Le elezioni e il tema dell’astensionismo crescente Politiche 2022
Dopo ogni tornata elettorale è ormai prassi affermare che il partito più grande in Italia è quello dell’astensione. Ma quali sono le cause di questa tendenza? Quali le soluzioni?
mercoledì 14 Settembre 2022 | Potere politico
Ci stiamo avvicinando ormai a grandi passi verso le elezioni del prossimo 25 settembre in cui saremo chiamati a eleggere il nuovo parlamento. Il primo dopo la riforma costituzionale che ha portato al taglio dei parlamentari.
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Uno dei temi di questa campagna elettorale però è legato anche al grande dato sull’astensionismo che si prospetta, almeno in base ai sondaggi. Una quota che – se fosse confermata – sarebbe la più alta della storia del nostro paese per quanto riguarda le elezioni parlamentari.
35,8% la stima di indecisi e astenuti (media dei sondaggi Demopolis, Tecnè, Emg, Ipsos ed Euromedia realizzati nel periodo compreso tra l’1 e il 9 settembre).
In effetti il livello di partecipazione è stato costantemente in calo negli ultimi anni. Ma quali sono le cause di questa tendenza? E quali sono le soluzioni? Di questo tema si è occupata una commissione di studio promossa dal dipartimento per le riforme istituzionali della presidenza del consiglio dei ministri. I lavori di questa commissione sono stati raccolti in un libro bianco in cui vengono delineati gli aspetti principali del fenomeno.
La commissione ha individuato due ordini di criticità: alcune di natura più “tecnica” e altre invece legate al disinteresse dei cittadini o alla sfiducia nelle istituzioni. Le soluzioni proposte cercano di porre dei rimedi al primo di tipo di problemi. Spetterebbe invece alle forze politiche aprire una riflessione su come affrontare il secondo aspetto e recuperare il rapporto con gli elettori. Una riflessione che però, al di la delle dichiarazioni di rito, non pare essere ancora iniziata veramente.
Il quadro costituzionale
Il lavoro della commissione parte dall’analisi del dettato costituzionale. La nostra carta infatti, se da un lato riconosce e tutela il diritto di voto dei cittadini, dall’altro pone alcuni vincoli all’utilizzo di strumenti che potrebbero agevolare la partecipazione.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
Il requisito della personalità del voto, ad esempio, implica che l’elettore non può essere sostituito da altri. Ciò parrebbe escludere la possibilità del voto per delega o per procura. Un’altra limitazione è legata all’introduzione del voto elettronico. Soluzione che, tra i paesi analizzati, è già operativa solo in Estonia.
Il dettato costituzionale pone dei paletti alla possibilità di introdurre il voto elettronico.
Secondo gli esperti infatti, la necessità costituzionale di garantire che l’espressione del voto e lo scrutinio non si prestino a interferenze o manipolazioni esclude il ricorso a questa soluzione, almeno fintanto che non potranno essere esclusi rischi di hackeraggio. Dal libro bianco tuttavia si apprende che sul punto è al lavoro un apposito gruppo di lavoro interministeriale. Sempre per evitare rischi di possibili manipolazioni, la commissione sconsiglia l’estensione generalizzata del ricorso al voto per corrispondenza oltre ai casi già previsti.
Data questa cornice, la costituzione comunque all’articolo 3 impone alle istituzioni di rimuovere ogni ostacolo “di ordine economico e sociale” che impedisca la “partecipazione all’organizzazione politica del paese”. La commissione ha quindi individuato una serie di problematiche di cui governo, parlamento e forze politiche dovrebbero farsi carico.
Il tema della scarsa fiducia nei partiti e nelle istituzioni
Come già detto nell’introduzione, la commissione non elude il problema legato al fatto che una significativa quota di astensionismo, soprattutto negli ultimi anni, sia da attribuire alla scarsa fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni e nei partiti.
L’Italia va inserita in quei paesi ad alta partecipazione, in cui la crescita dell’astensione sembra il risultato, prima, della sfiducia nei partiti e del conseguente terremoto politico all’inizio degli anni novanta e, poi, a distanza di anni, della grande recessione con i suoi effetti economici e sociali che spinge a reazioni di protesta e astensione.
