L’abuso dei decreti legge e il restringimento degli spazi democratici Numeri alla mano

|

I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Vai all’approfondimento Lo stato di emergenza è finito ma continuano a proliferare i decreti legge.

6

i decreti legge pubblicati dal governo Meloni nell’arco di un mese (dal 23 dicembre al 24 gennaio). La parte finale dell’anno è caratterizzata dalla grande attenzione rivolta alla legge di bilancio. Mentre le camere erano impegnate nell’approvazione di questo provvedimento tuttavia l’esecutivo ha proseguito nella pubblicazione massiccia di decreti legge. Siamo arrivati a 84 dall’insediamento del governo Meloni. Si tratta del dato più alto, in valori assoluti, tra i governi delle ultime 4 legislature. L’abuso dei decreti legge comporta diverse criticità, non ultimo un restringimento degli spazi di intervento del parlamento. Vai all’articolo.

3

i decreti legge pubblicati in media dal governo Meloni ogni mese. È noto che gli esecutivi nelle ultime legislature hanno avuto durata diversa. Di conseguenza per valutare meglio il ricorso più o meno massiccio ai decreti legge è utile valutare la media di produzione mensile. Da questo punto di vista possiamo osservare che i governi Conte II e Draghi sopravanzano leggermente l’attuale esecutivo con una media di 3,07 decreti legge al mese nel loro periodo a palazzo Chigi. Di fatto quindi l’attuale esecutivo emana decreti legge allo stesso ritmo di quelli che hanno dovuto fronteggiare le fasi più concitate della pandemia. Nonostante l’abuso dei Dl sia una prassi che accomuna sostanzialmente tutti gli esecutivi, è doveroso sottolineare che la necessità di gestire l’emergenza pandemica ha comportato un innalzamento della tolleranza da questo punto di vista. Con la fine dello stato di emergenza però non si è tornati agli standard precedenti. È importante tuttavia non assuefarsi a un simile modus operandi. Questo perché c’è il rischio di uno scivolamento da uno stato di emergenza (temporaneo) verso uno stato di eccezione (strutturale), come definito in ambito accademico (Schmitt e Agamben, tra gli altri). Monitorare e denunciare queste dinamiche è quindi di fondamentale importanza per evitare il rischio di una deriva dei sistemi democratici. Sistemi da cui si attendono risposte in un contesto internazionale molto complesso come quello attuale. Vai al grafico.

71

i decreti del governo Meloni già convertiti in legge dal parlamento. Per capire quanto la proliferazione dei decreti incida sul processo legislativo si può fare un confronto tra il numero di leggi ordinarie e quello di conversioni di decreti legge approvate durante il mandato dei diversi esecutivi. Se si escludono le ratifiche di trattati internazionali, dall’insediamento dell’attuale governo le leggi di conversione approvate sono state 71 a fronte delle 65 ordinarie entrate in vigore. Nelle ultime 4 legislature solo durante il mandato di due esecutivi si è registrato un disavanzo maggiore a favore delle leggi di conversione. Si tratta dei governi Conte II (9 leggi ordinarie e 34 conversioni) e Letta (7 ordinarie, 22 conversioni). L’esecutivo Draghi invece riporta lo stesso squilibrio dell’attuale (41 leggi ordinarie e 47 conversioni). Ci sono invece 4 governi dove è maggiore anche in maniera significativa il numero di leggi ordinarie entrate in vigore. Si tratta degli esecutivi Berlusconi IV, Monti, Renzi e Gentiloni. Vai al grafico.

9

i decreti legge decaduti ma “salvati” attraverso la pratica dei decreti minotauro. Un’altra criticità legata all’uso eccessivo dei decreti legge è che può accadere che il parlamento non riesca a convertirli entro i 60 giorni stabiliti. Ciò è accaduto anche recentemente. Non sono stati convertiti in tempo infatti sia il cosiddetto decreto paesi sicuri sia il Dl che disponeva la riapertura dei termini di adesione al concordato preventivo biennale. Due tra le misure più significative volute recentemente dal governo. In entrambi i casi tuttavia le disposizioni contenute in questi decreti sono state salvate facendo ricorso alla pratica dei cosiddetti decreti minotauro. Tutti i decreti legge non convertiti in tempo dall’attuale parlamento sono stati recuperati con questo escamotage. Sia il presidente della repubblica che la corte costituzionale in passato hanno criticato questa pratica che tuttavia è ancora ampiamente in uso. Vai all’articolo. 

18

i decreti legge pubblicati in gazzetta ufficiale a una distanza pari o superiore a 8 giorni dalla deliberazione in consiglio dei ministri. Mediamente durante l’attuale esecutivo sono intercorsi 4,7 giorni tra l’approvazione di un decreto legge in consiglio dei ministri e la pubblicazione in gazzetta ufficiale. Anche considerando come “fisiologico” un intervallo di alcuni giorni tra la deliberazione e la pubblicazione, possiamo osservare che ci sono state diverse situazioni che necessiterebbero di maggiore attenzione. Tra questi poi ve ne sono 3 in particolare per cui l’intervallo intercorso è stato superiore alle 2 settimane. Il dato più alto in assoluto è quello del recente decreto milleproroghe per il 2025 (18 giorni). Seguono il decreto 44/2023 per il rafforzamento della capacità amministrativa (16 giorni) e quello per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina (15). Vai al grafico.

Ascolta il nostro podcast su Radio Radicale

PROSSIMO POST