La spesa per l’istruzione in Italia e in Ue Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi Il grande potenziale dell’investimento in istruzione

4,6%

la povertà assoluta familiare quando la persona di riferimento è diplomata. La quota sale al 12,3% se ha la licenza media. I più recenti dati sulla povertà, pubblicati nell’ottobre scorso, hanno confermato chiaramente che al diminuire del titolo di studio aumenta l’incidenza della povertà assoluta. Un circolo vizioso che rischia di perpetuarsi, diventando ereditario: sono infatti soprattutto i figli dei laureati ad andare avanti gli studi. L’investimento in istruzione per rompere questo meccanismo è essenziale. Vai all’articolo.

4,1%

la spesa pubblica in istruzione dell’Italia rispetto al Pil. Tra i 27 paesi Ue, in media, la spesa in istruzione nel 2022 è stata pari al 4,7% del prodotto interno lordo. Dieci stati, tra cui l’Italia, si attestano al di sotto di tale soglia. Con circa il 4% del Pil investito in istruzione, il nostro paese supera solo Bulgaria (3,9%), Grecia (3,8%), Romania (3,2%) e Irlanda (2,7%). Due paesi, Svezia e Belgio, hanno superato la quota del 6% nel 2022. Poco sotto questa soglia anche Estonia, Slovenia e Finlandia. Vai alla mappa.

2010

l’anno dal quale l’Italia è diventata il paese che spende meno in istruzione in rapporto al Pil nel confronto con Francia e Germania. Nel confronto con gli altri due maggiori partner Ue, l’Italia oggi si colloca a 0,4 punti dalla Germania (4,5%) e a oltre un punto percentuale dalla Francia (5,2%). Questa distanza non è nuova essendosi consolidata nel corso degli ultimi 10-15 anni, in particolare in seguito alla grande recessione iniziata nel 2008. In quell’anno la Francia spendeva più dell’Italia e della media europea, mentre la Germania si attestava al di sotto del nostro paese (3,9% a fronte del 4,3% dell’Italia). Negli anni successivi, anche in risposta alla successiva crisi finanziaria e debitoria, la quota di Pil speso in istruzione è progressivamente diminuita, portando al sorpasso della Germania sull’Italia. Vai al grafico.

471

il punteggio medio in matematica degli studenti italiani nei test Ocse-Pisa del 2022. Anche se di per sé la spesa in istruzione è un indicatore quantitativo, non adatto a descrivere la qualità effettiva di un sistema scolastico, è rilevante osservare che i paesi europei che spendono di più in istruzione in molti casi siano anche quelli con migliori performance nei test Ocse-Pisa. Il paese europeo con il punteggio più alto, l’Estonia (510 punti), è anche il terzo paese Ue per spesa in educazione su Pil (5,8%). Tra gli stati Ue, i risultati migliori si registrano nei Paesi Bassi, Irlanda, Belgio, Danimarca e Polonia, con un livello di apprendimento poco inferiore a 500. Anche in questi casi si tratta spesso di paesi con oltre il 5% del Pil speso in istruzione, con l’eccezione di Polonia (4,6%) e Irlanda (2,7%). Vai al grafico.

3 su 4

capoluoghi del sud dove oltre la metà degli studenti di seconda superiore ha competenze inadeguate in matematica. Nei test Invalsi del 2022, è emerso come in nessun capoluogo del nord-est la quota di studenti con risultati in matematica superi la metà del totale. Mentre questo succede nel 4% delle città nel nord-ovest e nel 36% di quelle del centro. L’incidenza però raggiunge i picchi più elevati nel mezzogiorno. Nell’85% dei capoluoghi meridionali gli studenti con bassi livelli di competenza in matematica hanno superato la metà del totale. Cioè il 77% delle città del sud continentale e il 100% di quelle delle isole. Migliorare la posizione internazionale del paese sugli apprendimenti significa investire per ridurre gli ampi divari territoriali che lo affliggono. Vai alla mappa.

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