Da questo punto di vista una conferma ci giunge anche dal Rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) curato da Istat. Dai dati relativi al 2021 infatti emerge come la fiducia degli italiani nei confronti della politica sia particolarmente bassa. Su una scala di apprezzamento che va da 0 a 10 infatti i partiti politici si fermano a 3,3. Leggermente più alti i dati di parlamento (4,6) e sistema giudiziario (4,8).
In Italia la sfiducia nei confronti dei partiti è molto alta
Il livello di fiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni (2021)
FONTE: elaborazione openpolis su dati istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 9 Settembre 2022)
Secondo un sondaggio condotto dall’istituto Cattaneo a seguito delle elezioni del 2018 e citato nel libro bianco, emerge inoltre come il 34% degli intervistati, tra coloro che non si sono recati al seggio, lo abbia fatto per protesta o sfiducia nei confronti della classe politica.
I motivi dell’astensione in Italia
Motivi dell’astensione nelle elezioni parlamentari del 2018 (percentuale calcolata in base a un questionario a risposte multiple)
FONTE: elaborazione openpolis su dati Libro bianco sull'astensionismo e istituto Cattaneo
(ultimo aggiornamento: venerdì 9 Settembre 2022)
Il lavoro della commissione però non offre soluzioni a tale criticità. D’altronde questa è una problematica che potrà essere risolta solo superando la crisi dell’attuale sistema politico. Crisi che ha portato tra l'altro alla nascita di maggioranze molto eterogenee e di due governi “tecnici” (Monti e Draghi) nel giro di 10 anni.
La partecipazione alle elezioni in Italia e negli altri paesi
Detto del diffuso sentimento di sfiducia nei confronti della politica, la commissione evidenzia comunque che, dal dopoguerra a oggi, la diminuzione nel livello di partecipazione popolare alle elezioni è una dinamica condivisa da praticamente tutte le democrazie occidentali. Si evidenzia inoltre che il grado di affluenza ai seggi varia anche in base al tipo e all’importanza attribuita a ogni elezione.
La partecipazione al voto è in calo da molto tempo specialmente a partire dai primi anni ottanta del secolo scorso in tutti i tipi di competizione elettorale, in misura maggiore o minore a seconda della salienza delle scadenze e del tipo di elezioni.
In particolare, nel nostro paese la percentuale di votanti segue un ordine che vede al primo posto le elezioni per il parlamento, poi le regionali, le comunali e, infine, le europee. Per quanto riguarda le elezioni parlamentari, analizzando i dati relativi alle principali democrazie del continente europeo, possiamo osservare per tutte una diminuzione dei votanti dal periodo 1944-1969 a quello 2009-2021. In particolare in Italia si è passati da una quota del 92,4% al 74%. Da questo punto di vista possiamo notare che, confrontando gli stessi due archi temporali, la Francia che pure partiva da un livello medio di partecipazione più basso ha comunque registrato una contrazione più significativa rispetto a quella italiana.
In media l’85% degli italiani partecipa alle elezioni per il parlamento
L'evoluzione nel tempo del livello di partecipazione alle elezioni parlamentari nelle principali democrazie europee (1944-2021)
I dati sono tratti dal libro bianco sull’astensionismo che a sua volta li ha presi da La Partecipazione Politica (F. Raniolo). I paesi trattati nell’ambito dello studio sono molti di più. In questo caso sono state selezionate solo le democrazie più popolose in cui si siano tenute elezioni in tutto l’arco temporale considerato.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Libro bianco sull'astensionismo
(ultimo aggiornamento: venerdì 9 Settembre 2022)
Diminuzione più contenuta invece sia per Germania che per il Regno Unito. Anzi, in quest’ultimo caso si registra un’inversione di tendenza tra il periodo 1993-2008 e il periodo 2009-2021. In questo caso infatti il livello medio di partecipazione è tornato a salire di 2,7 punti percentuali. In generale comunque si deve rilevare come, tra le democrazie considerate, quello italiano rimane comunque il livello medio di partecipazione più elevato. Un elemento certamente di rilievo ma che non per questo deve far calare l'attenzione sul fenomeno dell'astensionismo.
-8,9 la differenza di partecipazione al voto - in punti percentuali - degli italiani tra le elezioni dei periodi 1993-2008 e 2009-2021.
