Le politiche dei comuni a sostegno dell’istruzione e del diritto allo studio Bilanci dei comuni
La formazione scolastica e universitaria è fondamentale per il benessere e la crescita del paese. In questo senso le amministrazioni locali possono fare la loro parte, contribuendo a migliorare il sistema educativo territoriale.
mercoledì 20 Gennaio 2021 | Italie a confronto
La formazione e l’istruzione rappresentano un cardine fondamentale per la società.
In questi mesi di pandemia si è parlato molto del diritto allo studio, che deve essere garantito a tutti, con il fine di formare i cittadini di domani e contribuire al progresso delle comunità.
Nonostante l’istruzione venga unanimemente riconosciuta nel dibattito pubblico come asset strategico del paese, non sempre questa unità di intenti coincide con politiche adeguate.
L’Italia si conferma il paese Ue con la più bassa percentuale di spesa pubblica in educazione
Percentuale di spesa pubblica in educazione rispetto al totale nei paesi Ue (2018)
La spesa pubblica in educazione è considerata in senso complessivo, dall’istruzione pre-primaria (scuole per l’infanzia) a quella terziaria (università).
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 7 Maggio 2020)
Come abbiamo evidenziato in un approfondimento dedicato, l'Italia investe solo l’8,2% della spesa pubblica in educazione. È un dato inferiore di due punti percentuali rispetto alla media dei paesi Ue (10,2%). In quest'area i maggiori livelli di spesa si registrano in Estonia (15,8%), Lettonia (15,1%), Malta (14,2%) e Svezia (13,8%).
Sebbene negli ultimi 3 anni la spesa pubblica per istruzione in Italia sia cresciuta, siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi.
Ma a livello territoriale quanto investono le istituzioni locali nella formazione delle future generazioni?
Le spese dei comuni per istruzione e diritto allo studio
Scuola e formazione sono oggetto di un'intera missione contenuta nei bilanci comunali: "Istruzione e diritto allo studio".
Dentro questo capitolo ci sono diverse voci di spesa, che riguardano l'istruzione pre-scolastica (la scuola dell'infanzia), primaria, secondaria inferiore e superiore, oltre che universitaria. Inoltre in questa missione vengono ricompresi i servizi ausiliari all'istruzione (come il trasporto, gli alloggi, le mense o le sperimentazioni didattiche) e le politiche per il diritto allo studio, come borse di studio, sovvenzioni, prestiti, buoni libro e indennizzi.
Per ogni livello di istruzione vengono inserite le spese relative al funzionamento, gestione e manutenzione delle strutture sul territorio, compresi gli interventi di edilizia scolastica di competenza del comune, ma anche gli investimenti nella formazione del personale.
In questa parte del bilancio non vengono considerate le spese per gli asili nido, comprese nella voce di bilancio "Interventi per l'infanzia e per i minori", né le iniziative di promozione e sviluppo della ricerca tecnologica in ambito universitario, anch'esse incluse in una voce dedicata.
Le grandi città del sud spendono di meno per l’educazione
Spesa pro capite per istruzione e diritto allo studio nelle città con più di 200mila abitanti (2019)
I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
Milano è il comune che spende di più per istruzione e diritto allo studio (206,05 euro pro capite), tra le città con più di 200mila abitanti. Seguono Bologna (204,3), Verona (171,57), Trieste (159,89) e Firenze (159,5).
Le ultime tre città in classifica sono tutte del sud. Si tratta di Bari (83,27 euro pro capite), Napoli (51,97) e Messina (42,18).
Quanto spende il tuo comune per l’istruzione sul territorio
Spesa assoluta e pro capite per istruzione e diritto allo studio in tutti i comuni italiani (2019)
Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
Se invece estendiamo l'analisi a tutte le località italiane, è Proves (Bolzano) il comune che di gran lunga spende di più per l'educazione dei suoi abitanti: 4.962,95 euro pro capite. Seguono un altro comune del bolzanese, Avelengo, con 2.188,99 euro pro capite, e Jovencan in Valle d'Aosta (1.927,41).
Ben 7 delle prime 11 posizioni sono occupate da comuni della provincia autonoma di Bolzano. In quest'area, infatti, le amministrazioni spendono in media 380,12 euro pro capite, più del triplo della media nazionale (106,63).
La spesa per l’educazione e l’andamento negli anni: Bologna e Trieste in calo, Milano e Firenze in crescita
L'andamento della spesa pro capite per istruzione, nei bilanci dal 2016 al 2019
I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2019.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2016-2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
Tornando alle grandi città, possiamo esaminare come i livelli spesa siano variati negli ultimi anni.
Analizzando i bilanci nelle ultime quattro annualità disponibili, infatti, notiamo che nel 2016 e nel 2017 Bologna era la grande città a spendere di più per l'istruzione. Il capoluogo emiliano, tuttavia, ha ridotto gli investimenti del 4,8% in quattro anni.
Ancora più evidente è il calo di Trieste (-10,6%), mentre nel periodo considerato Firenze ha incrementato la sua spesa del 29,9%.
Ha speso di più anche Milano (+8,3%), che come abbiamo già detto negli ultimi due anni è stata la città a spendere di più in Italia, tra quelle con popolazione superiore ai 200mila abitanti.
Vediamo nel dettaglio qual è la situazione nell'area limitrofa al capoluogo lombardo, analizzando i dati relativi a tutti i comuni della città metropolitana di Milano.
Quanto investono sulla formazione e la scuola i comuni della città metropolitana di Milano
Spesa pro capite per istruzione, nei comuni della città metropolitana di Milano (2019)
I dati mostrano la spesa per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Il dato non è disponibile per i comuni segnati in grigio.
FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)
La media di spesa per formazione e istruzione nei comuni della città metropolitana di Milano è 114,35 euro pro capite, di poco superiore alla media nazionale (106,63).
Nell'area i comuni a investire di più nel settore sono Asiago (337,09), Motta Visconti (263,01) e Cerro al Lambro (241,70). Il capoluogo occupa l'ottava posizione (su 135).
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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.
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