Le aree abruzzesi minacciate da frane e alluvioni Abruzzo Openpolis

Il dissesto idrogeologico colpisce zone del paese che soffrono la cronica mancanza di manutenzione. Vediamo quali sono le aree abruzzesi più a rischio, e quali investimenti in tal senso sono previsti nel Pnrr.

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I cambiamenti climatici possono aggravare gli effetti di frane e alluvioni, sempre più frequenti anche in Italia, danneggiando infrastrutture, edifici e in generale sulle comunità interessate. La recente alluvione che ha colpito diversi comuni delle Marche – causando 11 vittime – ne è solo l’ultima drammatica dimostrazione.

Per questo la prevenzione del dissesto idrogeologico è importante, soprattutto in aree periferiche dove non è facile né frequente la manutenzione del territorio. In questo senso con il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) le istituzioni sembrano voler intervenire. Basti pensare che ai territori abruzzesi sono stati destinati a oggi oltre 50 milioni di euro.

Ad interventi strutturali volti a mettere in sicurezza da frane o ridurre il rischio di allagamento, si affiancano misure non strutturali previste dai piani di gestione del rischio idrico e di alluvione.

Monitorare questi aspetti è vitale per un territorio morfologicamente articolato. Una priorità tanto per l’Italia quanto per l’Abruzzo.

Per intervenire efficacemente sul rischio dissesto è decisiva la capacità di mappare la pericolosità nei diversi territori, ricostruendone l’esposizione al rischio di frane o di alluvioni. È proprio questa l’attività che Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, svolge con la sua “mosaicatura“, aggiornata periodicamente.

 

Aree interne abruzzesi a maggior rischio di frane

Per avere una mappatura della possibilità di eventi franosi, Ispra definisce 5 classi di rischio, riferibili ad altrettante aree: quelle a pericolosità molto elevata (P4) o elevata (P3), fino a scendere a quelle di media (P2) o moderata pericolosità (P1) e alle aree di attenzione (AA).

Le 2 categorie a maggior rischio (P3 e P4) comprendono l’8,7% della superficie nazionale. Vi abitano 1,3 milioni di persone, pari al 2,2% dei residenti nel paese. Una quota che varia profondamente nei singoli territori. L’Abruzzo, con il 5,6% di abitanti in aree con pericolosità da frana elevata o molto elevata, è una delle regioni italiane in cui il fenomeno incide di più. Le altre sono Valle d’Aosta (12,1%), Basilicata (7,0%), Molise (6,1%) e Liguria (5,9%).

5 le regioni in cui oltre il 5% dei residenti vive in aree con pericolosità da frane elevata o molto elevata.

I quasi 6 abruzzesi su 100 che vivono nelle aree a maggior rischio non si distribuiscono in modo omogeneo sulla superficie regionale. Le aree interne – i territori, spesso montani, più distanti dai servizi essenziali – sono quelle in cui l’incidenza è maggiore. In questi comuni mediamente il 6,5% della popolazione abita in aree con elevata pericolosità da frana.

Dato che sale al 7% nei comuni periferici (distanti oltre 40 minuti dal polo di servizi più vicino) e addirittura al 10,2% in quelli ultraperiferici. Parliamo di aree ad almeno 67 minuti dai servizi. Tra queste possiamo citare comuni del chietino come Monteferrante (48,94%), Taranta Peligna (39,35%) e Roio del Sangro (30,1%).

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: martedì 8 Marzo 2022)

Tuttavia, i comuni abruzzesi dove più abitanti vivono ad elevato rischio frane sono tutti di "cintura", ovvero gli agglomerati urbani che circondano le città maggiori. Sono classificati così gli unici 3 comuni della regione dove oltre la metà della popolazione è soggetta a questo rischio: Collelongo (97,41%), Gioia dei Marsi (73,95%) e Balsorano (53,46%).

Esclusa Chieti, nelle città polo sono meno della media i residenti in aree con alta pericolosità da frane.

L'incidenza appare invece molto più contenuta nei poli, le città baricentriche in termini di servizi. Qui in media circa il 3,4% della popolazione è soggetto al rischio frane. Meno dell'1% degli abitanti a Pescara e L'Aquila vivono in aree a rischio. Per quest'ultimo comune però va considerato che la mappatura è stata effettuata sui residenti nell'ultimo censimento generale (svolto nel 2011) quindi è ipotizzabile che queste aree fossero disabitate in conseguenza del sisma avvenuto solo 2 anni prima.