La tendenza al calo della partecipazione nel nostro paese si conferma anche se analizziamo più da vicino i dati relativi alle elezioni per il parlamento del 2013 e del 2018. Come si può osservare anche a colpo d'occhio scorrendo le mappe sottostanti, il livello di partecipazione è diminuito in quasi tutte le provincie italiane salvo pochissime eccezioni. Si può notare inoltre una dinamica più accentuata nel caso delle elezioni per il senato (dove finora si è votato dai 25 anni in su) rispetto alla camera. Un altro dato che risulta piuttosto evidente è la generale minore partecipazione nelle aree meridionali del paese.
Com’è cambiato il livello di partecipazione alle politiche
La percentuale di partecipazione al voto a livello provinciale per eleggere deputati e senatori della XVII e della XVIII legislatura (2013-2018)
La mappe riportano, per ogni provincia, la percentuale di partecipazione al voto per le elezioni di camera e senato nel 2013 e nel 2018. Non è possibile un confronto diretto tra le province che nel 2016 si sono fuse in quella del Sud Sardegna (Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio).
FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 12 Settembre 2022)
Scarica i dati provinciali sulla partecipazione al voto</p>
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Curiosamente però è la provincia autonoma di Bolzano l'area in cui si è registrata la contrazione più significativa tra il 2013 e il 2018 (-13 punti percentuali circa sia alla camera che al senato). Al secondo posto troviamo Isernia (-7,9 p.p. alla camera e -7 al senato). In terza piazza troviamo invece Campobasso (-6,6 p.p.) per la camera e Roma (-6,2 p.p.) per il senato. Come detto, ci sono però anche delle eccezioni. Ma solo nel caso della provincia di Potenza la percentuale di votanti è cresciuta di più di 2 punti percentuali (+2,2). C'è poi una fascia consistente di province (25 per la camera e 24 per il senato) in cui la variazione tra il 2013 e il 2018 è compresa tra -0,99 e + 0,99 punti percentuali.
Quanti tipi di astensionismo
La commissione ha suddiviso il fenomeno in due macro-categorie. L’astensionismo apparente e quello reale. Con il termine astensionismo apparente si intende una sovrastima della percentuale di mancata partecipazione dovuta sostanzialmente al diverso modo di tenere conto degli iscritti all’Aire (anagrafe italiani residenti all’estero) a seconda delle elezioni e delle incongruenze negli archivi anagrafici e nei registri elettorali dei comuni italiani. Tali dinamiche portano a doppioni e quindi ad errori nei conteggi. Per quanto si tratti certamente di una distorsione non di poco conto, l’astensionismo apparente non è oggetto di questo articolo. In primo luogo perché parliamo appunto di errori statistici e non di reali mancate partecipazioni al voto. In secondo luogo perché questa dinamica non riguarda le elezioni per il parlamento, dato che in questo caso il voto degli italiani all'estero è disciplinato in maniera specifica.
Per quanto riguarda l’astensionismo reale invece, la commissione suddivide i cittadini che non si recano al seggio in 3 diverse sotto-categorie:
- involontari (impedimenti dovuti a problemi di età/salute o distanza dal seggio);
- indifferenti (scarso interesse, disinformazione);
- alienati (critica radicale, insoddisfazione, sfiducia).
Per quanto riguarda gli astensionisti involontari la commissione sottolinea come su questa componente influisca in maniera significativa l’aumento dell’età media della popolazione. Spesso infatti con l’avanzare dell’età si va incontro a problemi di salute, oltre che a difficoltà negli spostamenti. Elementi che rappresentano un ostacolo non indifferente nel recarsi al seggio per una quota sempre maggiore di italiani. Secondo i dati di Istat infatti la popolazione sopra i 75 anni, nell’arco di 70 anni, è passata da 1,2 a oltre 7 milioni. Con un’incidenza quadruplicata sul totale dei residenti.
11,9% la popolazione italiana over 75 a inizio 2020 secondo Istat.
Ma l’astensionismo involontario non riguarda solamente gli anziani. Non è infrequente infatti che gli elettori si trovino lontani dal proprio comune di residenza per motivi di studio, lavoro o anche semplicemente per turismo e attività sportive. Una difficoltà logistica che spesso, anche per motivi economici, diventa un forte disincentivo al voto. Secondo le stime della commissione (tratte sempre da dati Istat) circa l’11,5% degli aventi diritto rientra in questa categoria. Parliamo potenzialmente di oltre 5 milioni di elettori.
