In un mondo sempre più instabile le risorse per la cooperazione ristagnano Cooperazione

Dai dati preliminari Ocse relativi al 2023 emerge che nei paesi donatori l’aiuto pubblico allo sviluppo è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. L’aiuto gonfiato si è leggermente ridotto, attestandosi comunque al 13,8% del totale.

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Mentre l’instabilità mondiale cresce, il 2023 ha segnato un momento di relativa stagnazione nella cooperazione internazionale: è quanto emerge dai dati preliminari rilasciati dall’Ocse. Ne abbiamo parlato recentemente per quanto riguarda il caso italiano, che ha registrato un peggioramento piuttosto marcato (l’Aps globale si è ridotto del 15,5%), principalmente a causa di una riduzione dell’aiuto bilaterale. Se consideriamo i paesi Ocse Dac nel loro complesso, il quadro che ne esce è meno marcatamente negativo, ma è evidente che è in corso un rallentamento.

Generalmente l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è rimasto inalterato rispetto al 2022. Nonostante un trascurabile aumento in termini assoluti (+1,8%), in rapporto al reddito nazionale lordo (Rnl) non ha subito alcuna variazione, rimanendo fermo allo 0,37%. Una percentuale ancora lontana dall’obiettivo dello 0,70% stabilito dall’Agenda Onu per il 2030. I costi per rifugiati nei paesi donatori, la principale voce del cosiddetto aiuto gonfiato, sono invece diminuiti del 6,2%, rimanendo tuttavia una componente molto significativa dell’Aps totale (13,8%).

Nessun reale aumento delle risorse per la cooperazione

Nei paesi donatori del comitato Dac l’aiuto pubblico allo sviluppo ha raggiunto, nel 2023, i 223,7 miliardi di dollari a prezzi correnti, secondo i dati preliminari Ocse. A prezzi costanti parliamo di 214,4 miliardi, ovvero circa 4 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Ha registrato quindi un aumento molto contenuto, pari all’1,8%. È quindi il quinto anno consecutivo di crescita. Tuttavia è rimasto stabile il rapporto tra Aps e Rnl.

0,37% il rapporto Aps/Rnl nei paesi Ocse Dac (2023).

Una percentuale che dovrà quasi raddoppiare in pochi anni per raggiungere l’obiettivo, stabilito dall’agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, dello 0,70% entro il 2030. Si è trattato quindi di una crescita sostanzialmente nominale, che non ha influito sull’effettivo impegno dei paesi donatori.

In termini assoluti, sono gli Stati Uniti a riportare le risorse più consistenti: circa 66 miliardi di dollari. Seguono Germania e Giappone con rispettivamente 36,7 e 19,6 miliardi. L’Italia è all’ottavo posto, ma scende se consideriamo queste risorse in rapporto al Rnl.

I dati si riferiscono al rapporto tra risorse per l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e reddito nazionale lordo (Rnl), nei paesi che fanno parte del comitato Ocse Dac. Si tratta di dati preliminari.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: lunedì 13 Maggio 2024)

Sono 5 i paesi che hanno già superato la soglia dello 0,70%, l’obiettivo fissato dalle Nazioni unite per il 2030: Norvegia, Lussemburgo, Svezia, Germania e Danimarca. Su 31 paesi, l’Italia è al ventunesimo posto, in linea con l’anno precedente. Gli Stati Uniti, primi per risorse in termini assoluti, addirittura sono al ventiduesimo posto in termini relativi, con lo 0,24% rispetto al Rnl.

L’Aps è diminuito in 17 paesi, marcatamente nell’Europa centro-orientale.

Andando ad analizzare i dati per singolo paese donatore, vediamo che in 17 paesi, inclusa l’Italia, l’Aps è diminuito. Questo è stato evidente, in particolare, in alcuni paesi dell’Europa centro-orientale. In Estonia, Polonia e Repubblica Ceca il calo è stato pari a oltre un terzo (superando, in Estonia, il 50%). In questi paesi è stato forte il calo delle risorse destinate alla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”, strettamente legato, a est del continente, all’assistenza di persone fuggite dalla guerra in Ucraina.

