Inizia la Cop 29 con tanto lobbying e poca trasparenza Clean the Cop!

La presenza alle Cop di un gran numero di portatori d’interesse che rappresentano grandi inquinatori solleva peroccupazioni sulla capacità di questi soggetti di frenare il processo di transizione ecologica.

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Ieri è iniziata ufficialmente a Baku la ventinovesima conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, più comunemente nota come Cop 29.

La conferenza ha lo scopo di riunire ogni anno i leader mondiali per discutere e valutare non soltanto l’andamento ma anche dell’implementazione delle misure atte a contrastare i cambiamenti climatici. Dal 2005 si ospitano infatti anche degli incontri per negoziare impegni vincolanti.

Si tratta dunque dell’evento più importante in cui i paesi si confrontano a livello multilaterale per assumere decisioni che avranno un impatto sul futuro del pianeta e delle persone che lo abitano. Inoltre ogni paese può accreditare anche soggetti non governativi a partecipare a questi momenti di confronto.

In questo scenario è cruciale assicurarsi che la politica faccia la sua parte in un quadro di completa trasparenza, evitando che decisioni cruciali per il futuro di tutti siano assunte con un occhio di riguardo nei confronti di grandi aziende che sui combustibili fossili ancora basano la gran parte del loro modello di business.

Proprio per questo Openpolis, assieme a EconomiaCircolare e A Sud, promuove la campagna Clean the Cop! Fuori i grandi inquinatori dalle conferenze sul clima con l’obiettivo che alle conferenze sul clima non siano invitate persone che difendono interessi contrari alla transizione ecologica. Un’iniziativa che ripropone in chiave nazionale le richieste della campagna internazionale Kick Big Polluters Out.

Grandi inquinatori, portatori d’interesse e conferenze sul clima

Eppure arriviamo all’inizio di questo evento così importante senza ancora conoscere la lista delle persone invitate dal governo italiano a partecipare ai lavori della conferenza.

Qual è il senso di invitare i grandi inquinatori a una conferenza sul clima?

Lista che negli anni passati ha ospitato un gran numero di portatori d’interesse di aziende legate al mondo del fossile. Realtà che come è noto per anni si sono mosse per frenare quel processo di transizione ecologica ormai non più rinviabile.

Da tempo peraltro si parla della presenza all’interno delle Cop di lobbysti del fossile e dell’effetto di freno che questi possono determinare sui governi e sulle scelte che in queste occasioni sono chiamati a compiere.

Lo scorso anno per la prima volta è diventato obbligatorio per i rappresentanti dichiarare chi rappresentano e così è venuta alla luce una realtà ben più ingombrante di quanto non fosse stato stimato fino a quel momento.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Campagna Clean the Cop
(ultimo aggiornamento: giovedì 24 Ottobre 2024)

Fino al 2022 infatti si era stimato che alle Cop 25 e 26 avessero partecipato circa 500 o 600 portatori d’interesse di grandi inquinatori. Da quando è diventato obbligatorio dichiarare chi rappresenta ciascuno dei partecipati la realtà ha però superato di gran lunga le stime fatte fino a quel momento.

2.456 il numero di portatori d’interesse che rappresentano grandi inquinatori presenti lo scorso anno alla Cop 28 di Dubai.

Viene da chiedersi quindi chi e per quali ragioni ha invitato queste figure a partecipare a una conferenza sul clima. La risposta alla prima domanda è nello stesso documento rilasciato dalle Nazioni unite. Pre quanto riguarda l’Italia ad esempio i lobbisti del fossile presenti alla Cop dello scorso anno risultano essere stati 47, di cui 40 invitati proprio dal governo italiano. Quanto al perché si tratta ancora di una questione aperta e urgente.

Una questione di responsabilità e trasparenza

Una presenza così massiccia di soggetti con interessi chiave nel mondo dell’estrazione, della raffinazione e della commercializzazione dei combustibili fossili desta una reale preoccupazione rispetto all’azione svolta da queste figure nel corso delle Cop.

Una preoccupazione che invece non sembra interessare particolarmente al governo. Infatti pur non conoscendo quanti e quali soggetti sono stati invitati alla Cop 29, in assenza di una lista pubblica dei partecipanti, bisogna immaginare che gli inviti abbiano seguito il modello dello scorso anno.

L’esecutivo è libero di invitare chi ritiene più opportuno ma è chiamato a rendere conto delle proprie decisioni.

D’altronde se la convinzione del governo è quella di star agendo nell’interesse del paese ha tutto il diritto di farlo. L’esecutivo però ha anche degli obblighi e delle responsabilità, prime tra tutte quelle di rendere conto del proprio operato ai cittadini e ai loro rappresentanti in parlamento.

Per questo ci si aspetta quanto meno che il governo si assuma la responsabilità delle proprie scelte, spiegando chi ha deciso di invitare alla conferenza delle parti sul clima e per quali ragioni.

Una scelta di trasparenza che quest’anno avverrebbe comunque in ritardo, visto che la conferenza è ormai iniziata, ma che a partire dalla Cop 30 dovrebbe avvenire con largo anticipo, in modo da permettere una concreta discussione parlamentare a compimento di un più ampio dibattito pubblico.

D’altronde se il governo ritiene che invitare grandi inquinatori a una conferenza sul clima sia appropriato e opportuno non ha che da spiegarlo.

Foto: UNclimatechange

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