo in questo caso è quello di finanziare 254 progetti legati alla proprietà industriale. In base a quanto previsto dal Pnrr la nuova norma dovrà entrare in vigore a partire dalla fine del 2023.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
Per quanto riguarda la missione 2 del Pnrr, il Mise contribuirà con 1,25 miliardi di euro. L’obiettivo in questo caso è favorire i processi di riconversione industriale verso modelli più efficienti e meno impattanti dal punto di vista ambientale. Oltre che incrementare la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili.
La quasi totalità di queste risorse sarà destinata all’investimento 5.1 dal titolo “Rinnovabili e batterie”. Tale misura punta a sviluppare le filiere industriali nei settori fotovoltaico, eolico e delle batterie attraverso 3 linee d’azione principali:
- creazione di una gigafactory per la costruzione di pannelli fotovoltaici ad alto rendimento;
- costruzione di uno stabilimento industriale per la produzione di pannelli flessibili per l’eolico;
- costruzione di una gigafactory “ultra-moderna” (4.0) per il settore delle batterie.
Anche in questo caso i tre progetti saranno realizzati attraverso lo strumento dei contratti di sviluppo. L’obiettivo del piano in questo settore è quello di arrivare a produrre 11 gigawattora di energia rinnovabile dalle batterie e 2.000 megawatt dai pannelli fotovoltaici. Gli interventi non sono ancora operativi ma la loro conclusione è prevista tra il 2024 e il 2025.
€ 1,25 mld gli investimenti del Mise per la transizione ecologica nell'ambito del Pnrr.
Un secondo filone di investimento per questo settore riguarderà il supporto alla crescita di start up innovative attraverso la creazione di un apposito fondo: il Green transition fund (Gtf) dell’ammontare di 250 milioni di euro. Tali risorse saranno poi affidate a Cassa depositi e prestiti attraverso il suo Fondo nazionale per l’innovazione. Tra i settori di intervento vi sono quello dell’energia rinnovabile, dell’economia circolare, della mobilità, dell’efficienza energetica, dello smaltimento dei rifiuti, dello stoccaggio dell’energia e settori affini.
Anche in questo caso non è ancora stato pubblicato nessun atto ufficiale. Entro il secondo trimestre del 2022 dovrà essere depositato l’accordo finanziario. Ma l’erogazione degli investimenti è prevista nella prima metà del 2026.
La ricerca e il sistema produttivo
Per quanto riguarda la missione 4, le risorse affidate al Mise saranno investite con l’obiettivo di incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo, anche attraverso una maggiore interazione tra il mondo dell’università e della ricerca e quello delle imprese e degli enti pubblici. Un altro obiettivo è quello di accrescere la propensione all’innovazione delle piccole e medie imprese e la loro partecipazione alle filiere strategiche per la competitività nazionale ed europea.
Per questi interventi saranno stanziati all’incirca 2,35 miliardi di euro. Tali risorse saranno distribuite in 4 distinti filoni. Il più consistente (circa 1,5 miliardi di euro) sarà destinato al finanziamento degli importanti progetti di comune interesse europeo (Ipcei).
Dal Mise 2,35 miliardi di investimenti in ricerca e sviluppo
Gli investimenti del Mise in ricerva e sviluppo finanziati dal Pnrr
Nelle slide di presentazione pubblicate sul sito del Mise le voci di spesa per Ipcei e centri di trasferimento tecnologico risultano invertite rispetto a quanto indicato nel Pnrr. Si considera questo un semplice errore materiale.
FONTE: elaborazione openpolis su dati centro studi camera.
(ultimo aggiornamento: giovedì 16 Dicembre 2021)
L’obiettivo in questo caso è quello di promuovere la collaborazione tra soggetti pubblici e privati per la realizzazione di progetti che mirino a creare filiere europee in settori strategici. Le aree che beneficeranno di questo intervento saranno quelle dell’idrogeno e della microelettronica.
Nell’agosto scorso è stato pubblicato un bando per l’invio di manifestazioni di interesse volte a identificare i progetti da finanziare. L’assegnazione delle risorse è prevista invece entro la metà del 2023 e il completamento delle erogazioni a metà del 2025.
Centri per il trasferimento tecnologico
La seconda voce più significativa per quanto riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo riguarda invece il rafforzamento dei centri di trasferimento tecnologico. Con queste risorse saranno potenziati 8 centri di competenza (partenariati pubblico-privato il cui fine è quello di svolgere attività di formazione e supporto per la realizzazione di progetti legati all’innovazione tecnologica) già esistenti e ne saranno finanziati altri 42. Tra questi anche gli European digital innovation hubs selezionati dalla commissione europea.
€ 350 mln gli investimenti per centri di trasferimento tecnologico ed European digital innovation hubs.
Anche in questo caso la misura non ha ancora iniziato il proprio iter. Il cronoprogramma del Pnrr però prevede la sua conclusione con l’erogazione delle risorse entro la fine del 2025.
I fondi per innovazione e "Horizon Europe"
Altri 300 milioni legati a ricerca e sviluppo poi saranno erogati tramite il già citato Fondo nazionale per l’innovazione. Con l’obiettivo di finanziare circa 250 tra start up e Pmi nell’ambito di processi di innovazione. In questo caso la misura prevede la stipula dell’accordo tra governo e Cdp entro la metà del 2022 e il completamento dell’erogazione delle risorse entro la metà del 2025.
