Il sistema di accoglienza dei migranti è tutt’altro che al collasso Centri d'Italia

“Il vuoto dell’accoglienza” è il nuovo rapporto nell’ambito del progetto pluriennale Centri d’Italia. L’immagine che ne emerge è quella di un sistema che potrebbe svolgere regolarmente il suo compito, ma che continua a essere gestito in modo emergenziale.

|

Il vuoto dell’accoglienza” è il titolo del rapporto sui centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia, realizzato da ActionAid e openpolis nell’ambito del progetto Centri d’Italia.

Si tratta del nostro sesto rapporto, la sesta tappa di un percorso che abbiamo avviato nel 2018. Un anno è passato, invece, dal lancio di Centri d’Italia, la prima piattaforma di monitoraggio indipendente sul sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati nel paese.

In questi mesi migliaia di utenti – tra addetti ai lavori, giornalisti e semplici cittadini – hanno potuto monitorare i centri del paese. Tutto questo è stato possibile grazie ai dati che abbiamo faticosamente ottenuto negli anni, e che oggi sono a disposizione di tutti.

Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.
Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.

Attraverso i dati relativi all’anno 2021, ottenuti anche in questo caso non senza fatica, presentiamo le tendenze di un periodo ormai consolidato, che va dal 2018 (l’anno di emanazione del decreto sicurezza) appunto al 2021, in corrispondenza dei primi mesi successivi alla cosiddetta riforma Lamorgese. Anni che abbracciano l’intero periodo in cui è rimasto in vigore il decreto sicurezza.

Inoltre, con “Il vuoto dell’accoglienza” introduciamo per la prima volta dati e temi legati ai controlli ispettivi nei centri, grazie alle nostre vittorie nelle aule dei tribunali, di cui parliamo dettagliatamente nel rapporto.

Sono migliaia i posti liberi nei centri

La questione migratoria, con la relativa strumentalizzazione politica, è tornata alla ribalta la scorsa estate, dopo diversi mesi – quelli più duri della pandemia – durante i quali sembrava fosse sparita dal dibattito pubblico e dall’agenda politica, mentre continuavano sotto traccia prassi discriminatorie come quelle delle navi quarantena.

In estate, invece, complice anche la campagna per le elezioni per il nuovo parlamento, i flussi migratori, gli sbarchi sulle coste e l’accoglienza nel paese sono tornati ad essere temi al centro del confronto politico. L’attenzione è persino aumentata lo scorso novembre, con le vicende legate allo sbarco di migranti a bordo delle navi umanitarie a largo delle coste italiane e nei porti della Sicilia.

A differenza di una comunicazione politica forzata da esigenze elettorali e propagandistiche, la realtà, tuttavia, ci parla di un sistema in continua e costante contrazione. Innanzitutto per via del numero degli arrivi, calato drasticamente dal 2018 al 2021.

FONTE: Elaborazione ActionAid e openpolis su dati Centri d’Italia e cruscotto statistico del ministero dell’interno

A fronte di una significativa tendenza alla chiusura dei centri – circa 3mila 500 in meno in tre anni – erano oltre 20mila i posti liberi nelle strutture alla fine del 2021. È questo uno degli elementi più importanti che presentiamo con “Il vuoto dell’accoglienza”. Si tratta di un dato che, insieme ad altri, dimostra come il sistema non sia affatto al collasso, come è stato dichiarato più volte da diversi esponenti politici e all’interno della narrazione mediatica.

L’approccio continua a essere emergenziale.

I centri di accoglienza straordinaria (Cas) continuano nel 2021 ad essere maggioritari, rispetto al sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Oltre il 60% dei richiedenti asilo e rifugiati è ospitato nei Cas, a conferma di una tendenza consolidata, che dura ormai da anni, e a dimostrazione della volontà politica di affrontare un fenomeno strutturale come quello migratorio con un approccio del tutto emergenziale.

60,9% dei posti si trova nel sistema di accoglienza straordinaria (2021).

I dati sono necessari per le politiche pubbliche

Oltre a porre l’accento sull’urgenza di implementare, rafforzare e promuovere il sistema ordinario e pubblico in tutto il territorio italiano, per la prima volta in “Il vuoto dell’accoglienza” presentiamo i dati sulle ispezioni nei centri, ottenuti dopo anni di battaglie in tribunale e purtroppo per ora limitati al 2019. E dedichiamo un intero capitolo all’accoglienza nella città metropolitana di Roma. La capitale è infatti la città italiana con più posti nei centri, ma come molte altre negli anni ne ha persi molti nel Sai. Ci soffermiamo anche sul ruolo di Medihospes, un’importante cooperativa che gestisce 8 posti su 10 sul territorio capitolino.

Crediamo che l’analisi dei dati sia fondamentale per monitorare e valutare il funzionamento del sistema, affinché i cittadini e i decisori pubblici possano avere un quadro completo necessario alla costruzione di nuove e più efficaci politiche pubbliche.

Nelle prossime settimane indagheremo, tema per tema, tutti gli ambiti che abbiamo affrontato con “Il vuoto dell’accoglienza”. Chiedendo conto al governo del perché si parla di un sistema al collasso, con una quota considerevole di posti liberi, in alcune aree e in alcuni periodi dell’anno superiori ad un terzo, come vengono impiegate le risorse pubbliche e con quali effetti sulle vite di persone portatrici di diritti.

Foto: un richiedente asilo in un Cas – Andrea Mancini

PROSSIMO POST