La crisi alimentare globale e la guerra in Ucraina Hate speech
Da ormai vari anni il numero di persone che soffre la fame nel mondo è in continuo aumento. Una situazione drammaticamente peggiorata con l’arrivo della pandemia e che ora dovrà affrontare gli effetti indiretti della guerra in Ucraina.
venerdì 17 Giugno 2022 | Cooperazione, Hate speech
Da diversi anni i report delle agenzie delle Nazioni unite segnalano numeri preoccupanti sul tema della sicurezza alimentare. E questo già da prima che la pandemia aggravasse drammaticamente la situazione. Ora con la guerra in Ucraina la questione potrebbe raggiungere dimensioni ancora più drammatiche, mettendo seriamente a rischio la sicurezza alimentare di ancora più persone in sempre più paesi.
Lette sotto questa luce le argomentazioni di chi insiste sulla differenza tra i migranti che scappano dalla guerra e i migranti economici appaiono dunque artificiali. Sia perché trovarsi in una condizione di grave insicurezza alimentare è una motivazione più che seria per decidere di emigrare, sia perché è molto frequente che queste situazioni siano generate proprio da conflitti, anche se non sempre pienamente riconosciuti a livello internazionale.
La crescita dei numeri della fame prima dell’inizio della guerra in Ucraina
Il numero di persone che si trovano in una condizione di crisi alimentare, emergenza o carestia (classificate come Icp/Ch 3 o superiore) superava i 100 milioni già nel 2016. Tra il 2018 e il 2021 tuttavia questo numero è quasi raddoppiato a causa di un insieme di fattori. Tra questi rientrano i vari conflitti in corso, in particolare nel continente africano, gli effetti del cambiamento climatico e, a partire dal 2020, la pandemia da Covid-19.
2022 Global Report on Food Crises.
193 milioni le persone nel mondo che si trovavano in una condizione di crisi alimentare, di emergenza o di carestia nel 2021.
La drammatica crescita delle persone in condizione di grave insicurezza alimentare nel mondo
Il numero di persone che nel mondo si trova in condizione di grave insicurezza alimentare o peggio (Icp/Ch 3, 4 o 5) 2016-2021
La scala Integrated food security phase classification and Cadre harmonisé (Icp/Ch) è composta da 5 fasi. Il numero riguarda le persone che rientrano nelle fasi considerate di crisi alimentare (Icp/Ch 3), di emergenza (Icp/Ch 4) e di carestia (Icp/Ch 5).
FONTE: 2022 Global Report on Food Crises
(ultimo aggiornamento: venerdì 27 Maggio 2022)
Ma se sono quasi 200 milioni le persone in condizione di insicurezza alimentare ben 39 milioni di queste in 36 diversi paesi si trovano in una situazione di vera e propria emergenza (Icp 4).
Inoltre è fondamentale considerare che al netto dei numeri forniti fino a ora, altre 236 milioni di persone si trovano in una situazione di stress alimentare (Icp 2). Questo vuol dire che se non vengono adottate importanti misure per contenere i rischi, anche loro nel prossimo futuro potrebbero trovarsi in una situazione di crisi.
I paesi più in difficoltà
I paesi con il numero più alto di persone in condizione di insicurezza alimentare (Icp 3) o emergenza (Icp 4) sono la Repubblica Democratica del Congo e l'Afghanistan.
I 10 paesi con più persone in condizione di crisi alimentare
I territori con il maggior numero di persone in fase Icp/ch 3 o superiore nel 2021
FONTE: 2022 Global Report on Food Crises
(ultimo aggiornamento: venerdì 27 Maggio 2022)
In Afghanistan il 2021 ha rappresentato un anno particolarmente difficile, con il ritiro della coalizione e gli scontri che ne sono derivati. In questo contesto il numero di persone in condizione di insicurezza alimentare è passato da 13,2 milioni a 22,8, ovvero il 55% della popolazione totale.
