L’accoglienza in Abruzzo, tra città e aree interne Abruzzo Openpolis

In Abruzzo l’accoglienza straordinaria copre circa 6 posti su 10 disponibili per i richiedenti asilo. Nelle aree interne della regione, i posti disponibili nel sistema Cas sono il 66,1%, un valore più alto rispetto a quello registrato nelle zone meno periferiche.

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Nell’ultimo decennio, il dibattito pubblico sia a livello nazionale che nella regione si è spesso concentrato sulla questione delle migrazioni e dell’accoglienza. Da un lato perché nel contesto attuale, segnato da instabilità geopolitica e dai cambiamenti climatici, il fenomeno ha acquisito una maggiore centralità. Dall’altro, perché è una questione che coinvolge direttamente territori e comunità locali.

270.100 gli arrivi di migranti in Europa nel 2023 (Unicef).

Un problema frequente è che nel confronto sul tema le migrazioni vengono generalmente trattate in chiave emergenziale, mentre – trattandosi di aspetti strutturali – richiedono che anche le risposte siano strutturali.

Per generare processi di integrazione e inclusione, è fondamentale comprendere come funziona l’accoglienza nelle diverse aree della regione, tenendo conto delle caratteristiche specifiche dei territori. Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, nel caso dell’Abruzzo parliamo di una regione fortemente eterogenea al suo interno, tra estese aree montane con tendenza allo spopolamento e aree costiere con una maggiore densità abitativa.

Abbiamo provato ad approfondire il fenomeno attraverso i dati più recenti sui centri d’accoglienza per poter capire meglio il quadro complessivo a livello regionale. I posti nei centri ordinari coprono il 37% di quelli preposti in Abruzzo ma l’accoglienza di natura straordinaria inoltre caratterizza di più le aree interne rispetto ai poli e all’hinterland.

L’accoglienza dei migranti in Italia

La normativa che regola le dinamiche relative a richiedenti asilo, rifugiati e migranti è cambiata numerose volte in Italia. Allo stato attuale, si struttura in tutta una serie di fasi. Dopo l’arrivo, le persone raggiungono gli hotspot o i centri di prima accoglienza nei quali viene effettuata la richiesta di asilo.

In seguito alla domanda, vengono trasferiti all’interno dei centri di accoglienza straordinaria (Cas) dove attendono la risposta alla richiesta. Questo passaggio avviene a meno che il migrante non faccia parte di alcune categorie protette (come per esempio persone che sono arrivate attraverso corridoi umanitari, donne incinte, minori e disabili). Se la richiesta viene accettata, vengono inseriti all’interno del sistema di accoglienza e integrazione (Sai), sempre che ci siano posti disponibili. In queste strutture, gestite dai comuni, sono previsti servizi di integrazione e inclusione sociale.

Negli anni è aumentata l’incidenza delle persone che vengono inserite nel sistema dei Cas. La gestione assume spesso un carattere di tipo emergenziale per un fenomeno che ha una sua strutturalità e che non può essere gestito attraverso circuiti di accoglienza temporanei e carenti di servizi per permettere l’integrazione nel territorio.

A livello generale, in Italia il 48,5% dei centri presenti è di tipo Sai ma i posti disponibili pesano per il 36,7% sulla totalità delle strutture di accoglienza. Anche in Abruzzo si registra una dinamica simile.

Il dato mostra la quota di strutture e posti offerti nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai) e dei centri di accoglienza straordinaria (Cas). I primi sono strutture che comprendono servizi di inclusione e integrazione sociale e fanno parte di un contesto strutturale. I secondo sono attivabili dalle prefetture anche con procedure d’urgenza, al loro interno i richiedenti asilo vengono accolti ma hanno minori servizi.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Centri d’Italia
(ultimo aggiornamento: mercoledì 22 Maggio 2024)

I centri Sai compongono il 69,9% delle strutture di accoglienza presenti sul territorio abruzzese. Si tratta di una quota maggiore della media nazionale (48,5%), oltre ad essere la sesta in Italia per incidenza. Per quel che riguarda invece la capienza, coprono solo il 36,9% dei posti presenti nella regione, i restanti rientrano nei Cas.

La mappa mostra le strutture abruzzesi inseriti nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai) e nei centri di accoglienza straordinaria (Cas). I primi sono strutture che comprendono servizi di inclusione e integrazione sociale e fanno parte di un contesto strutturale. I secondo sono attivabili dalle prefetture anche con procedure d’urgenza, al loro interno i richiedenti asilo vengono accolti ma hanno minori servizi.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Centri d’Italia
(ultimo aggiornamento: mercoledì 22 Maggio 2024)

Analizzando nel dettaglio la situazione sul territorio abruzzese, ci sono 163 strutture di accoglienza che forniscono 3.001 posti. La provincia che regista il maggior numero di centri è Teramo (49), seguita da Chieti, Pescara (40) e L’Aquila (34). Chieti è invece l’area caratterizzata dalla capienza maggiore (1.068), seguita da L’Aquila (804), Teramo (740) e Pescara (389). Per quel che riguarda i centri Sai, Teramo e Pescara sono quelli in cui ce ne sono di più in termini assoluti (34) mentre a Chieti si registrano più posti (499). Discorso differente per i centri Cas, dove L’Aquila risulta la provincia che ne ha di più (17) e in cui la capienza complessiva è maggiore (648, l’80,6% dell’offerta nella provincia). Il 34,2% dei posti nei centri Cas della regione si trova in territorio aquilano.

I centri si concentrano principalmente nei comuni polo (48) e in quelli intermedi (42) e risultano anche le aree con più posti disponibili (rispettivamente 810 e 833). In generale, nelle aree interne ci sono meno centri (71 contro i 92 delle zone di polo e hinterland) ma sono più capienti (1.630 posti rispetto a 1.371).

Facendo una divisione rispetto al tipo di centro, nelle zone vicino ai poli sono più presenti i centri Sai rispetto ai centri Cas. Più nel dettaglio, nelle aree che vanno dai poli alla cintura, ci sono 76 centri Sai contro i 38 delle aree interne, con una capienza che però risulta simile (rispettivamente 554 e 553). Discorso differente per i Cas, più presenti nei comuni più distanti dai poli (33 centri rispetto ai 16 delle zone meno periferiche). Un aspetto che in questo caso si riflette anche sui posti disponibili: 1.077 nei comuni interni e 817 nelle zone più centrali e nell’hinterland. Rispettivamente, sono il 66,1% dei posti presenti nelle aree interne e il 59,6% di quelli registrati nelle aree meno periferiche.

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Foto: Andrea Mancini per Openpolis

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