L’astensionismo può, inoltre, essere influenzato anche dalla frequenza delle occasioni elettorali, un fenomeno in crescita negli ultimi anni. Questo elemento infatti porta due ordini di problemi: il disinteresse da un lato e la mancanza di informazioni sugli appuntamenti elettorali dall’altro. L’incidenza di questa dinamica tuttavia non è quantificabile con esattezza.
Il libro bianco infine tratta anche l’astensionismo volontario. La componente di alienazione e protesta è stimata in circa il 15-20% degli elettori, mentre quella legata all’indifferenza in circa il 10-15%. Questo tipo di mancata partecipazione secondo la commissione è difficilmente riducibile mediante misure e strumenti di promozione di carattere istituzionale. Sarebbe compito delle forze politiche aprire una riflessione su questo aspetto. Riflessione che, al di la delle dichiarazioni di rito dopo ogni tornata elettorale, nei fatti non è ancora iniziata.
Le soluzioni proposte
Analizzate le diverse tipologie di astensionismo la commissione passa a suggerire una serie di misure per cercare di ridurre il fenomeno.
Il primo intervento proposto è la digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali (election pass) e la concentrazione degli appuntamenti in massimo due eventi all’anno (election day). Tale soluzione è pensata in particolare per evitare di scoraggiare gli elettori per gli eccessivi adempimenti da fare per esprimere il proprio voto. Per quanto riguarda l’election day in particolare si evidenzia che sarebbe necessaria un’armonizzazione delle norme che regolano le diverse tipologie di elezione, tenendo conto dei vincoli costituzionali e sovranazionali. A questo proposito la commissione sottolinea inoltre l’importanza di permettere il voto anche il lunedì. Tale prassi è già in uso anche se non sarà applicata per le elezioni del prossimo 25 settembre.
Come alternativa al voto per corrispondenza invece la commissione consiglia il ricorso al voto anticipato presidiato. La proposta prevede che il voto avvenga in apposite cabine elettorali collocate presso gli uffici postali (che hanno una diffusione capillare sul territorio) e, eventualmente, presso altri enti pubblici come gli uffici comunali o circoscrizionali. Presupposto per questa soluzione però è l’introduzione del già citato certificato elettorale digitale che consentirebbe una registrazione immediata del voto evitando così il rischio di doppioni.
I profili dell’astensionismo e le possibili soluzioni
Gli interventi per ridurre l'astensionismo proposti dalla commissione di asperti
La stima sul totale degli elettori indica la consistenza percentuale rispetto al totale degli elettori dei tre profili di astensionisti, che è stata stimata, a titolo esemplificativo, sulle sole elezioni europee del 2019, in quanto si tratta delle più recenti e delle sole per le quali si dispone di accurate rilevazioni post-voto (curate da Eurobarometro).
FONTE: elaborazione openpolis su dati libro bianco dell'astensionismo
(ultimo aggiornamento: lunedì 12 Settembre 2022)
Si ritiene inoltre molto utile l’introduzione della possibilità di votare, nel giorno delle elezioni, in seggi diversi dal proprio ma collocati nella stessa circoscrizione o collegio elettorale. Ciò con l’obiettivo, principalmente, di favorire la partecipazione al voto delle persone anziane e diversamente abili. Da questo punto di vista per facilitare l’afflusso si suggeriscono anche una serie di accorgimenti ulteriori: la pubblicazione dell’elenco dei seggi privi di barriere architettoniche; il rafforzamento del servizio di trasporto pubblico gratuito; il potenziamento e la semplificazione del voto a domicilio, oggi limitato ai malati non trasportabili.
Le forze politiche dovrebbero assumersi la responsabilità di ridurre l'astensionismo.
Altre innovazioni proposte sono la possibilità di individuare sedi alternative a quelle scolastiche. Ciò con il duplice obiettivo di non interrompere, laddove possibile, la continuità didattica e di rendere più agevole il raggiungimento del seggio specie nei piccoli comuni. Infine, per contrastare il disinteresse e la disinformazione si propone anche la possibilità di creare apposite campagne di comunicazione (sfruttando anche le piattaforme social) con un occhio di riguardo per i giovani.
Questi interventi, proposti anche alla luce delle esperienze sperimentate in altri paesi, potrebbero contribuire a ridurre l’astensionismo, almeno quello involontario. Anche per questi aspetti però tutto dipenderà dalla reale volontà delle istituzioni e delle forze politiche, a tutti i livelli, di farsi carico del problema e adottare le innovazioni normative necessarie.
Foto: ministero dell'interno