La valorizzazione del patrimonio culturale nelle aree interne d’Abruzzo Abruzzo openpolis

Nell’Abruzzo interno in spopolamento, una risorsa su cui investire è rappresentata dal patrimonio culturale e paesaggistico esistente sul territorio. Oltre la metà dei musei d’Abruzzo si trova in aree interne ma questi accolgono il 42% dei visitatori della regione.

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Anche se le aree interne stanno in molti casi attraversando un vero e proprio declino demografico, questi territori dispongono spesso di un patrimonio culturale e naturalistico enorme.

Si tratta di territori caratterizzati da condizioni di svantaggio infrastrutturale e socio economico, ma allo stesso tempo ricchi di importanti risorse naturali e culturali.

Un valore aggiunto fatto di storiaarchitetturapaesaggiotradizioni e tipicità localiusi e costumi, funzionale anche al rilancio di queste zone. Attraverso il lavoro delle istituzioni culturali, in primis dei musei, è possibile creare un’ecosistema attorno a questo patrimonio culturale e paesaggistico.

Specialmente in Abruzzo, regione in cui le aree interne si stanno spopolando a un ritmo superiore rispetto al resto del paese (-5,7% i residenti tra 2015 e 2022 contro una media nazionale del -2,1%). In questo quadro, è una potenzialità da non sottovalutare che oltre la metà dei musei abruzzesi e degli istituti connessi si trovi in aree interne.

56% i musei abruzzesi collocati in area interna. Più della media nazionale (39%).

Abbiamo approfondito come viene valorizzato il patrimonio culturale abruzzese, in particolare nella differente offerta museale di città e aree interne. Aspetti di cui tenere conto, perché anche dalla capacità di fare leva su queste potenzialità – talvolta inespresse – dipende il futuro di territori periferici e montani.

Un patrimonio culturale da non lasciare inespresso

Musei e luoghi della cultura rappresentano alcuni dei principali strumenti con cui può essere valorizzato il patrimonio culturale presente sul territorio, garantendone la conservazione nel tempo e la fruizione a un pubblico ampio.

In Italia sono 4.416 i musei e gli istituti similari risultati attivi nel 2022, in base ai dati provenienti dall’apposita indagine Istat. Tra questi, oltre tremila tra musei e gallerie, circa 300 aree e parchi archeologici, oltre 700 monumenti e complessi monumentali. Strutture che nel 2022 hanno sfiorato i 108 milioni di visitatori, un dato in ripresa rispetto al pre-Covid.

In Abruzzo i musei e le istituzioni affini sono 91, per un totale di 439.254 visitatori nel 2022. Un dato che, come era emerso negli scorsi anni, pone i musei della regione agli ultimi posti per presenze registrate. In termini assoluti è stata in quell’anno la terzultima regione per numero di visite, seguita da Basilicata (311.079) e Molise (129.039). Considerando invece i visitatori in rapporto al numero di musei è invece risultata penultima, con una media di 4.827 visite per struttura, superando solo il Molise (3.687).

439.254 i visitatori di musei abruzzesi nel 2022. In media circa cinquemila per struttura.

Un dato che è distante dalle regioni in cima alla classifica, con cui però il confronto sarebbe fuorviante. Ai primi posti compaiono infatti le regioni che ospitano le principali città d’arte. Il Lazio, primo con quasi 26 milioni di visitatori, vanta una media di oltre 85mila per struttura. Seguono Toscana (oltre 18 milioni di visitatori totali, pari a quasi 35mila medi annui per museo) e Campania (11 milioni e mezzo di visitatori totali, 54mila per struttura).

Va inoltre segnalato che, nel caso abruzzese come in altri, sul computo incide la quota di musei censiti per cui il valore inserito nel dataset è 0 oppure non è disponibile. Il 2% circa, in media, su un totale di oltre quattromila musei; nel caso dell’Abruzzo questa percentuale sfiora l’8% (7 su 91 censiti). Tuttavia, anche non considerando questi ultimi nel computo, l’Abruzzo, con circa 5.200 visitatori per struttura, mantiene la penultima posizione nella classifica delle regioni. Possibile segnale di un patrimonio culturale ancora inespresso, almeno in parte.

La specificità di un patrimonio concentrato nelle aree interne

In questo quadro, un elemento interessante è l’offerta culturale spesso insita nelle aree interne, in coerenza con la conformazione orografica del territorio. Come detto, il 56% dei musei presenti in Abruzzo si trova in un’area interna e quasi uno su 3 (32%) in comuni periferici e ultraperiferici, a oltre 40 minuti di distanza dalle città polo. Valori molto più elevati delle medie nazionali (rispettivamente 39% e 20%), superati solo da poche regioni, come Basilicata, Trentino-Alto Adige, Molise e Sardegna.