Nella Repubblica Democratica del Congo questa quota scende al 28% che tuttavia, data la dimensione del paese, rappresenta oltre 27milioni di persone.
Ma oltre alle situazioni più difficili sono molti i paesi in cui le persone soffrono la fame e ci si aspetta che nei prossimi anni aumenteranno ancora di più.
53 i paesi in cui si trovano persone in condizioni di grave insicurezza alimentare.
Le ragioni delle crisi sono molteplici e spesso si sommano l'un l'altra. Volendo però identificare le motivazioni di maggiore impatto si può dire che di questi 53 paesi 24 si trovino in questa condizione principalmente a causa di conflitti, 8 a causa di condizioni meteorologiche estreme e 21 come conseguenza di crisi economiche. Queste ultime possono a loro volta avere molteplici ragioni, come il rallentamento dell'economia globale avvenuto in seguito alla pandemia o l'emergere di un conflitto che, anche se molto distante, può influire pesantemente sulle esportazioni e sull'economia internazionale.
Le drammatiche conseguenze della guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina ha causato conseguenze drammatiche da molteplici punti di vista. In primo luogo ovviamente per la popolazione locale, che ne sta soffrendo gli effetti sia diretti che indiretti, con moltissime persone costrette a scappare dalle loro case e a rifugiarsi in altre città ucraine o in altri paesi. Ma una conseguenza indiretta della guerra riguarda anche la crisi alimentare globale.
In parte i suoi effetti sono già in corso ma molto dipenderà dalla durata del conflitto e da la volontà delle parti di raggiungere accordi che permettano esportazioni cruciali per molti paesi.
L'intensità e la durata del conflitto rimangono incerte. Le probabili interruzioni delle attività agricole di questi due principali esportatori di materie prime di base potrebbero seriamente aggravare l'insicurezza alimentare a livello globale, quando i prezzi internazionali dei prodotti alimentari e dei fattori di produzione sono già elevati e volatili.
Russia e Ucraina infatti sono esportatori molto importanti di grano, orzo e molti altri cereali e prodotti alimentari fondamentali.
Il 33% delle esportazioni mondiali di grano viene dalla Russia e dall’Ucraina
La Russia, l’Ucraina e la loro quota di esportazioni globali di alcuni fondamentali prodotti alimentari (2018-2020)
FONTE: International food policy research institute
(ultimo aggiornamento: venerdì 27 Maggio 2022)
Ad oggi è impossibile fare previsioni. Sia perché gli effetti dipenderanno dalla durata del conflitto, sia per la possibilità che le parti si accordino almeno per lasciar passare le navi commerciali che, nel caso dei cereali ucraini, transitavano per il 95% dal Mar Nero. Ma anche se non è possibile prevedere quali saranno gli effetti complessivi alcuni elementi raccontano già di un quadro drammatico legato ad esempio al fatto che nel paese in conflitto la semina invernale non si è potuta svolgere nel 20-30% delle terre disponibili.
36 i paesi in condizione di insicurezza alimentare che nel 2021 dipendevano dalle importazioni di grano da Russia e Ucraina per oltre il 10 per cento.
Ma anche se le quantità di cereali prodotta a livello globale dovesse rivelarsi sufficiente l'aumento dei prezzi, in buona parte già in corso, andrà a colpire in maniera diretta le fasce più deboli dei paesi più poveri, ovvero quelle che si trovano in condizione di stress alimentare, se non già di insicurezza o emergenza.
First crisis, then catastrophe.
Infatti, come fa notare un recente rapporto di Oxfam International, se già in paesi sviluppati (gli Stati Uniti), la fascia di popolazione più povera, utilizza circa il 27% del proprio reddito in prodotti alimentari, in paesi più svantaggiati, come il Perù o il Mozambico, questa quota si aggira intorno al 60%.
È evidente dunque come un aumento dei prezzi delle materie prime alimentari può rapidamente portare intere fasce di popolazione di fronte a una condizione di insicurezza alimentare.
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Foto: Johny Goerend (Unsplash)