Il ruolo di Forza Italia nel governo Draghi e le sue prospettive Governo e parlamento
Il partito di Silvio Berlusconi ha un peso rilevante sia in parlamento che nel governo. Eppure molti osservatori valutano questa forza politica come al tramonto. In questo contesto si inserisce la proposta di federazione con la Lega lanciata da Salvini.
mercoledì 16 Giugno 2021 | Potere politico
L’arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi ha completamente stravolto i rapporti tra le forze politiche. A sostegno del nuovo governo si è infatti formata una maggioranza ampia ed eterogenea. Una maggioranza che vede al suo interno sia forze di centrodestra che di centrosinistra, in quello che viene definito come governo di unità nazionale. Di questa nuova grande coalizione fa parte anche Forza Italia.
A differenza della Lega, il cui sostegno all’esecutivo era tutt’altro che scontato, nel caso di Fi la decisione di entrare nella nuova maggioranza è apparsa più “logica”. Del resto le posizioni moderate e filo-europee del partito azzurro meglio si conciliavano ad un dialogo con il governo rispetto al sovranismo della Lega e di Fratelli d’Italia.
Già al tempo del governo Conte II infatti, in alcune occasioni, gli azzurri avevano votato con la maggioranza. Nel novembre scorso, ad esempio, Fi votò a favore dello scostamento di bilancio da 8 miliardi di euro con cui il governo intendeva finanziarie di decreto ristori quater. Una scelta che costrinse anche Lega e Fdi a fare altrettanto per evitare di rompere il blocco di centrodestra che all’epoca era compatto all’opposizione.
Forza Italia ha dimezzato i suoi potenziali consensi rispetto al 2018.
Ma le motivazioni che hanno portato Forza Italia nella maggioranza non si esauriscono semplicemente con la condivisione dell’agenda del nuovo governo. Se infatti in parlamento Fì rimane una delle forze principali, da tempo il gradimento agli occhi degli elettori è notevolmente diminuito. Nel 2021 infatti il partito azzurro oscilla tra il 7 e l’8% dei potenziali consensi.
Vedi anche
Il peso dei sondaggi nelle tensioni interne alla maggioranza.
Entrare nella maggioranza quindi non solo è servito per tornare ad occupare ruoli di governo dopo aver passato la prima parte della legislatura all’opposizione. Ma può anche essere interpretato come un tentativo di cambiare le sorti di un partito che molti addetti ai lavori valutano come ormai in declino.
Il peso di Forza Italia nella maggioranza
Le motivazioni che hanno portato Forza Italia nella maggioranza sono quindi numerose. Tra queste anche l’opportunità per gli azzurri di far sentire la propria voce su temi particolarmente cari al loro elettorato, come il fisco e la giustizia oltre che sulla gestione del piano nazionale di ripresa e resilienza.
Promuovere la riforma fiscale è anche uno degli obbiettivi con i quali partecipiamo al governo Draghi.
Ma quali sono gli attuali numeri di Forza Italia in parlamento? Attualmente i gruppi del partito sono composti rispettivamente da 78 deputati e 51 senatori. Con questi numeri Fi rappresenta la quarta forza alla camera dopo Movimento 5 stelle, Lega e Partito democratico. Al senato invece gli azzurri superano i Dem per numero.
Forza Italia è il terzo gruppo al senato
Gli attuali equilibri tra i gruppi parlamentari di camera e senato
Attualmente la camera è composta da 629 deputati poiché devono ancora tenersi le elezioni suppletive per sostituire Piercarlo Padoan che si è dimesso lo scorso novembre.
FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 Giugno 2021)
Un secondo elemento che possiamo valutare è il numero di esponenti azzurri nella squadra di governo. Sotto questo aspetto emerge come Draghi abbia cercato di rispecchiare il peso dei diversi partiti. Con 9 membri all’interno dell’esecutivo Forza Italia è il terzo partito più rappresentato (escludendo la componente dei tecnici) dopo M5s e Lega. Sotto questo aspetto quindi Forza Italia supera il Pd che rispetto agli azzurri può vantare un sottosegretario in meno.
