La rete Sai nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati Migranti

I posti per i minori stranieri non accompagnati nel sistema Sai, organizzato a livello locale, sono fortemente cresciuti negli ultimi anni. Tuttavia la rete di accoglienza rimane disomogenea a livello territoriale.

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Gestire l’assistenza e l’inclusione dei minori stranieri non accompagnati (Msna) rappresenta una sfida di primo piano per il sistema di accoglienza italiano.

Negli ultimi due anni, anche a causa di crisi internazionali e guerre, è stata pressoché costante la loro crescita. Oggi sono circa 20mila i minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese. Bambini e ragazzi che vivono una situazione estrema fragilità, dal momento che tutte le difficoltà connesse all’arrivo in un paese straniero si sommano all’assenza di una figura genitoriale o comunque di riferimento.

Per questo motivo, sono le norme nazionali a tutelarne le prerogative e i diritti. In particolare quello alla parità di trattamento con i coetanei di cittadinanza italiana o dell’Unione europea. Un diritto stabilito dal primo articolo della legge nazionale sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati, la 47/2017.

I minori stranieri non accompagnati sono titolari dei diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell’Unione europea.

I minori stranieri non accompagnati necessitano di tutele ulteriori per la loro condizione di enorme vulnerabilità.

Tra queste prerogative rientra anche il divieto assoluto di respingimento alla frontiera, che in nessun caso può essere disposto nei confronti di minori stranieri non accompagnati, in base all’articolo 3 della stessa legge. E il divieto di espulsione, derogabile solo per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello stato, e comunque solo a condizione che non comporti un rischio di danni gravi per il minore. Con un provvedimento disposto adottato dal tribunale per i minorenni su richiesta del questore.

La necessità di un sistema di accoglienza a misura di minore

Accanto a queste previsioni fondamentali, è essenziale che l’intero sistema di accoglienza sia strutturato in funzione delle esigenze specifiche di bambini e ragazzi che vivono questo tipo di situazioni drammatiche.

Da questo punto di vista, sono aumentati negli ultimi anni i posti nel sistema Sai, la rete di enti locali attivi nell’accoglienza e integrazione delle persone migranti. Allo stesso tempo, ancora quasi un terzo dei minori stranieri non accompagnati permane in strutture di prima accoglienza.

Inoltre, è lo stesso rapporto di Anci e ministero dell’interno sull’accoglienza dei Msna, nell’edizione di quest’anno, a indicare come criticità la concentrazione dei minori migranti in una minoranza dei territori.

La presenza dei minori sul territorio italiano è tutt’altro che uniforme e l’incidenza dei minori sul totale degli sbarcati, come sopra evidenziato, ci fornisce una chiave di lettura relativamente alla distribuzione disomogenea dei minori divenuto un fattore sempre più presente negli ultimi anni.

Attraverso i dati pubblicati da ministero dell’interno e Anci, nonché da quelli resi pubblici attraverso la nostra attività di accesso civico con il progetto Centri d’Italia, siamo in grado di ricostruire questi aspetti del sistema di accoglienza rivolto ai minori stranieri non accompagnati.

Le strutture per l’accoglienza dei minori stranieri

La normativa nazionale prevede che il sistema di accoglienza risponda alle necessità specifiche di bambini e ragazzi che si trovano nel nostro paese senza accompagnamento.

La permanenza in centri di accoglienza dovrebbe essere limitata ai tempi minimi indispensabili per l’identificazione e le necessità di soccorso e di protezione immediata. Un tempo comunque non superiore a 30 giorni.

Poi tutto il percorso successivo di accoglienza dovrebbe essere gestito dalle istituzioni presenti sul territorio, a partire dai comuni. Soggetti maggiormente in grado di attivare una rete territoriale di accoglienza centrata sui bisogni del minore. Ad esempio, le norme assegnano agli enti locali il compito di sensibilizzare e formare gli affidatari per accogliere i minori, in modo da favorire l’affidamento familiare al posto del ricovero in una struttura di accoglienza.

