La cooperazione alla prova del governo Meloni Cooperazione

La prima legge di bilancio interamente imputabile al governo Meloni segna un aumento delle risorse destinate alla cooperazione. Una crescita che tuttavia è perlopiù apparente, gonfiata e prelude a un calo negli anni successivi.

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Progetto

In questi giorni è in discussione in parlamento la proposta di legge di bilancio per il triennio 2024-2026, la prima interamente predisposta dal Governo Meloni. Come è noto infatti, quando lo scorso anno è entrato in carica il nuovo governo il ciclo di bilancio era già in fase molto avanzata.

Con l’approvazione di questa legge dunque si potrà concretamente valutare l’approccio del nuovo esecutivo nei confronti dell’aiuto pubblico allo sviluppo e degli impegni che l’Italia si è assunta in sede internazionale. Certo al momento analizziamo di un disegno di legge ancora in discussione. Tuttavia è improbabile che gli importi cambino significativamente rispetto all’iniziale proposta del governo.

La ripresa dell’aiuto pubblico allo sviluppo

Da molti anni l’Italia, come gli altri paesi del comitato aiuto allo sviluppo (Dac) dell’Ocse, si è assunta l’impegno di destinare lo 0,7% del proprio reddito nazionale lordo (Rnl) in aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) entro il 2030. Una data che ormai appare sempre più vicina.

Dopo una crescita culminata nel 2017, quando per la prima volta ha toccato quota 0,30% Aps/Rnl, gli anni successivi hanno visto un crollo delle risorse italiane nel settore. Questa dinamica si è però interrotta nel 2021 e la crescita è proseguita anche l’anno successivo portando l’Aps al record dello 0,32% rispetto all’Rnl.

0,32% il rapporto Aps/Rnl raggiunto dall’Italia nel 2022. Un dato importante ma molto lontano dallo 0,70% previsto entro il 2030.

Per comprendere a pieno questa fase però occorre guardare più a fondo le componenti dell’aiuto italiano. Infatti se da un lato è evidente che il periodo 2018-2020 non sia stato segnato da investimenti in questo settore, dall’altro risulta chiaro che a determinare i volumi complessivi dell’Aps ha ampiamente contribuito una voce tutto sommato estranea alla politica di cooperazione allo sviluppo.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: venerdì 14 Aprile 2023)

Si tratta della voce di spesa “rifugiati nel paese donatore” e dunque di risorse assolutamente importanti ma che hanno a che vedere con l’accoglienza dei richiedenti asilo e non con la politica di cooperazione allo sviluppo. Infatti, pur essendo regolarmente rendicontati da Ocse come Aps, si tratta di risorse che rimangono nei confini del donatore non contribuendo al fine e agli obiettivi della cooperazione.

In questa voce rientrano le spese sostenute per l’accoglienza in Italia di richiedenti o titolari di protezione internazionale. Sono la principale componente dell’aiuto gonfiato e una quota significativa dell’Aps italiano. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Questa componente dell’Aps, che si era ridotta molto intorno al 2020, è tornata a crescere e nel 2022 rappresentava il 22,9% delle risorse italiane. È vero che se lo consideriamo integralmente il rapporto Aps/Rnl è cresciuto tra 2021 e 2022 (da 0,29% a 0,32%). Tuttavia escludendo questa componente dai calcoli si assiste a una riduzione di 0,02 punti percentuali (da 0,26% a 0,24%).

Un incerto trend di crescita

Passando all’analisi del disegno di legge di bilancio è importante precisare che, per diverse ragioni, le cifre qui indicate non possono direttamente essere confrontate con i dati Ocse.

Disegno di legge di bilancio 2024-2026.

Intanto perché alcune voci della cooperazione non rientrano nel bilancio dello stato. Si tratta ad esempio di quelle degli enti locali o di cassa depositi e prestiti. Inoltre non tutti i ministeri compilano con molta attenzione l’allegato 28 della legge di bilancio in cui ciascuna amministrazione dovrebbe indicare la quota di risorse di propria competenza che saranno destinate alla cooperazione allo sviluppo.

Il ministero da cui è emersa in maniera più lampante questa dinamica è quello dell’interno, da cui arrivano le risorse per i rifugiati nel paese donatore. Nel corso degli anni infatti il Viminale ha indicato importi sempre molto simili (e molto alti), nonostante i significativi cambiamenti nel numero di arrivi e di persone accolte all’interno del sistema di accoglienza. In ogni caso quest’anno le previsioni del Viminale potrebbero essere più aderenti alla realtà di quanto non sia avvenuto in passato.

Più corretto invece è confrontare le risorse per la cooperazione indicate nel disegno di legge di bilancio con quelle delle 2 leggi di bilancio precedenti. Analisi da cui emerge una crescita per il 2024. Un dato positivo dunque, anche se difficilmente a questo ritmo l’Italia potrà raggiungere lo 0,70% entro il 2030.

6,5 miliardi € le risorse destinate alla cooperazione nel 2024 stando al disegno di legge di bilancio 2024-2026.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’economia
(consultati: giovedì 23 Novembre 2023)

D’altronde è lo stesso disegno di legge a prevedere un calo significativo delle risorse già nel 2025, ben al di sotto di quelle del 2023, allontanandosi ancora di più dall’obbiettivo.

Le risorse dei ministeri e la qualità dell’aiuto

Inoltre anche qui per valutare le risorse destinate alla cooperazione, oltre ai volumi complessivi, bisogna considerare la loro ripartizione. Ed è proprio osservando le variazioni di spesa previste per i ministeri tra 2023 e 2024 che emergono le maggiori criticità.