Forza Italia esprime il 14% circa dei membri del governo
Gli esponenti del governo in base al partito di appartenenza
FONTE: Elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 27 Maggio 2021)
Per quanto riguarda il consiglio dei ministri Forza Italia esprime tre membri. Si tratta di Mara Carfagna (ministra per il sud e la coesione territoriale), Mariastella Gelmini (ministra per gli affari regionali e le autonomie) e Renato Brunetta (ministro per la pubblica amministrazione).
Gli esponenti di Forza Italia nella squadra di governo
Nome | Incarico |
---|---|
Renato Brunetta | Ministro per la pubblica amministrazione |
Mariastella Gelmini | Ministra per gli affari regionali e le autonomie |
Mara Carfagna | Ministra per il sud e la coesione territoriale |
Gilberto Pichetto Fratin | Vice ministro per lo sviluppo economico |
Giuseppe Moles | Sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri |
Deborah Bergamini | Sottosegretario per i rapporti con il parlamento |
Francesco Paolo Sisto | Sottosegretario per la giustizia |
Giorgio Mulè | Sottosegretario per la difesa |
Francesco Battistoni | Sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali |
Possiamo osservare che, con la sola eccezione del Movimento 5 stelle che ne ha 4, le altre principali forze politiche sono equamente rappresentate. Fi, Pd e Lega infatti hanno 3 ministri ciascuno. Da notare che i tre azzurri sono tutti “ministri senza portafoglio”. Si tratta cioè di ministri che non sono posti a capo di un dicastero (cioè la struttura amministrativa dei ministeri) ma che svolgono funzioni delegate dal presidente del consiglio.
Per Fi sono molto importanti i temi della giustizia e del fisco.
Tuttavia gli esponenti azzurri hanno avuto un ruolo importante in questi mesi. Ad esempio, Mariastella Gelmini si è sostituita a Francesco Boccia nella non sempre semplice opera di coordinamento con i presidenti di regione sulla gestione dell’emergenza nell’ambito della conferenza stato-regioni. Gelmini ha avuto un ruolo importante anche nella mediazione che ha portato all'approvazione del cosiddetto decreto riaperture.
Anche Renato Brunetta occupa una posizione importante. Com’è noto infatti la riforma della pubblica amministrazione sarà una delle innovazioni che il governo ha previsto nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza. Essa prevede non solo assunzioni ma anche semplificazione, digitalizzazione e formazione. Una partita in cui il ministro azzurro giocherà un ruolo di primo piano. Un primo passo è già stato fatto proprio negli ultimi giorni con la pubblicazione del decreto legge volto al reclutamento di personale funzionale proprio alla gestione del Pnrr.
€ 1,67 mld fondi Pnrr e fondi strutturali destinati alla pubblica amministrazione.
Ma oltre ai 3 ministri Fi è riuscita a esprimere altri 6 esponenti nel governo. Alcuni dei quali in settori da sempre molto importanti per il partito. Tra questi il ministero dello sviluppo economico dove siede (con incarico di viceministro) Gilberto Pichetto Fratin e il ministero della giustizia dov’è presente in qualità di sottosegretario Francesco Paolo Sisto.
L'evoluzione dei gruppi parlamentari
Abbiamo appena visto il peso che Forza Italia ha nella nuova maggioranza allargata. Tuttavia gli equilibri, in particolare in parlamento, risultano molto cambiati dall’inizio della legislatura. Ciò a causa del fenomeno dei cambi di gruppo, di cui Fi è stata una delle vittime principali. Rispetto al 2018 infatti Fi ha perso complessivamente 38 membri di cui 27 alla camera e 11 al senato. Solo il Movimento 5 stelle ha registrato un numero maggiore di defezioni.