Perciò un indicatore della capacità di accogliere i Msna è dato dall’offerta di posti nei centri della rete Sai, in progetti dedicati ai minori stranieri non accompagnati. Parliamo del sistema di accoglienza e integrazione (Sai), centrato sul ruolo degli enti locali. Istituzioni di prossimità che – nell’ambito dei progetti di accoglienza integrata – possono accedere, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo.

Tra 2016 e 2021 è aumentata la disponibilità di posti nei centri della rete Sai dedicati ai minori stranieri non accompagnati, essendo passati da circa duemila a oltre seimila posti.

Per capire come il sistema di accoglienza in strutture di secondo livello sia stato rimodulato dapprima sul sistema Sprar, successivamente sul Siproimi e infine sul Sai, approfondisci con il glossario dedicato.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Anci-Ministero dell’interno
(consultati: lunedì 29 Maggio 2023)

Allo stesso tempo, dei 12mila minori presenti in Italia al 31 dicembre 2021 solo il 4% risultava collocato presso un soggetto privato. La quasi totalità (96%) era accolta in strutture di accoglienza. Strutture che, in 2 casi su 3 (64,7%) erano inquadrate nella seconda accoglienza – come la rete Sai. Ma che in quasi un terzo dei casi erano di prima accoglienza (31,3%, pari a 3.843 minori).

La concentrazione sul territorio nazionale

È ancora la fotografia dell’accoglienza nelle strutture di secondo livello al 31 dicembre 2021 a mostrare che la disponibilità dei posti non è omogenea sul territorio nazionale. Spicca la Sicilia dove a quella data erano collocati quasi il 26% dei posti offerti dalla rete Sai. Seguita da Campania (12,3%), Puglia (10,5%) e Lombardia (10,1%).

A livello locale, la quota più elevata è quella delle città metropolitane di Catania (8,3% dei posti attivati), Milano (6,5%) e Bologna (5,2%). A poca distanza si trovano le province di Lecce (4,5%), Salerno (4,4%) e Palermo (4%).

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Centri d’Italia
(pubblicati: giovedì 16 Febbraio 2023)

Tra i comuni, alla fine del 2021 era Milano quello con più posti nell’accoglienza Sai (6,1% del totale), con Bologna (5,2%) e Catania (4%) in seconda e terza posizione. Anche in altri 8 comuni risultavano a quella data almeno 100 posti, pari a oltre l’1,5% di quelli esistenti nell’intero sistema. Si tratta di Palermo, Genova, Firenze, Torino, Marsala (Trapani), Bari, Padula (Salerno) e Cremona.

Dati che indicano una evidente concentrazione, e che siamo in grado di ricostruire grazie al progetto di accesso civico ai dati portato avanti con la piattaforma Centri d’Italia.

Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.
Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.
Esplora il sistema di accoglienza. Scarica i dati.

Questa concentrazione è stata segnalata in chiave critica anche dal responsabile immigrazione di Anci, nell’apertura dell’ultimo rapporto Anci-Ministero dell’interno.

(…) un tema di “rotte” interne ai confini nazionali, che portano i ragazzi a concentrarsi in maniera preoccupante su alcuni territori, nonché di evidente, crescente complessità delle vulnerabilità da prendere in carico

Nei prossimi mesi sarà importante continuare a monitorare tali tendenze, anche e soprattutto a livello locale. Nel post-Covid, anche in conseguenza conflitto in Ucraina e delle diverse crisi internazionali in corso, il numero di minori stranieri non accompagnati è progressivamente aumentato, superando la soglia dei 20mila.

Bambini e ragazzi che – in base al cruscotto di monitoraggio del ministero del lavoro, aggiornato allo scorso aprile – si trovano in Sicilia in più di un caso su 5, tra strutture di prima e seconda accoglienza. Una rete di strutture per la seconda accoglienza funzionante e diffusa è essenziale per produrre inclusione. Nell’interesse di minori che vivono una condizione difficilissima, trovandosi in uno stato straniero senza la propria famiglia. E anche del paese che li sta accogliendo.

Foto: Ismail Salad Osman Hajji dirir (Unsplash) – Licenza

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