Sono 2 i dicasteri in cui calano le risorse: il ministero degli esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) e il ministero dell’economia e delle finanze (Mef).

Le risorse di quest’ultimo tuttavia sono in larga parte destinate a finanziare le organizzazioni internazionali di cooperazione di cui l’Italia è parte (canale multilaterale). Dunque le oscillazioni dei suoi impegni di spesa dipendono più che altro dalle tempistiche di rifinanziamento di queste stesse organizzazioni.

Tutt’altro discorso invece vale per il ministero degli esteri. Questa infatti è la struttura che finanzia la parte più viva e diretta della cooperazione allo sviluppo, ovvero la componente non gonfiata dell’aiuto bilaterale. Una parte dell’Aps troppo spesso sacrificata dalla politica di cooperazione italiana.

-62,5 milioni € il taglio alle risorse per la cooperazione destinate al ministero degli esteri.

Buona parte di queste risorse peraltro sono sottratte dall’azione denominata “Attuazione delle politiche di cooperazione mediante l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo” (-24,7 milioni). Ovvero la struttura che rappresenta, o dovrebbe rappresentare, il fulcro del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo.

Gli importi sono quelli indicati in conto competenza nell’allegato 28 delle leggi di bilancio (stanziamenti destinati al finanziamento di interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo L. 125/2014 articolo 14). Per il 2023 si fa riferimento alla legge di bilancio 2023 (Ldb 2023), per il 2024 al disegno di legge di bilancio attualmente in discussione in parlamento (Dldb 2024).

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’economia
(consultati: giovedì 23 Novembre 2023)

Sono 3 invece i dicasteri in cui aumentano le dotazioni finanziarie: il ministero dell’interno (+30 milioni), quello dell’ambiente (+52,5 milioni) e quello delle infrastrutture (+389,6 milioni).

Come accennato le risorse indicate in questa sede dal ministero dell’interno non possono essere considerate molto affidabili. Resta il fatto che se dovessero rivelarsi realistiche ne conseguirebbe che il ministero dell’interno riveste per la politica italiana di cooperazione allo sviluppo un ruolo finanziariamente più importante (oltre 1,5 miliardi) rispetto agli esteri (meno di 1,2 miliardi).

Ma l’aumento più significativo è senza dubbio quello che riguarda il ministero delle infrastrutture, che sfiora da solo i 400 milioni di euro. In effetti è proprio questa crescita improvvisa a determinare il fatto che le risorse di questo disegno di legge di bilancio siano in crescita rispetto a quelle dello scorso anno.

La crescita dell’Aps nel 2024 dipende dagli investimenti infrastrutturali in Libia.

Diventa dunque molto importante capire a cosa sono destinate queste risorse. Un dato questo espresso molto chiaramente nelle tabelle del disegno di legge di bilancio (capitolo di spesa 7800). Qui infatti le risorse previste dal trattato di amicizia italo libico del 2008 e destinate a finanziare progetti infrastrutturali passano da 63 milioni di euro nel 2023 a 452 nel 2024 (+389 milioni).

452,7 milioni di € le risorse destinate al finanziamento di progetti infrastrutturali in Libia nel 2024.

È bene precisare che si tratta di un aumento una tantum, che non sarà ripetuto gli anni successivi. Inoltre l’impegno di queste risorse nel 2024 era già previsto nella legge di bilancio dello scorso anno (e quella ancora precedente). Si tratta dunque di un aumento episodico e già previsto.

Quanto al merito di questo finanziamento, dalle poche informazioni a disposizione, (l’allegato 28 e il trattato) sembra di poter escludere che con queste risorse vengano finanziate direttamente opere legate ad aspetti di sicurezza e dunque in qualche modo legate al processo di esternalizzazione delle frontiere. Bisogna auspicare invece che siano utilizzate in modo appropriato per favorire un sano sviluppo del paese, a maggior ragione dopo i tragici eventi alluvionali dello scorso settembre.

Allo stesso tempo però è difficile non interpretare queste erogazioni come una contropartita rispetto agli impegni assunti dalla Libia in materia migratoria.

La direzione della cooperazione italiana

In conclusione dunque, nonostante la retorica dell’aiutiamoli a casa loro e le incertezze legate al cosiddetto piano Mattei (As 936), le novità introdotte da questo governo nella politica di cooperazione appaiono molto modeste, se non peggiorative.

Come abbiamo visto infatti la crescita prevista per il 2024 è sostanzialmente legata alle risorse del ministero delle infrastrutture destinate alla Libia, che tuttavia erano già state messe a bilancio lo scorso anno. Gli altri aumenti invece riguardano il ministero dell’ambiente (con un saldo positivo di +52 milioni) e quello dell’interno (+30 milioni), che tuttavia destina le sue risorse all’accoglienza dei rifugiati e dunque non a vere e proprie politiche di cooperazione.

A ridursi invece sono in particolare le risorse per il ministero degli esteri e della cooperazione, tra cui spiccano i tagli all’agenzia per la cooperazione. È vero che anche in questo caso una riduzione era già stata messa a bilancio lo sorso anno. Tuttavia si trattava di un importo più contenuto, circa 17 milioni di euro, che ora diventano 62,5. E questo nonostante il viceministro con delega alla cooperazione Edmondo Cirielli abbia sostenuto che le intenzioni del governo sono di rafforzare la componente bilaterale dell’aiuto.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: ministero degli esteri

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