Forza Italia è il secondo partito più danneggiato dai cambi di gruppo
Variazione nella consistenza dei gruppi parlamentari rispetto a inizio legislatura
I gruppi di Italia viva e Coraggio Italia si sono costituiti a legislatura iniziata: è quindi fisiologico un saldo positivo nel numero dei parlamentari “acquisiti”. Il gruppo di Liberi e uguali è presente solo alla camera mentre al senato i suoi membri fanno parte del misto. Nel grafico non campare il gruppo Per le autonomie (presente solo a palazzo Madama), che ha un saldo 0 di senatori.
FONTE: dati ed elaborazioni openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 11 Giugno 2021)
38 i parlamentari persi da Forza Italia dall’inizio della legislatura.
Dal 2018 ad oggi Fi ha perso molti membri anche tra coloro che in passato avevano ricoperto ruoli di primo piano nel partito. Tra questi possiamo citare i senatori Gaetano Quagliariello e Paolo Romani che nel corso del 2020 hanno lasciato per aderire alla componente Idea e cambiamo del gruppo misto.
Sempre nel corso del 2020 hanno destato scalpore gli abbandoni di alcuni che erano stati considerati dei “fedelissimi” di Silvio Berlusconi. Tra questi possiamo citare gli onorevoli Maurizio Carrara, Laura Ravetto e Federica Zanella, approdati alla Lega nel novembre dello scorso anno. Periodo in cui era ventilata l'ipotesi di un possibile ingresso del partito nella maggioranza giallorossa.
L’evoluzione dei gruppi di Forza Italia alla camera e al senato
I deputati e i senatori di Forza Italia che hanno cambiato gruppo dall'inizio della legislatura
La mappa mostra il gruppo di partenza e quello di nuova destinazione di ogni parlamentare sia della camera che del senato. Non sono considerati eventuali passaggi intermedi in altri gruppi. Non sono qui considerati i cambi di componente interni al gruppo misto.
La mappa mostra i cambi di gruppo che sono stati già ufficializzati e riconosciuti dall’ufficio di presidenza di ciascuna camera.
FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 14 Giugno 2021)
Altri passaggi significativi sono stati quelli di alcuni deputati e senatori che accettarono di cambiare gruppo nel tentativo di salvare la maggioranza che sosteneva il governo Conte II dopo l'abbandono degli esponenti di Italia viva. Tra questi possiamo citare il caso di Renata Polverini, passata alla componente Centro democratico di Bruno Tabacci alla camera e Mariarosaria Rossi approdata nel gruppo degli Europeisti in senato. Fallita questa operazione però Polverini è tornata in Forza Italia mentre invece Rossi ha deciso di aderire al gruppo misto.
Più recentemente Fì ha subìto una nuova diaspora di deputati a seguito della nascita a Montecitorio di Coraggio Italia, la forza politica lanciata da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Al nuovo gruppo infatti hanno aderito 12 ex forzisti. A questi si devono aggiungere altri 5 deputati che avevano già lasciato Fi per aderire alla componente Cambiamo! - Popolo protagonista. Tra questi anche Osvaldo Napoli, uscito da Fi nel febbraio 2021.
17 gli ex deputati azzurri approdati in Coraggio Italia.
Ad oggi i gruppi azzurri possono vantare un solo ingresso rispetto agli eletti nel 2018. Si tratta della deputata Veronica Giannone, arrivata dal gruppo misto dopo che aveva iniziato la legislatura nelle file del Movimento 5 stelle. Ci sono però anche altri parlamentari che sono “transitati” da Forza Italia prima di cambiare nuovamente gruppo. Si tratta di Enrico Costa che ha poi aderito alla componente Azione - Più Europa - Radicali Italiani, Matteo Dall’Osso e Maria Teresa Baldini passati invece a Coraggio Italia.