Nel contempo però l’aiuto bilaterale nei confronti dell’Ucraina, incluso l’aiuto umanitario, non è affatto diminuito. Al contrario tra 2022 e 2023 è aumentato del 9% in termini reali, sfiorando i 20 miliardi di dollari (quasi il 60% dei quali donati dagli Stati Uniti). Nel 2023 l’aiuto bilaterale destinato all’Ucraina rappresentava il 9% di tutto l’Aps dei paesi Ocse Dac (mentre nel 2022 era stato dell’8,3%). In Canada e Lituania la quota ha superato il 20%.

A questo importo vanno poi aggiunti altri 20,5 miliardi di dollari delle istituzioni europee, erogati principalmente in forma di prestiti concessionali destinati al sostegno della stabilità finanziaria del paese. Nell’ambito delle risorse europee invece l’aiuto umanitario si è limitato a 443 milioni di dollari.

Resta elevata l’incidenza dell’aiuto gonfiato

Complessivamente nei paesi Ocse Dac a diminuire è stato l’aiuto bilaterale, passato da 14,45 a 13,51 miliardi di dollari a prezzi costanti (-6,5%). Mentre è aumentato leggermente quello multilaterale (+4,8%, passando da meno di 50 a oltre 52 miliardi).

L’aiuto bilaterale è il flusso di risorse che va da fonti istituzionali del paese donatore direttamente al paese ricevente, mentre quello multilaterale è destinato ad organizzazioni internazionali specializzate in cooperazione. Vai a “Cosa sono il canale bilaterale e il canale multilaterale”

All’interno dell’aiuto bilaterale, a calare è stata soprattutto una delle voci più problematiche, quella dei “costi per i rifugiati nel paese donatore“, che si è ridotta del 6,2%. Tale voce di spesa, per quanto fondamentale, è considerata da molte organizzazioni come la principale componente dell’aiuto cosiddetto gonfiato, in quanto non oltrepassa mai i confini del paese donatore e quindi non raggiunge, di fatto, i paesi beneficiari della cooperazione allo sviluppo. Nel 2023 ha comunque mantenuto un’entità importante, sfiorando i 31 miliardi di dollari.

30,97 miliardi di dollari a prezzi correnti, il costo dei rifugiati nei paesi Ocse Dac (2023) incluso nell’Aps.

Ovvero il 13,8% dell’Aps totale, una quota elevata ma in calo rispetto al 2022, quando aveva raggiunto il 14,7%.

I dati si riferiscono alla quota di risorse, sul totale dell’aiuto pubblico allo sviluppo, destinata alla voce “spesa per rifugiati nel paese donatore”. Quest’ultima è la principale componente dell’aiuto cosiddetto gonfiato, con cui si intendono le risorse per la cooperazione che non raggiungono i paesi beneficiari, rimanendo di fatto all’interno del paese donatore. I dati al 2023 sono preliminari.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: lunedì 13 Maggio 2024)

Tra i paesi con le quote più elevate di aiuto gonfiato figurano diversi stati dell’Europa orientale, in particolare Repubblica Ceca (prima, con il 52,7%), Estonia e Polonia, che pure come abbiamo visto hanno registrato un calo dell’aiuto per i rifugiati rispetto al 2022. Ma anche Irlanda (52,3%) e Svizzera (28,3%). L’Italia è al settimo posto, con il 26,8%.

In conclusione l’aiuto pubblico allo sviluppo appare stagnante nel 2023. La modesta crescita che viene registrata peraltro può essere legata a due aspetti in particolare: un livello che rimane comunque alto delle risorse per i rifugiati nei paesi donatori (e dunque una forma di aiuto gonfiato) e l‘aumento degli aiuti nei confronti dell’Ucraina. Tuttavia nell’auspicio che il conflitto possa giungere al termine in tempi rapidi, queste due componenti dell’Aps potrebbero subire un netto ridimensionamento. Sarà dunque importante in un contesto del genere monitorare affinché almeno le risorse attuali dell’Aps non vengano meno e siano al contrario riconvertite in altre forme di aiuto.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics Khartoum

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