In Italia si preleva più acqua che nel resto d’Europa, quasi la metà si disperde Ambiente

Dopo la Grecia, il nostro paese è il secondo in Ue per prelievo di acqua per uso potabile. Inoltre, più del 42% viene sprecato. Con l’aumento della siccità sono urgenti politiche pubbliche volte a evitare gli sprechi.

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L’acqua è una risorsa fondamentale per la terra e la sopravvivenza di chi la abita, ma è esauribile e non sempre di facile accesso. Per gli esseri umani, disporre di acqua potabile, pulita ed economica è meno ovvio di quello che può sembrare. Ancora oggi milioni di persone bevono acqua di scarsa qualità e circa il 40% della popolazione globale affronta situazioni di scarsità, secondo l’Onu. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie è infatti uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’agenda 2030.

A volte il problema sono gli sprechi causati dall’inefficienza delle strutture idriche. Questo è il caso dell’Italia, che relativamente alla situazione globale non ha problemi di approvvigionamento o di salubrità, nonostante il 24,9% delle famiglie italiane nel 2022 non si fidi a bere l’acqua del rubinetto secondo Istat. Questi sprechi risultano ancora più gravi se consideriamo che il problema della disponibilità idrica si sta aggravando a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.

L’estrazione di acqua potabile in Italia

Secondo la European environmental agency (Eea), anche in Europa le risorse idriche sono sotto pressione. Questo è soprattutto il caso nei paesi dell’Europa meridionale, dove le precipitazioni sono sempre più scarse e la siccità è un aumento. Oltre ai cambiamenti climatici, l’altro fattore di pressione è l’aumento della domanda, causato dallo sviluppo dei settori produttivi e dal progressivo incremento della popolazione.

Per questo è importante favorire il risparmio di acqua e il suo utilizzo efficiente. A partire dall’estrazione. Sempre secondo l’Eea, dal 1990 a oggi l’estrazione di acqua in Europa è diminuita del 19% circa. L’Italia si conferma il secondo paese Ue dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Parliamo di 155 metri cubi annui per abitante.

L’acqua prelevata viene poi immessa nella rete idrica comunale ed erogata per l’utilizzo civile.

I dati si riferiscono all’acqua erogata, in litri giornalieri pro capite, nelle reti per la distribuzione di acqua potabile, e provengono dal censimento delle acque per uso civile.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(pubblicati: martedì 21 Marzo 2023)

La Valle d’Aosta è la prima regione italiana per acqua erogata in rapporto alla popolazione (438 litri al giorno). Seguono a distanza Trentino Alto Adige (291) e Calabria (277).

L’erogazione giornaliera pro capite è mediamente più elevata nelle aree settentrionali del paese. Come rileva Istat, la diffusione dei fontanili, soprattutto nelle zone montane, può in parte spiegare questi valori elevati. Il minore volume di acqua si rileva invece nelle isole, anche se i valori più bassi si registrano in Umbria (166) e Puglia (155). Un altro fattore che differenzia le zone è il distretto idrografico: è soprattutto nell’area del Po che si riportano i volumi maggiori di acqua erogata.

Quasi metà dell’acqua in rete viene dispersa

Tuttavia l’acqua erogata non corrisponde al totale di quello che viene immesso nelle reti. La situazione italiana è infatti caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, che causano gravi perdite. Un importante investimento del Pnrr pari a 900 milioni di euro prevede proprio di ridurre le perdite e di rendere le infrastrutture maggiormente efficienti.

A fronte di 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile immessi nelle reti comunali nel 2020, complessivamente sono stati erogati appena 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati.

51% dell’acqua prelevata è stata effettivamente erogata nel 2020.

Istat dichiara che la quota di acqua che effettivamente non arriva a destinazione è pari a più del 42%, ma si tratta di stime. I 7 punti percentuali che dividono l’acqua effettivamente erogata e quella dispersa rappresentano una quota di risorsa idrica utilizzata per altri scopi non dichiarati, ma non può essere considerata dispersa.

Il dato rappresenta la differenza percentuale tra i volumi immessi nella rete e i volumi erogati per usi autorizzati.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(pubblicati: martedì 20 Dicembre 2022)

I capoluoghi che sono caratterizzati dalle perdite più ingenti sono Chieti (71,7%), Latina (70,1%), Belluno (68,1%) e Siracusa (67,6%).

Le perdite idriche sono quindi particolarmente elevate nel sud del paese, in particolare in Basilicata (con oltre il 60%), in Abruzzo, Sicilia e Molise. Mentre le cifre più basse si registrano nelle regioni settentrionali, prima tra tutte la Valle d’Aosta.

Foto: Waldemarlicenza

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