L'ipotesi di federazione con la Lega
Come abbiamo visto dunque sono stati molti gli abbandoni in Forza Italia dall’inizio della legislatura. Tuttavia, a differenza del Movimento 5 stelle dove molti parlamentari hanno abbandonato perché contrari al sostegno al governo Draghi, in questo caso le motivazioni sono diverse. Solo l’onorevole Galeazzo Bignami, con l’ingresso in Fratelli d’Italia, infatti è passato a tutti gli effetti all’opposizione.
Secondo alcuni addetti ai lavori Forza Italia sarebbe alla fine della sua storia.
Quali sono quindi i motivi che hanno portato ad un numero così ampio di cambi di casacca? Secondo alcuni osservatori molti abbandoni sarebbero dovuti anche alla convinzione che il partito creato da Silvio Berlusconi sia ormai avviato verso la conclusione della sua storia. Molti parlamentari avrebbero quindi deciso di approdare in altre forze politiche in grado di assicurarne la rielezione. Ciò anche tenendo presente che il prossimo parlamento sarà composto solamente da 600 membri.
In questo senso hanno probabilmente giocato un ruolo importante anche i sondaggi secondo cui Fi avrebbe all’incirca dimezzato i propri potenziali consensi rispetto ai voti ottenuti nel 2018.
La differenza tra voti nelle ultime elezioni, presenza in parlamento e sondaggi attuali
Partito | % voti camera 2018 | % deputati attuali | % senatori attuali | % sondaggi attuali |
---|---|---|---|---|
Lega – Salvini | 17,4 | 21,0 | 20,0 | 19,9 |
PD | 18,8 | 14,8 | 11,8 | 19,1 |
M5S | 32,7 | 25,6 | 23,4 | 16,3 |
Fratelli d’Italia | 4,4 | 5,7 | 6,2 | 20,2 |
Forza Italia | 14,0 | 12,4 | 16,2 | 7,5 |
SX | 3,4 | 1,7 | no gruppo autonomo | 3,7 |
Italia Viva | non presente | 4,5 | 5,3 | 2,5 |
PiùEuropa | 2,6 | no gruppo autonomo | no gruppo autonomo | 1,7 |
Coraggio Italia | non presente | 3,8 | no gruppo autonomo | 1,3 |
Azione | non presente | no gruppo autonomo | no gruppo autonomo | 3,4 |
Europa Verde | 0,58* | no gruppo autonomo | non presente | 1,6 |
Possono essere visti sotto questa lente i numerosi passaggi a Ci avvenuti nelle ultime settimane. Del resto gli stessi creatori del nuovo movimento politico hanno espressamente affermato la volontà di puntare a recuperare quei voti moderati persi da Fi.
In questo contesto si inserisce la proposta avanzata nei giorni scorsi da Matteo Salvini di creare una federazione dei partiti di centrodestra e destra che fanno parte della maggioranza. Nell’ottica del leader della Lega questa proposta mirerebbe ad arginare la costante ascesa in popolarità di Giorgia Meloni. Tuttavia anche Forza Italia potrebbe trarne vantaggio. In questo modo infatti un partito in calo di consensi potrebbe tornare a essere parte di una della principali forze politiche del paese. Lo stesso Silvio Berlusconi ha dichiarato di essere favorevole all’iniziativa ed ha addirittura rilanciato l'idea di un partito unico del centrodestra.
Forse si può immaginare che l’ex premier comprenda che non ce la fa più a guidare una forza politica che oltretutto è ridotta nelle dimensioni e orbata di prospettive. Forse immagina sia arrivato il momento di chiudere un’esperienza che è stata esaltante ma ormai obsoleta.
Tuttavia questo progetto non è piaciuto a una parte significativa del partito, specie tra coloro che ricoprono incarichi di governo. Secondo questi esponenti infatti il rischio è che non si tratti di una federazione ma di una vera e propria annessione alla Lega. Questi malumori hanno portato ad un rallentamento del progetto ma sarà comunque interessante osservare quale sarà la sua evoluzione nei prossimi mesi.
Foto credit: Palazzo Chigi - Licenza