Tra il 3% e il 4% degli abitanti di Avezzano e Teramo sono soggetti al rischio, mentre la quota supera il 14% nel comune di Chieti.

L'impatto del rischio alluvioni in Abruzzo

Per quanto riguarda il rischio di alluvioni, Ispra distingue i territori in base alla probabilità che ricadano in uno dei 3 scenari di pericolosità. Nelle zone ad elevata pericolosità idraulica sono probabili alluvioni frequenti (con un tempo di ritorno tra 20 e 50 anni).

Quelle a media pericolosità includono, oltre alle aree comprese nello scenario precedente, anche quelle in cui le alluvioni sono meno frequenti ma comunque probabili (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni). Il terzo scenario include le aree con scarsa probabilità di alluvioni o eventi estremi.

Considerando le aree con pericolosità idraulica almeno media, il 10% della superficie nazionale è classificabile a rischio alluvioni. Vi abitano 6,8 milioni di persone, ovvero oltre l'11,5% dei residenti nel nostro paese. In Abruzzo questo rischio incide meno della media italiana: il 7,23% degli abruzzesi vive in un'area a media pericolosità idraulica. Per avere un termine di paragone, in Emilia Romagna - la regione italiana più soggetta - oltre il 60% degli abitanti vive in aree di media pericolosità idraulica.

10 su 20 la posizione dell'Abruzzo rispetto alle altre regioni italiane nella quota di residenti soggetti al pericolo di alluvioni.

Ciò non significa che tale rischio risulti assente su tutto il territorio regionale. Vi sono aree a maggiore pericolosità, concentrate soprattutto sulla costa e anche in alcuni centri dell'Abruzzo interno. A partire dal comune di Gioia dei Marsi, situato nella conca del Fucino che, fino al prosciugamento operato nell'ottocento, ospitava uno dei più grandi laghi dell'epoca. Qui il 63,15% della popolazione vive in zone con pericolosità idraulica media. Da notare come in questa zona il rischio di alluvioni si sommi a quello di eventi franosi visto in precedenza.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: martedì 8 Marzo 2022)

Seguono una serie di comuni costieri, collocati tra le province di Teramo e Pescara, come Pineto (55,57%), Montesilvano (46,96%), lo stesso capoluogo Pescara (36,48%). Vicino alla quota del 30% anche Castel di Sangro (29,96%), nell'aquilano. Sopra la soglia del 15% di residenti in aree nello scenario di media pericolosità troviamo anche Luco dei Marsi (18,49%), Colonnella (17,6%) e Silvi (15,51%).

In Abruzzo molti edifici in aree a rischio frane

Oltre ad essere un pericolo per la popolazione, gli effetti del dissesto idrogeologico sono dannosi anche per le strutture costruite dall'uomo, come gli edifici abitati. In Abruzzo sono l'8% del totale quelli situati in aree a elevata probabilità di evento franoso mentre sono il 3,7% quelli in zone a media pericolosità idrica. Questo valore è superiore nel primo caso alla media nazionale (3,9%), registrando una delle percentuali più alte d'Italia. È invece inferiore nel secondo caso (10,7%).

Il dissesto idrogeologico provoca danni anche agli edifici abitati, alle industrie e ai beni culturali.

Fenomeni di questo tipo hanno un contraccolpo economico importante, inficiando sulle infrastrutture pubbliche ma anche sulle imprese. Per quel che riguarda queste ultime, la percentuale di strutture industriali abruzzesi ad elevato e molto elevato rischio frana è pari al 4% del totale, un valore nettamente superiore a quello riportato sul territorio italiano nel complesso (1,8%). Sono invece pari al 12,4% se si parla di alluvioni, discostandosi di poco dalla media nazionale (13,4%).

Frane e alluvioni hanno degli effetti importanti non soltanto sull'ambiente e sull'uomo ma anche sui beni artistici e culturali, che spesso già presentano degli elementi di fragilità. È questo un tema importante in una regione come l'Abruzzo, caratterizzata da un importante patrimonio culturale. Il 10,9% si trova in aree P3 e P4 mentre il 4,3% è situato in zone a media pericolosità idrica.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: giovedì 29 Settembre 2022)

Per quanto riguarda il rischio di frane, Chieti risulta essere il comune capoluogo più a rischio. Sono infatti situati in zone ad alto rischio franoso il 10,7% degli edifici, il 6,86% delle industrie e il 15,41% dei beni culturali presenti nell’area del capoluogo. Nelle altre amministrazioni considerate, l’incidenza delle strutture in aree più pericolose è inferiore.

