Il territorio a rischio alluvioni in Italia Ambiente
Per via del suo assetto morfologico l’Italia è particolarmente esposta agli eventi alluvionali. Alle cause naturali si aggiunge il contributo delle attività umane. Secondo l’ultima mosaicatura Ispra, è a rischio il 14% del territorio.
venerdì 13 Gennaio 2023 | Ecologia e innovazione
- Le alluvioni sono fenomeni naturali, ma le attività umane contribuiscono ad aumentarne frequenza e intensità.
- Ispra realizza una mosaicatura del territorio: nel 2020 il 14% è a basso rischio.
- Ferrara e Rovigo sono le province più esposte: più del 99% è a rischio alluvione.
- L'Emilia-Romagna è la prima regione per quota di terreno a rischio. Ma la Calabria è quella più esposta allo scenario di pericolosità elevata.
Sono numerosi gli eventi alluvionali che hanno interessato il nostro paese negli ultimi anni. L’ultimo di ampia portata ha avuto luogo nelle Marche a settembre dell’anno scorso, causato dalla pioggia più intensa rilevata nell’ultimo decennio. Secondo l’associazione ambientalista Legambiente, dal 2010 a settembre del 2022 si contano 510 episodi di questo tipo.
Le alluvioni, naturali ma inasprite dalle attività antropiche
Si tratta di fenomeni di allagamento di aree normalmente non coperte d’acqua, a causa dell’esondazione del mare o dei corsi d’acqua interni. Insieme a frane e valanghe, costituiscono un fattore di rischio idrogeologico. Le alluvioni di per sé sono un fenomeno naturale, generato da processi naturali come l’erosione delle coste.
Consumo di suolo e eventi climatici estremi contribuiscono a causare alluvioni.
Tuttavia molte attività degli esseri umani contribuiscono notevolmente all’aumento della frequenza e dell’intensità di tali episodi. È ad esempio il caso del consumo di suolo, che rende il terreno impermeabile e quindi meno capace di assorbire l’acqua in eccesso. Ma anche degli eventi climatici estremi come le piogge intense, o dell’innalzamento del livello dei mari causato dal riscaldamento dell’atmosfera. Gli eventi alluvionali sono estremamente dannosi non solo per gli ecosistemi, ma anche per le comunità, perché danneggiano le infrastrutture e le abitazioni, con effetti sulle economie locali.
Le alluvioni sono fenomeni naturali, tuttavia tra le cause dell’aumento della frequenza delle alluvioni ci sono senza dubbio l’elevata antropizzazione e la diffusa impermeabilizzazione del territorio, che impedendo l’infiltrazione della pioggia nel terreno aumentano i quantitativi e le velocità dell’acqua che defluisce verso i fiumi.
L’Italia risulta naturalmente esposta a questo fenomeno per via del suo assetto morfologico in quanto lo spazio che può contenere le esondazioni è fortemente limitato sia dalle montagne che dal mare.
La mosaicatura Ispra del 2021
Per misurare l’esposizione al rischio di alluvione, l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) realizza periodicamente una mosaicatura del territorio nazionale.
In particolare, individua dei layer che definiscono l’estensione delle aree allagabili per tre scenari di probabilità: alto, medio e basso rischio – dove l’alto rischio è un sottoinsieme del medio e il medio del basso. Con rischio alto si intendono le aree allagabili in seguito a eventi alluvionali con tempi di ritorno compresi tra i 20 e i 50 anni. Mentre gli scenari di medio rischio hanno tempi di ritorno tra i 100 e i 200 anni, e quelli di rischio basso superiori a quest’ultima soglia. Tali soglie sono fissate nel Dlgs 49/2010 sulla valutazione e gestione del rischio alluvione.
14% del territorio italiano è a rischio basso di alluvione, secondo la mosaicatura Ispra (2021).
Parliamo di oltre 42mila chilometri quadrati. Se poi consideriamo i due sottoinsiemi di rischio maggiore, risulta essere esposto a rischio medio ed elevato, rispettivamente, il 10% e il 5,4% del territorio. La situazione differisce significativamente sul territorio italiano.
A Ferrara e Rovigo oltre il 99% del territorio è esposto ad alluvioni
Il rischio alluvione nelle province italiane (2021)
I dati si riferiscono alla superficie allagabile in valori percentuali rispetto all’area totale di ciascuna regione. È considerato lo scenario low probability hazard (Lph), ovvero quello a bassa probabilità, che comprende al suo interno quello di alta (Hph) e media probabilità (Mph).
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(consultati: mercoledì 28 Dicembre 2022)
Ferrara è la prima provincia italiana per quota di terreno esposto a rischio alluvioni (99,9%). Segue Rovigo con il 99,1%. Nel complesso sono sette le province in cui la percentuale supera il 50%: oltre le già citate Ferrara e Rovigo, anche Ravenna, Venezia, Mantova, Reggio Emilia e Bologna. Tra lo 0% e l’1% invece soltanto 7 province, tutte siciliane tranne Bolzano.
Tra le città metropolitane, il record lo registra Venezia (66%), seguita da Bologna (50,3%). Tutte le altre riportano cifre inferiori al 20%. All’ultimo posto Palermo (0,6%) e Messina (1%).
Il rischio alluvioni nelle regioni italiane
Come già evidente a livello provinciale, è l’Emilia-Romagna a presentare la quota più elevata del proprio territorio esposta al rischio alluvione. Come rileva Ispra stessa nel suo report 2021 sul dissesto idrogeologico, questo è dovuto “alla presenza di una complessa ed estesa rete di collettori di bonifica e corsi d’acqua minori che si sviluppano su ampie aree morfologicamente depresse, di tratti arginati spesso lungo alvei stretti e pensili, di regimazioni e rettifiche in specie nei tratti di pianura”.
Tuttavia, la regione maggiormente esposta allo scenario di rischio elevato è la Calabria.
Emilia-Romagna, Veneto e Calabria le regioni più a rischio
La percentuale di territorio esposto a rischio basso e elevato di alluvione (2021)
Sono mostrati due dei tre scenari identificati da Ispra la probabilità bassa (Lph) e quella alta (Hph). Per come è strutturata la mosaicatura Ispra, l’area a rischio elevato è un sottoinsieme di quella a rischio basso.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(consultati: martedì 10 Gennaio 2023)
Emilia-Romagna e Veneto sono le prime regioni per quota di terreno a rischio, con quote superiori al 30% (rispettivamente 47,3% e 32,2%). Mentre come accennato la Calabria registra il dato più alto per quanto riguarda il rischio elevato, che comprende il 17% del territorio regionale.