Allo stesso tempo, i musei delle aree interne abruzzesi accolgono circa il 42% dei visitatori della regione. Un dato non trascurabile, ma che segnala uno iato di 14 punti rispetto alla dotazione museale nei territori interni abruzzesi (56%).

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat
(pubblicati: lunedì 26 Febbraio 2024)

Il motivo è probabilmente da ricollegare anche all’effettiva possibilità delle strutture museali abruzzesi di essere attive e funzionanti con stabilità nel corso dell’anno.

In media in Italia circa l’80% dei musei è aperto con orari prestabiliti, mentre il 18,2% viene aperto solo su su richiesta o appuntamento. Una quota che non è dissimile nelle aree interne, dove il 78,6% ha degli orari prestabiliti cui fare riferimento.

Nel panorama abruzzese la situazione è molto diversa: il 27,5% delle strutture regionali prevede l’apertura solo su richiesta o per appuntamento (quasi 10 punti in più della media nazionale). Nelle aree interne la quota sale al 31,4%.

Rispetto ai giorni di apertura, il 43% dei musei nazionali è aperto 6 o 7 giorni a settimana, senza grosse differenze nelle aree interne (42,5%). In Abruzzo i musei aperti almeno 6 giorni a settimana sono il 33% del totale, percentuale che scende al 23,5% per le strutture in aree interne.

L’offerta museale in Abruzzo, tra città e aree interne

A parziale conferma dei dati appena visti, nel 2022 il museo abruzzese con più visitatori si trova nel capoluogo. Si tratta del Munda – museo nazionale d’Abruzzo, che in quell’anno ha raccolto 41.212 visitatori, di cui circa la metà paganti (22.593). Un’utenza in massima parte nazionale (90% dei visitatori registrati sono italiani).

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat e Dip. coesione
(pubblicati: lunedì 26 Febbraio 2024)

Al secondo posto il castello Piccolomini di Celano (L’Aquila), con 36.032 visitatori nel 2022, di cui il 70% italiani e il 30% circa stranieri. Proporzione invertita per il museo delle armi e delle mappe antiche nella fortezza di Civitella del Tronto. Si tratta della terza struttura più visitata: 32.501 visitatori di cui il 74% stranieri.

Il museo di area interna più visitato si trova al quarto posto: è il castello medievale di Roccascalegna (Chieti), con circa 30mila visitatori, nel 70% dei casi italiani. Anche il quinto museo più visitato è in area interna: si tratta dell’eremo di Santo Spirito a Majella (20.102 visitatori di cui il 90% italiani). Rispettivamente circa 20mila visitatori sono stati totalizzati anche dal museo casa natale di Gabriele d’Annunzio di Pescara e la chiesa di San Domenico al corso a Chieti.

Nei primi 10 posti compaiono altre 3 strutture delle aree interne. Il centro visite del lupo, nel comune ultraperiferico di Civitella Alfedena (17mila visitatori, 95% italiani), i musei civici di Palazzo D’Avalos a Vasto (anch’esso con 17mila visitatori) e il museo dell’Abruzzo bizantino e altomedievale di Crecchio (15.300). Una cifra analoga a quella raggiunta dal museo dell’arte e della tecnologia confettiera di Sulmona.

Il patrimonio culturale come leva per il rilancio delle aree interne

La valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico non riguarda solo la promozione di questi beni in chiave turistica, aspetto comunque importante. Con il supporto delle istituzioni pubbliche, dal ministero della cultura ai singoli comuni, e di soggetti privati, a partire da quelli del privato sociale come le cooperative di comunità, è possibile fare dei beni culturali e paesaggistici un punto di riferimento per il territorio.

I luoghi della cultura possono infatti diventare una leva per il rilancio delle aree interne, per diversi motivi. In primis, perché ne preservano e promuovono il patrimonio culturale, rafforzando il senso di identità e di comunità dei suoi abitanti. Possono inoltre contribuire ad arginarne lo spopolamento, se riescono a generare un indotto economico nei servizi e nell’economia culturale, aspetto fortemente connesso con lo sviluppo delle aree interne.

(…) alcune determinanti che sembrano contribuire a spiegare perché un territorio, pur periferico, riesca a vibrare: tra queste rientrano la presenza di un ambiente economico differenziato in grado di cogliere le opportunità offerte dalla terziarizzazione dell’economia, un alto livello di occupazione femminile e una bassa esposizione al rischio di vulnerabilità sociale e materiale.

Infine, in aree dove gli abitati sono dispersi e mancano servizi e luoghi di riferimento sul territorio, rende quelli che esistono dei veri e propri punti nevralgici può essere un valore aggiunto per la coesione delle comunità che vi abitano.

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