La cooperazione e la legge di bilancio, intervista a Silvia Stilli Cooperazione

I fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo sono in calo ormai da diversi anni e la crisi da coronavirus pone nuove sfide al settore della cooperazione. La legge di bilancio 2021 è quindi l’atto fondamentale per invertire la rotta e dare nuovo slancio a questo settore.

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In questi giorni è in discussione in parlamento la legge di bilancio. Un provvedimento che in tutti i settori dovrà fare i conti con la crisi sanitaria legata al coronavirus. Un discorso che vale anche per il comparto della cooperazione allo sviluppo, che dovrà fare i conti con le nuove sfide poste dalla pandemia.

Per questo abbiamo deciso di fare alcune domande a Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), per capire meglio il contesto attuale della cooperazione in Italia e le sue prospettive future a partire da cosa possiamo aspettarci dalla nuova legge di bilancio.

I dati ufficiali Ocse mostrano a partire dal 2018 un calo continuo dei fondi destinati dall’Italia all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Credi che la legge di bilancio riuscirà almeno in parte ad invertire questa tendenza?

Non si è partiti bene, anche se ad oggi siamo in recupero, ma la ‘volata finale’ è abbastanza impegnativa. Il testo governativo trasmesso alla camera dei deputati per l’esame vedeva ancora una volta l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) del nostro paese penalizzato, pur conteggiando al suo interno l’impegno per l’accoglienza delle persone rifugiate. Un percorso non formalmente corretto a parere delle organizzazioni sociali, in quanto si tratta di risorse spese in Italia.

La voce “rifugiati nel paese donatore” è uno specifico capitolo di spesa dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Vi rientrano le spese sostenute per gestire le richieste di asilo ed è la componente principale del cosiddetto aiuto gonfiato. Vai a "Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore”"

Aoi, Cini e Link2007 hanno inviato a inizio autunno una lettera al ministero dell’economia all’attenzione del ministro Gualtieri, per chiedere un segnale di rialzo della posta per l’Aps nel bilancio 2021. Le medesime istanze venivano trasmesse alla vice ministra Emanuela Del Re, al ministero degli affari esteri, con cui il dialogo è continuato.

I gruppi parlamentari della maggioranza hanno deciso di far loro le nostre proposte e di presentarne alcune al passaggio di esame della commissione esteri, che ne ha visto la prima ammissione, mentre altre sono state direttamente depositate alla commissione bilancio. Anche qui con un buon risultato, dato che in alcuni casi l’ammissione all’esame è avvenuta con il sostegno trasversale di maggioranza e opposizione. Le prossime ore saranno cruciali per l’approvazione e il voto al parlamento.

Quali sono state le vostre proposte per ridare vigore al settore della cooperazione oltre che sviluppare gli strumenti adatti ad affrontare i drammatici effetti della pandemia?

Questi gli emendamenti proposti dalle reti delle Ong:

  • istituzione di un fondo italiano di risposta globale alla pandemia Covid-19 di durata triennale, come risposta adeguata alle esigenze emergenti nei paesi prioritari per la cooperazione italiana nella fase dell’emergenza sanitaria globale e nella prospettiva delle sue conseguenze economiche e sociali;
  • aumento della componente degli interventi di carattere bilaterale, per riallineare l’Italia all’Agenda 2030;
  • spostamento dalla direzione generale italiani all’estero alla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs), quindi a disposizione dell’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo (Aics), della gestione delle risorse del fondo di cui all’art.1 commi 767 e 768 della l.145/2018 sui costi per i rifugiati. Tali fondi infatti sono attribuiti al ministero dell’interno e almeno in parte, attraverso il “fondo Africa”, rientrano nella competenza della direzione generale italiani all’estero. Noi chiediamo invece che questi importi siano destinati integralmente alla direzione generale cooperazione allo sviluppo.

L’emergenza Covid 19 ha comportato la richiesta di fondi aggiuntivi in praticamente tutti i settori. In un contesto così difficile come spiegheresti ai cittadini contribuenti la necessità di aumentare le risorse destinate alla cooperazione?

La risposta l’ha data di fatto il presidente del consiglio Conte nel suo video messaggio del 12 novembre al Forum per la pace di Parigi.

Se c’è qualcosa da imparare da questa situazione senza precedenti, è il valore della cooperazione internazionale. Problemi condivisi, che minacciano la pace e la stabilità, necessitano di risposte condivise urgenti.

La giustizia sociale deve essere globale, come sicurezza per tutti. Le risposte alle emergenze richiedono investimenti di risorse nella ricerca, ma anche nell’aiuto umanitario e nella cooperazione internazionale per uno sviluppo globalmente sostenibile e per il rafforzamento e la stabilità delle democrazie fragili.

Negli scorsi giorni è stato presentato l’esito della peer review Ocse-Dac sull’Italia. Ci spieghi di cosa si tratta e qual’è il tuo giudizio a proposito?

La peer review (valutazione tra pari) è l’esame che il Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Ocse (Dac) conduce periodicamente sulle performance in temi di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario dei singoli paesi membri, attraverso un percorso di valutazione analitico di politiche, misure e programmi e della loro attuazione. E’ un processo partecipativo non formale che coinvolge gli stakeholder di sistema: governo, parlamento, autorità locali, soggetti profit e non profit, mondo della ricerca. In Italia a nostro parere, nonostante alcune buone valutazioni condivise, permangono delle criticità:

  • riduzione di risorse all’Aps nella sua complessità;
  • mancata riunione regolare degli organi che la legge di riforma della cooperazione (l.125/2014) ha istituito a garanzia del dialogo partecipativo tra istituzioni e i multistakeholder di sistema e della coerenza di indirizzo e gestione delle politiche per il settore. Tanto più da quando il ministero degli esteri ha la delicata delega sul commercio estero e l’internazionalizzazione delle imprese. Il Consiglio nazionale della cooperazione allo sviluppo (Cncs), non è stato convocato per più di 2 anni; il Consiglio interministeriale (Cics), opera ad intermittenza;
  • il documento strategico di programmazione triennale redatto dalla Dgcs è approvato con ritardo e alcune linee guida settoriali (infanzia e genere) non sono aggiornate;
  • l’Aics è sottodimensionata in termini di risorse umane e sede ;
  • si tarda a superare la logica del finanziamento “a progetto” per andare verso il “programma’” come valorizzazione del sistema.

 

Foto Credit: Aoi – Twitter

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