Le elezioni amministrative e le donne alla guida delle maggiori città italiane Disparità di genere

A giugno 26 comuni capoluogo sono andati al voto ed è aumentato il numero di donne alla guida delle principali città italiane. Il dato però è ancora decisamente basso.

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Nella politica italiana le donne sono ancora molto sottorappresentate. Un fenomeno che si registra su tutti i livelli e che, con le ultime elezioni amministrative, si è confermato per quanto riguarda i comuni e in particolare i capoluoghi di provincia.

Le prime cittadine dei comuni capoluogo

Con le elezioni amministrative che si sono tenute lo scorso 12 giugno è salito a 7 il numero di donne alla guida di comuni capoluogo di provincia. Un dato comunque molto basso se si considera che in Italia i capoluoghi sono 109 (di cui 3 però al momento non hanno alcun sindaco in carica).

7 su 106 i comuni capoluogo in cui il ruolo di sindaco è ricoperto da una donna.

Prima delle elezioni il dato era ancora più basso, infatti erano solo 6 i comuni con una sindaca. Di questi, 4 non sono andati al voto ovvero: Ancona, Andria, Verbania e Vibo Valentia.

Le elezioni amministrative e le donne sindache

A Piacenza e Lodi invece le due sindache di centrodestra hanno affrontato la prova elettorale, ma in entrambi i casi non sono riuscite a ottenere la conferma. Tuttavia mentre a Lodi a vincere è stato un uomo (Andrea Furegato) a Piacenza la nuova sindaca è comunque una donna (Katia Tarasconi).

A queste amministrazioni però vanno aggiunti altri due comuni andati al voto dove sono state elette altrettante nuove prime cittadine: Patrizia Manassero a Cuneo e Chiara Frontini a Viterbo.

Se prima dell’ultima tornata elettorale le sindache erano sostenute in ugual misura da coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra (3), oggi sono 5 le sindache sostenute dal centro-sinistra, solo una dal centro-destra e una da una coalizione di liste civiche.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 28 Luglio 2022)

Il dato, pur essendo lievemente cresciuto, risulta comunque molto basso, soprattutto in generale ma anche se messo a confronto con la situazione precedente alle elezioni di ottobre 2021. In quella fase infatti le sindache di comuni capoluogo erano 10, di cui 3 del Movimento 5 stelle. Un dato comunque non molto alto ma che al suo interno contava città molto importanti, come Torino e Roma. Oggi invece l'unica città capoluogo di regione amministrata da una donna resta Ancona.

Le donne nelle giunte

Oltre ai sindaci le giunte comunali si compongono anche di ruoli diversi. Certo quella del sindaco è una figura fondamentale, sia da un punto di vista simbolico, in quanto primo cittadino, sai da un punto di vista sostanziale, visti i potere che gli vengono attribuiti dalla legge. Infatti al contrario di quanto avviene al governo nazionale è il sindaco a scegliere il vice sindaco e gli assessori, che può rimuovere e sostituire in qualsiasi momento.

Ma nonostante questo gli altri componenti della giunta sono comunque importanti ed è anche sotto questo profilo che può essere valutato l'equilibrio di genere.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 27 Luglio 2022)

Più è importante la carica minore è la presenza femminile.

Un primo dato che emerge analizzando i dati relativi al numero di donne che ricoprono delle posizioni in giunta è che più è importante la carica, minore è la presenza femminile. Così se sono solo il 6,6% le donne che ricoprono la carica di sindaco, questa percentuale sale al 38,3% per il ruolo di vicesindaco e al 44,7% per quello di assessore.

Un dato che trova conferma nelle città del nord come in quelle del centro e del mezzogiorno. In queste aree però le percentuali sono diverse e i capoluoghi del mezzogiorno purtroppo si distinguono per un minor numero di donne in ciascuno di questi ruoli.

L'equilibrio di genere nelle nuove giunte

Nonostante la minor importanza dei vicesindaci e degli assessori salta agli occhi però quanto per questi ruoli la percentuale di presenza femminile salga rispetto ai sindaci. Da questo punto di vista in effetti non si può non tenere conto del fatto che la legge Delrio prevede esplicitamente che entrambi i sessi debbano essere rappresentati in giunta per almeno il 40%, considerando nel calcolo anche il sindaco.

Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi puo' essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico.

Negli scorsi giorni i nuovi sindaci dei 26 comuni capoluogo andati al voto hanno nominato i vicesindaci e gli assessori che li affiancheranno alla guida delle proprie città. In quasi tutti i casi in effetti la percentuale di donne in giunta raggiunge o supera il 40%. Tra i comuni in cui la percentuale è più alta si trovano in particolare: Genova (41,7%), Alessandria, Lodi, Pistoia, Viterbo (tutte al 44,4%) e Verona (con il 45,5%).

45,5% la quota di donne nella giunta comunale di Verona. È il dato più alto tra i 26 comuni capoluogo andati al voto.

Sotto questa quota invece si trovano: Oristano (37,5%), Gorizia (36,4%) e Palermo (33,3%). In ogni caso essere al di sotto del 40% non vuol dire automaticamente non rispettare la legge. A Oristano ad esempio le donne sono 3 su 8 (37,5%), tuttavia il calcolo può essere compiuto in modo diverso. Il 40% di 8 infatti è pari a 3,2 che arrotondato è 3. Questa interpretazione, che può essere considerata decisamente restrittiva rispetto a una norma che invece sembrava assolutamente chiara, trova tuttavia conferma nella giurisprudenza del consiglio di stato.

Anche Oristano e Gorizia dunque risultano rispettare la legge, mentre neanche con questo metodo la quota del 40% risulta rispettata dalla nuova giunta di Palermo, dove le donne sono 4 su 12. In questo caso infatti, anche secondo l'interpretazione restrittiva, le donne in giunta dovrebbero essere almeno 5, visto che la legge prevede espressamente l'arrotondamento aritmetico e non quello per difetto.

L'amministrazione tuttavia sembra essere convinta di rispettare la norma, visto che questa è espressamente richiamata anche nelle premesse degli atti di nomina della giunta stessa.

Consulta gli atti di nomina

L'unica ipotesi dunque sembra essere che nel calcolo non si sia considerato il sindaco. E in effetti una circolare della regione Sicilia adotta esplicitamente questa interpretazione.

[...] deve farsi riferimento quali componenti delle giunte ai soli assessori.

Tuttavia già dal 2014 il ministero dell'interno ha sostenuto la tesi opposta ovvero che, nel calcolo sull'equilibrio di genere nelle giunte comunali previsto dalla legge Delrio, il sindaco debba essere considerato. Un concetto questo ribadito nel 2019 anche dall'avvocato generale della regione Sicilia.

[...] Sembra che anche nell'interpretazione delle disposizioni in oggetto debba tenersi conto del sindaco in quanto componente della giunta.
Nei superiori termini è l'avviso dello scrivente.

Per concludere dunque, è possibile che dal 2019 siano intervenuti sul piano regionale ulteriori diversi pareri o interpretazioni, che tuttavia al momento non ci risultano.

Foto: Katia Tarasconi - Sindaca di Piacenza (Piacenza)

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