La maggior parte degli interventi del Mise si concretizzeranno nella prossima legislatura.
Altri 200 milioni di euro poi saranno utilizzati per sostenere progetti di ricerca, sviluppo e innovazione realizzati da imprese italiane. Ciò con l’obiettivo di inserire tali iniziative all’interno di partenariati a livello Ue che saranno selezionati dalla commissione europea nell’ambito del progetto “Horizon Europe”. I progetti dovranno essere presentati entro la fine del 2025.
Imprenditoria femminile
Il Mise sarà parzialmente coinvolto infine anche negli investimenti legati alla missione 5. In particolare l’intervento riguarda il rafforzamento e l’avvio di nuova imprenditorialità femminile.
€ 400 mln gli investimenti per lo sviluppo dell'imprenditorialità femminile nell'ambito del Pnrr.
Da segnalare che in questo caso alcuni fondi sono già stati stanziati. Infatti il “Fondo impresa donna” è stato reso operativo dalla legge di bilancio per il 2021 e da un successivo decreto attuativo del Mise. Il fondo ha risorse iniziali per 40 milioni di euro ma arriverà poi ad avere una dotazione complessiva di 400. Risorse che in base al cronoprogramma del Pnrr dovranno essere completamente erogate entro la metà del 2026.
Un piano a medio termine
Un elemento interessante che emerge da questa analisi riguarda il fatto che la maggior parte delle misure che vedono il Mise come soggetto responsabile ancora devono prendere avvio. Se da un lato questa dinamica è inevitabile dato che parliamo di investimenti a sostegno di progetti che poi dovranno essere concretamente realizzati, dall'altro lo sviluppo a medio termine degli interventi potrebbe comportare alcune difficoltà.
Le misure del Pnrr che vedono il Mise come protagonista
Misura | Missione | Codice di riferimento | Stato |
---|---|---|---|
Transizione 4.0 | Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo | M1C2-I.1 | Primi fondi stanziati dalla legge di bilancio 2021; crediti d'imposta definiti da 3 decreti direttoriali |
Valorizzazione filiera made in Italy | Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo | M1C2-I.5.2 | Primi interventi a partire dal 2022 |
Riforma della proprietà industriale | Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo | M1C2-R 5 | Decreto legislativo da adottare entro il 2023 |
Rinnovabili e batterie | Rivoluzione verde e transizione ecologica | M2C2-I 5.1 | Primi interventi a partire dal 2022; investimenti da completare entro il 2025 |
Supporto a start-up e venture capital attivi nella transizione ecologica | Rivoluzione verde e transizione ecologica | M2C2-I 5.4 | Firma dell'accordo entro la metà del 2022. Completamento degli investimenti nel 2026 |
Importanti progetti di comune interesse europeo | Istruzione e ricerca | M4C2-I.2.1-10 | Pubblicato bando per raccogliere manifestazioni di interesse. Assegnazione delle risorse entro metà 2023. Completamento erogazione entro metà 2025. |
Potenziamento dei centri di trasferimento tecnologico | Istruzione e ricerca | M4C2-I.2.3-14 | Nessun atto pubblicato. Erogazione entro la fine del 2025 |
Fondo nazionale per l'innovazione a sostegno di start-up | Istruzione e ricerca | M4C2-I.3.2-20 | Accordo con Cdp entro la metà del 2022. Completamento erogazione delle risorse entro la metà del 2025. |
Sostegno di progetti di ricerca da inserire all'interno di partenariati nell'ambito di "Horizon Europe" | Istruzione e ricerca | M4C2-I.2.2-2 | Presentazione dei progetti entro la fine del 2025 |
Creazione di imprese femminili | Coesione e inclusione | M5C1-I. 1.2 | Decreto attuativo pubblicato a settembre 2021. Prime erogazioni previste per metà 2023. Completamento dei finanziamenti entro metà 2026. |
Come abbiamo visto infatti nella maggior parte dei casi l'erogazione degli investimenti previsti si completerà solo nel 2025 e nel 2026. L'attuale legislatura però, come noto, si concluderà nei primi mesi del 2023. Questo significa che la maggior parte degli interventi sarà portata a termine da un nuovo governo. Che potrebbe avere un orientamento diverso rispetto all'attuale.
Se da un lato appare improbabile - ma non da escludere - che un nuovo esecutivo possa reindirizzare risorse già assegnate per progetti in corso di svolgimento, la discontinuità nel passaggio di consegne potrebbe comunque portare a dei rallentamenti nelle procedure.
Abbiamo già visto come il rispetto delle tempistiche previste dal piano sia un elemento fondamentale per evitare che le istituzioni europee blocchino l'erogazione dei fondi. Sotto questo aspetto garantire un passaggio di consegne non traumatico al Mise sarà un elemento molto importante. Un motivo ulteriore per cui il monitoraggio civico risulta fondamentale per valutare la corretta attuazione del Pnrr.
Il nostro osservatorio sul Pnrr
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Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico "OpenPnrr" realizzato nell'ambito delle attività di analisi sul piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo approfondimento sugli interventi previsti dal piano e sullo stato di avanzamento delle misure (vedi tutti gli articoli). Nei prossimi mesi pubblicheremo anche un’apposita piattaforma in cui sarà possibile consultare tutte le informazioni disponibili. I dati dei nostri open data possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
Foto credits: Mims