Se invece si considerano le alluvioni, è Pescara il capoluogo più esposto. Si parla del 31,28% degli edifici, del 57,77% delle industrie e del 77,17% dei beni culturali.

Il dissesto idrogeologico e il Pnrr in Abruzzo

Il piano di ripresa e resilienza stanzia circa 2,5 miliardi di euro per interventi finalizzati alla gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. L’obiettivo di questi interventi è tutelare cittadini, imprese e beni ambientali e architettonici investendo in attività di prevenzione attraverso un ampio e capillare programma di interventi strutturali e non strutturali. Il primo tipo di interventi riguarda la messa in sicurezza delle frane o la riduzione dei rischi di allagamento. Le misure non strutturali sono invece focalizzate sul mantenimento del territorio, sulla riqualificazione e sul monitoraggio. L’obiettivo finale di questi investimenti è quello di portare in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio.

Mite e ProCiv sono responsabili per gli investimenti Pnrr contro frane e allagamenti.

I fondi sono di competenza di due amministrazioni pubbliche diverse: ministero della transizione ecologica (1,29 miliardi di euro) e dipartimento di protezione civile (1,2). L’assegnazione degli appalti per quanto riguarda le risorse di competenza del Mite è prevista entro la fine del 2023. In una relazione pubblicata alla fine di luglio, il ministero afferma che sono stati individuati 639 progetti coerenti con le finalità del Pnrr per 1,15 miliardi di euro (rimangono quindi da assegnare circa 138 milioni). Con le informazioni attualmente disponibili però non è possibile conoscere la “territorializzazione” delle risorse di competenza di Mite.

Per quanto riguarda i fondi di competenza della protezione civile, invece, alla fine del 2021 sono stati approvati gli elenchi dei progetti da finanziare presentati dalle regioni e dalle province autonome. Le risorse in questo caso sono state suddivise in due ulteriori sottogruppi. Una parte dei fondi (400 milioni) infatti è stata utilizzata per coprire parte dei costi di alcuni progetti che erano già in essere. Un’altra parte, quella più consistente, invece servirà a finanziare nuovi progetti (800 milioni). Le risorse messe a disposizione dell’Abruzzo ammontano a 45,5 milioni circa. Di questi 30,3 milioni sono per nuovi progetti e 15,2 per progetti in essere.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati protezione civile
(ultimo aggiornamento: martedì 4 Ottobre 2022)

I progetti già in essere ammissibili al finanziamento erano quelli rientranti nel cosiddetto piano "Proteggi Italia". In alternativa era possibile proporre altri interventi presentati o approvati a seguito di dichiarazione di stato di emergenza e rientranti nei finanziamenti del fondo nazionale per le emergenze (Fen) o altre risorse nazionali. I nuovi progetti dovevano rientrare nelle stesse aree tematiche.

Gli interventi in regione

È interessante notare che l’Abruzzo, rispetto agli investimenti inizialmente stanziati dalla protezione civile, riceverà una quantità superiore di fondi. Il motivo di queste risorse aggiuntive è dovuto al fatto che alcune regioni hanno presentato un elenco di progetti da finanziare di un valore complessivo inferiore rispetto a quanto loro assegnato, oppure perché le proposte presentate sono risultate non ammissibili.

54,9 milioni di euro è l'ammontare degli interventi contro il dissesto idrogeologico finanziati in Abruzzo, dalla protezione civile.

Si è quindi resa necessaria una redistribuzione delle risorse di cui ha beneficiato anche il territorio abruzzese che, grazie all'assegnazione di ulteriori 8,2 milioni di euro, potrà finanziare altri 10 progetti inizialmente esclusi. Questo dato evidenzia due criticità che sono emerse in questi mesi nell'ambito dei progetti da finanziare con il Pnrr. Da un lato la difficoltà di alcune amministrazioni locali, specialmente quelle più piccole che sorgono nel mezzogiorno piuttosto che nelle aree interne, di presentare progetti in grado di vincere i bandi. Dall’altro, il fatto che le risorse messe a disposizione non sono sufficienti a coprire tutte le richieste.

FONTE: elaborazione Abruzzo Openpolis su dati protezione civile
(ultimo aggiornamento: martedì 4 Ottobre 2022)

La prossima scadenza per quanto riguarda questi interventi è fissata alla fine del 2025. Entro questa data infatti dovranno essere completati gli interventi di tipo E (ripristino di strutture pubbliche danneggiate). Mentre il completamento di tutti i lavori è previsto per la metà del 2026.

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Foto: Regione Abruzzo

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