La reticenza del ministero dell’interno nel fornire i dati sui centri di accoglienza Migranti
Come ogni anno abbiamo chiesto al Viminale l’accesso ai dati per la piattaforma di monitoraggio Centri d’Italia, ottenendoli non senza fatica. La strada verso una compiuta trasparenza nei confronti del sistema è lunga e ostacolata.
venerdì 22 Luglio 2022 | Migranti
Disporre di dati certi riguardo un fenomeno sociale è fondamentale per la pianificazione e la realizzazione di politiche pubbliche a beneficio della collettività.
Tuttavia, le istituzioni continuano ad essere reticenti nel rilasciare i dati, rallentando il processo verso una piena e compiuta trasparenza, e quindi una conseguente valutazione dei risultati delle politiche da parte della società civile e, in generale, della popolazione.
Questa valutazione rappresenta uno dei principi sui quali si fondano sempre le nostre attività, attraverso l’analisi e l’interpretazione qualitativa dei dati che applichiamo a tutti i nostri progetti. Uno di questi è Centri d’Italia, la piattaforma di monitoraggio di tutti i centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia, lanciata lo scorso febbraio da ActionAid Italia e Openpolis.
In diverse occasioni, negli ultimi anni, abbiamo denunciato la mancanza di dati esaustivi, aperti e accessibili su un fenomeno che, oltre a riguardare direttamente la vita di migliaia di persone ospiti nei centri, torna periodicamente al centro del dibattito pubblico, spesso purtroppo oggetto di strumentalizzazioni.
La mancanza di informazioni da parte delle istituzioni che gestiscono il sistema di accoglienza in Italia ci ha costretto, in questi anni, a inoltrare numerose richieste di accesso agli atti, foia, ricorsi, fino ad arrivare a contenziosi in tribunale.
ActionAid e Openpolis sono partiti nel 2018, con centinaia di richieste di accesso agli atti rivolte alle prefetture, oltre che con l’analisi dei contratti pubblici ricavati dalla banca dati di Anac. Fino a quelle inoltrate nell’ultimo biennio, direttamente al ministero dell’interno.
24 le istanze di accesso ai dati, le richieste di riesame o di chiarimenti, e i ricorsi in sede giurdisdizionale avviati dall’aprile 2020 al giugno 2022.
L’accesso a dati di dettaglio sul sistema di accoglienza ordinario (ex Sprar, oggi Sai) e sui centri di accoglienza straordinaria (Cas) ci ha permesso di mappare tutto il territorio italiano e di realizzare Centri d’Italia, nel quale oggi sono presenti i dati di tutti i centri attivi dal 2018 al 2020.
Si tratta di un risultato non scontato, perché arrivato in seguito a rifiuti da parte del ministero dell’interno e soprattutto dopo una sentenza del Tar che ha invece confermato le nostre ragioni, imponendo al Viminale di fornirci dati che hanno un chiaro interesse pubblico.
Cos’è successo nelle ultime settimane
Lo scorso giugno abbiamo chiesto al ministero dell’interno i dati relativi ai centri di accoglienza attivi nel 2021. Nonostante la nostra richiesta fosse, nella forma e nella sostanza, del tutto analoga a quelle inoltrate precedentemente (e accolte in virtù della sentenza del Tar), il ministero ci ha inizialmente negato i dati relativi ai centri aperti sul territorio nazionale lo scorso anno.
Non senza sorpresa, abbiamo quindi preso atto del diniego, avviando un’interlocuzione con il Viminale, che fortunatamente è terminata lo scorso 13 luglio con l’invio dei dati sulle strutture al 31 dicembre 2021.
Tuttavia, per stessa comunicazione del ministero, non si tratterebbe di dati completi.
Con riferimento all’istanza di accesso […] e in risposta all’ulteriore richiesta di interlocuzione del 5 luglio u.s. si provvede all’ostensione dei dati relativi ai centri di accoglienza straordinaria […] precisando che gli stessi sono ancora in fase di validazione e consolidamento e quindi potrebbero fornire una rappresentazione parziale di quanto richiesto e di ciò che – come già evidenziato – confluirà definitivamente nella Relazione annuale al Parlamento.
