Il rapporto Agire 2017 – Il valore dell’aiuto Cooperazione Italia
Un report che mette in luce le dinamiche attuali dell’aiuto umanitario, con la contemporanea crescita dei finanziamenti ma anche dei bisogni non soddisfatti.
lunedì 26 Marzo 2018 | Cooperazione
A febbraio Agire, un network di 9 Ong italiane, ha pubblicato l’ottava edizione del rapporto “Il valore dell’aiuto“. Un approfondimento molto utile per rileggere le cifre dell’aiuto umanitario alla luce dell’evoluzione del contesto globale. Nel rapporto vengono evidenziate le principali crisi umanitarie del 2016. Dai conflitti in Siria, Yemen, Iraq e Sud Sudan alle catastrofi naturali che hanno provocato siccità e inondazioni in molte zone del mondo. Sono state ben 411 milioni le persone colpite dalle conseguenze di disastri naturali nel 2016, contro gli 89,4 milioni del 2015.
411 milioni le persone colpite da catastrofi naturali nel 2016.
Globalmente le somme investite in assistenza umanitaria, sia pubbliche che private nel 2016 sono aumentate del 6% rispetto al 2015. Anche il volume dell’aiuto pubblico allo sviluppo (aps) è cresciuto, sia in Italia che a livello globale.
La crescita è però condizionata dalla parallela crescita per tutti i paesi donatori europei, della componente dei costi per i rifugiati. Questa voce infatti sottrae risorse per gli interventi umanitari dirottandole su spese che restano nel paese donatore.
Come abbiamo visto nel nostro esercizio Il budget oscuro tra cooperazione e migrazione, in Italia la voce rifugiati nel paese donatore ha raggiunto nel 2016 il 35% dell’aps totale e il 75% del canale bilaterale.
L’Italia tra il 2015 e il 2016 ha comunque aumentato il suo aps del 21,5%, riservando al settore umanitario l’8,6% del totale. Nella classifica internazionale dei donatori il nostro paese si è collocato al 15 posto per l’aiuto umanitario, con 420 milioni di dollari complessivi. Il ministero degli esteri e l’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo hanno deliberato iniziative per 99,6 milioni di euro, con una crescita del 31% rispetto al 2015. Le risorse sono state destinate in particolare alle regioni dell’Africa subsahariana e all’area mediterranea e del medio oriente (50%), in particolare in Siria.
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Il rapporto poi analizza anche la provenienza delle risorse che determinano la crescita dell’assistenza umanitaria internazionale. Questo indicatore comprende sia i fondi messi a disposizione dai governi sia una stima dei finanziamenti privati. Per quanto riguarda la parte governativa non vengono considerati solo i fondi provenienti dall’aiuto bilaterale ma anche una parte dell’aiuto multilaterale. Si tratta dei finanziamenti ad alcune organizzazioni internazionali, in particolare al sistema degli organismi delle Nazioni Unite o all’Ufficio Aiuti umanitari (ECHO) delle Commissione Europea.
Negli anni questo indicatore ha segnato una continua crescita, sia della parte pubblica che di quella privata. Questa crescita è diventata però decisamente meno marcata tra il 2015 e il 2016.
Le ong e le osc risultano essere i principali attori attraverso cui la cooperazione italiana realizza l’aiuto umanitario.
L'importanza della componente privata si registra anche in Italia. Nel 2016 le Ong e le organizzazioni della società civile (Osc) hanno raccolto nel nostro paese finanziamenti per 336 milioni di euro. Sono stati finanziati progetti per 273 milioni di euro di cui circa il 20% di aiuto umanitario (79,52 milioni).
Il dato sui finanziamenti privati del 2016 ovviamente non risente della forte attenzione mediatica a cui sono state sottoposte le Ong, accusate nel corso dell'ultimo anno di essere "taxi del mare". Purtroppo però i dati preliminari del 2017 sembrano confermare queste preoccupazioni.
Per quanto riguarda invece la spesa dei governi, il 97% dell'assistenza umanitaria è finanziato da 20 paesi e gli Stati Uniti da soli contribuiscono per il 31%. La classifica dei paesi che destinano più risorse cambia molto però se vista in termini assoluti o relativi. Mettendo questi dati in rapporto al reddito nazionale lordo gli Stati Uniti finiscono infatti al diciottesimo posto mentre scalano la classifica alcuni paesi arabi.
40% dei bisogni umanitari, nel 2016 è rimasto senza risposta.
Nonostante un aumento complessivo dei fondi il gap tra le esigenze dell’azione umanitaria e le risorse disponibili è comunque cresciuto. Secondo le Nazioni Unite nel 2016 il 40% dei bisogni umanitari è rimasto senza risposta. Quando si tratta di assistenza umanitaria un gap di questa portata mettere a rischio l’assistenza, la protezione e la a vita stessa di milioni di persone.
I bisogni non soddisfatti dell’assistenza umanitaria
Confronto tra bisogni soddisfatti e non soddisfatti nel contesto degli UN-coordinated appeals tra il 2007 e il 2016
I bisogni soddisfatti, nell’ambito degli appelli coordinati Onu, sono cresciuti molto negli ultimi anni. Il gap però è cresciuto di più e nel 2016 i bisogni non soddisfatti rappresentano il 40% del totale.
Gli appelli coordinati delle Nazioni unite sono un modo per misurare i bisogni umanitari e il costo stimato per rispondere a questi bisogni.
FONTE: Global Humanitarian Assistance
(ultimo aggiornamento: martedì 20 Marzo 2018)
Foto Credit: Abiy Getahun (Oxfam)