La valorizzazione del patrimonio culturale per bambini e ragazzi #conibambini

Nonostante l’Italia disponga di uno dei patrimoni culturali più estesi del mondo, molti bambini e ragazzi non ne hanno alcun accesso, anche per ragioni economiche. Oggi poco più di un museo su 10 ha attivato progetti di contrasto della povertà educativa.

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Il patrimonio culturale presente in Italia è uno dei più estesi al mondo. Basti pensare al numero di beni italiani iscritti nel patrimonio Unesco: quasi 60, dato che ne fa il primo paese davanti alla Cina (56), Germania (51), Spagna e Francia (entrambe a quota 49).

58 i beni italiani patrimonio dell’Unesco. Al secondo posto la Cina (56 beni).

Un patrimonio culturale da intendere in senso ampio, comprendendo edifici storici, complessi monumentali e archeologici, ma anche elementi paesaggistici e naturali, nonché musei, biblioteche, oggetti, usi, costumi e tradizioni. A fronte di tale ricchezza di beni culturali, materiali e immateriali, presenti nel nostro paese sarebbe legittimo aspettarsi una fruizione diffusa da parte di bambini e ragazzi. Oggi spesso purtroppo non è così.

L’accesso al patrimonio culturale dei minori

In Italia in media meno di un terzo delle famiglie con figli ha dichiarato di aver visitato un sito culturale, come monumenti storici, musei, gallerie d’arte e siti archeologici nei 12 mesi precedenti all’intervista.

31,1% le famiglie italiane con figli che visitano siti culturali.

Una quota ben al di sotto della media europea (42,5%) e distante dai maggiori paesi dell’Unione. In Germania le famiglie con figli a carico che hanno visitato siti culturali sono poco meno della metà del totale (49,7%), in Francia sono il 53,8%. È quanto emerge da un’indagine Eurostat relativa al 2015.

Ma a preoccupare, oltre al dato medio, è soprattutto il divario rispetto al reddito delle famiglie. Tra quelle con i redditi più bassi, rientranti nel quintile più povero, meno del 14% ha dichiarato di aver visitato luoghi culturali, una quota inferiore rispetto alle famiglie povere in altri 20 paesi. In Francia ad esempio il 35,1% dei nuclei più poveri aveva una partecipazione culturale maggiore, così come il 31,6% delle famiglie svantaggiate in Germania.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: mercoledì 20 Marzo 2019)

Simili disparità segnalano come, per valorizzare il patrimonio culturale del paese, sia imprescindibile estenderne l’accessibilità. Abbattendo gli ostacoli legati a una condizione di svantaggio socio-economico e culturale che colpisce molte famiglie. E che contribuisce ad aggravare la condizione di povertà educativa di chi nasce in una famiglia già svantaggiata.

La povertà educativa è la condizione in cui un bambino o un adolescente è privato del diritto all'apprendimento in senso lato, dalle opportunità culturali e educative al diritto al gioco. Povertà economica e educativa si alimentano a vicenda. Vai a “Quali sono le cause della povertà educativa”

Per contrastare la povertà educativa minorile, le strutture museali hanno a disposizione una gamma di interventi che va dalle agevolazioni sui prezzi per famiglie e minori alla stipula di convenzioni con le scuole.

È cruciale la costituzione di veri e propri patti educativi territoriali che mettano in rete i soggetti che si occupano dell’educazione di bambini e ragazzi: dagli istituti scolastici alle associazioni sportive, dalle biblioteche alle istituzioni culturali. Tra cui, per l’appunto, i musei e le strutture assimilate.

Quanti musei hanno attivato progetti contro la povertà educativa

Nel 2021 sono 524 i musei che hanno attivato rapporti di collaborazione con altri musei, associazioni, enti, cooperative, scuole, università e altri soggetti, con l’obiettivo di realizzare progetti di inclusione rivolti a persone che vivono in povertà economica, educativa o culturale.

Parliamo di poco più di una struttura su 10 tra le 4.292 censite da Istat per quell’anno.

12,2% i musei che nel 2021 hanno realizzato progetti rivolti a persone che vivono in povertà economica, educativa o culturale.

Una quota fortemente variabile tra le diverse aree del paese. Sono soprattutto le regioni del sud quelle dove incide di più la quota di musei che hanno realizzato progetti di contrasto alla povertà educativa nel 2021. In molti casi, si tratta delle aree del paese in cui il fenomeno risulta più consistente in base a diversi indicatori. Oltre 1 museo pugliese su 4 dichiara di averne attivati (25,95%), così come oltre 1 su 5 in Campania (22,61%) e Calabria (20,90%).

Seguono Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, tutte al di sopra della media nazionale. Mentre si collocano al di sotto le altre regioni del mezzogiorno, tra cui Sicilia (11,8%) e Sardegna (6,8%).

I progetti di inclusione a livello locale

Nel confronto tra territori, spiccano le città metropolitane di Napoli e Reggio Calabria e la provincia di Taranto, con un museo su 3 che ha attivato progetti rivolti a soggetti in povertà economica, culturale ed educativa.

Mentre tra i capoluoghi, da segnalare Cuneo, Frosinone, Verbania e Vercelli, dove tutte le strutture presenti dichiarano di aver realizzato questo tipo di progettualità nel 2021. Seguono, con oltre il 60% delle strutture pubbliche e private impegnate in queste attività, Brindisi, Cosenza, Foggia e Pesaro.

I dati presentati derivano dall’indagine sui musei e gli istituti similari effettuata da Istat. Sono stati messi in relazione con il numero di residenti tra 0 e 17 anni nel 2021.

I punti sulla mappa si riferiscono alla quota di musei che nel 2021 hanno realizzato progetti rivolti a persone che vivono in povertà economica, educativa o culturale

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: giovedì 9 Febbraio 2023)

Vi sono comunque 37 capoluoghi su 109 in cui nessuna struttura ha dichiarato di aver promosso collaborazioni con altri enti per contrastare la povertà educativa.

Al netto delle città maggiori, tuttavia, emerge come vi siano profondi divari tra i comuni polo – baricentrici in termini di servizi – e quelli collocati nelle aree interne, i territori più remoti del paese.

Nei poli, in media il 18,5% ha attivato progetti rivolti a persone in condizione di povertà educativa, economica o culturale: oltre 6 punti in più della media nazionale. La quota scende al 9,6% nei comuni periferici, a oltre 40 minuti dai poli, e addirittura al 3,3% in quelli ultraperiferici, ad almeno 67 minuti di distanza.

In media quindi nei comuni più periferici del paese – non di rado caratterizzati da un esteso patrimonio culturale poco valorizzato – solo l’8,3% degli istituti museali ha attivato progetti di contrasto alla povertà educativa.

Un dato su cui sicuramente incide anche la minor quota di bambini e ragazzi residenti in queste aree, ma su cui intervenire per rendere il patrimonio culturale pienamente fruibile nell’intero paese.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sui musei sono stati elaborati a partire dai microdati dall’indagine Istat relativa al 2021.

Foto: aurelio candido (Flickr) – Licenza

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