La relazione alla quale fa riferimento il ministero nella risposta alla nostra richiesta è la “relazione annuale sul funzionamento del sistema di accoglienza“, un documento che in virtù dell’articolo 6 del decreto legge 119 del 2014 deve essere presentato alle camere entro il 30 giugno di ogni anno, con il fine di illustrare al parlamento l’utilizzo delle risorse finanziate nell’anno precedente.
Pur essendo soddisfatti del ravvedimento del ministero, che dopo un iniziale diniego ha risposto positivamente alla nostra richiesta di accesso, siamo costretti a evidenziare – ancora una volta – quanto sia ancora lungo e faticoso il percorso verso una completa e compiuta trasparenza sul sistema.
Affermare che i dati “potrebbero fornire una rappresentazione parziale” significa fornire elementi parziali da cui partire per una valutazione delle politiche pubbliche sull’accoglienza. Oltre a essere un’ammissione della violazione dei termini per la presentazione della relazione ministeriale al parlamento. Infatti, al 13 luglio, data in cui abbiamo ricevuto la missiva, i dati sarebbero già dovuti essere elaborati e perfezionati.
Inoltre, non è possibile ignorare il fatto che, a oltre un anno dalla scadenza dei termini (il 30 giugno 2021) per la presentazione al parlamento della relazione 2020, sulla pagina dedicata sul sito web del senato l’ultima relazione disponibile risalga addirittura al 2019.
L’ultima relazione pubblica sull’accoglienza in Italia è relativa al 2019.
Infine, la nostra richiesta aveva a oggetto informazioni aggiuntive rispetto a quelle contenute nella relazione, vale a dire i dati che presumiamo siano presenti nel sistema per la gestione dell’accoglienza (Sga), il sistema informatico in disponibilità al ministero per la gestione dei dati sui centri. Il Viminale ha inviato invece dati sistematizzati con criteri diversi rispetto a quanto aveva fatto negli anni scorsi.
Questa mancata standardizzazione del processo di pubblicazione delle informazioni indebolisce inevitabilmente la realizzazione dei principi di trasparenza e accessibilità. Impedendo lo studio dettagliato delle caratteristiche del sistema, dagli aspetti più legati alla quotidianità e alla qualità della vita delle persone ospitate nei centri, fino all’analisi della gestione economico-finanziaria delle strutture.
L’importanza di monitorare il sistema di accoglienza
La trasparenza e la puntualità dei dati sul sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati sono importanti per contrastare la generalizzazione nella lettura di questo fenomeno, oltre che per monitorare il corretto impiego delle risorse e prevenire eventuali distorsioni, anomalie e abusi nella gestione dei centri.
Non è possibile pianificare né valutare politiche pubbliche, senza avere un quadro dell’esistente.
La relazione è uno strumento di trasparenza, utile alla cittadinanza e agli organi di informazione, e prima ancora è un mezzo attraverso cui il parlamento dovrebbe valutare l’effettivo stato dell’accoglienza in Italia.
Com’è noto, infatti, sono state diverse le riforme poste in essere negli ultimi anni. Per questo, non è pensabile che i decisori politici siano costretti a prendere decisioni senza che siano stati forniti loro gli strumenti minimi di valutazione di un fenomeno. Allo stesso tempo la violazione dei termini per la presentazione della relazione svilisce il ruolo del parlamento che in questo modo rischia di prendere decisioni sul sistema di accoglienza senza avere accesso a un quadro completo e aggiornato.
Ci auguriamo, insomma, che il ministero dell’interno possa sistematizzare al più presto i dati sui centri di accoglienza. In tal senso continueremo un’interlocuzione costruttiva ma determinata. Per continuare il nostro lavoro di informazione, nel modo più preciso e corretto possibile, a beneficio dei migranti ospitati e di tutta la collettività.
Foto: Andrea Mancini