Le presenze nei centri di accoglienza si sono dimezzate Migranti

Dal 2018 al 2020 si sono dimezzati gli arrivi di rifugiati e richiedenti asilo in Italia. Di conseguenza sono diminuite le presenze nelle strutture di accoglienza. Tuttavia il sistema non è stato ancora riformato.

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A partire dal 2018 l’entità dei flussi migratori verso l’Italia si è fortemente ridimensionata, ma il sistema dell’accoglienza ha continuato a perseguire politiche di tipo emergenziale. In particolare, con la predominanza del sistema straordinario e a discapito dei centri piccoli, che propongono un modello di accoglienza diffusa, maggiormente sostenibile.

Le strutture per richiedenti asilo e rifugiati.

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Il calo degli arrivi e delle presenze nei centri

Negli ultimi anni si è registrato un significativo calo negli arrivi di migranti in Italia. Anche se nel 2021 la cifra è raddoppiata rispetto a quella dell’anno precedente (66.770, contro i 34.154 del 2020), si tratta comunque di numeri molto contenuti rispetto a quelli di alcuni anni fa. Basti pensare, per esempio, che nel 2016 gli sbarchi via mare sulle coste italiane furono più di 181mila.

Contestualmente, sono diminuite anche le richieste di asilo. Secondo i dati del ministero dell’interno, nel periodo analizzato in “Centri d’Italia”, le richieste esaminate si sono quasi dimezzate, passando da oltre 95mila nel 2018 a meno di 43mila nel 2020.

Questo ridimensionamento degli sbarchi ha chiaramente comportato anche una diminuzione delle presenze registrate nei circuiti dell’accoglienza.

Il grafico mostra il numero complessivo di posti disponibili nel sistema di accoglienza, le presenze giornaliere al 31 dicembre di ogni annualità considerata e il numero di strutture attive per ogni anno. Sono inclusi i centri del sistema Sprar/Siproimi, i centri di accoglienza straordinaria e i centri di prima accoglienza. Sono stati considerati i centri attivi al 31 dicembre di ogni anno, con un’unica eccezione, che riguarda esclusivamente le strutture Sprar/Siproimi attivi nel 2020. Per questa tipologia di centri, infatti, sono state considerate le presenze al 30 ottobre e i centri attivi al 3 luglio.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Centri d'Italia
(ultimo aggiornamento: lunedì 14 Febbraio 2022)

Tra 2018 e 2020 c'è stata una contrazione molto pronunciata del numero di presenze giornaliere registrate nei centri (passate da oltre 131mila a circa 76mila, con un calo pari a oltre 55mila unità), con una diminuzione di oltre 3mila strutture di accoglienza (-25,6%).

-42% le presenze nei centri di accoglienza nel 2020 rispetto al 2018.

Continua a dominare il sistema straordinario

Nonostante questa occasione di cambiamento e di riforma organica dell'intero apparato però si sono mantenute e confermate alcune caratteristiche ormai strutturali del sistema dell'accoglienza.

In particolare, la predominanza del sistema straordinario, pensato originariamente per un contesto di tipo emergenziale, ma diventato negli anni la componente principale del sistema. Anche a fronte del calo degli arrivi e quindi delle presenze nei centri, rimane infatti elevato il numero di persone ospitate nei centri di accoglienza straordinaria.

65,7% dei richiedenti asilo e rifugiati sono ospitati nel sistema di accoglienza straordinario (al 15 febbraio 2022).

All'ultimo aggiornamento del 15 febbraio 2022, più di 6 persone su 10 risultavano ospitate nei centri di competenza prefettizia, che comprende i centri di accoglienza straordinaria (Cas) e i centri di prima accoglienza. Solo il restante si trovava nelle strutture ordinarie (Sai).

L’accoglienza nei Cas è da anni un aspetto strutturale anche se in teoria dovrebbe attivarsi solo in mancanza di posti nel sistema ordinario. Vai a "Come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia"

Per quanto riguarda i centri del circuito straordinario, nel periodo analizzato in “Centri d’Italia” si è registrata una ridistribuzione sia delle presenze che dei posti disponibili nelle varie tipologie di centro.

Il grafico mostra la distribuzione dei posti disponibili in base alle dimensioni dei centri. Per “centri piccoli” si intendono i centri con capienza fino a 20 posti, per “centri medi” con capienza da 21 a 50 posti, per “centri grandi” da 51 a 300 posti, per “centri molto grandi” oltre i 300 posti. Sono stati considerati i centri di accoglienza straordinaria (Cas) e i centri di prima accoglienza attivi al 31 dicembre di ogni anno.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Centri d'Italia
(ultimo aggiornamento: lunedì 14 Febbraio 2022)

Nel passaggio dal 2018 al 2020 si è verificato un leggero miglioramento, nel senso che è leggermente aumentata (di 2,3 punti percentuali) la quota di persone ospitate in centri piccoli (con capienza inferiore ai 20 posti), mentre si è ridotta di oltre 4 punti percentuali quella di migranti ospitati nei centri molto grandi (di oltre 300 posti), passata dal 6,7% al 2,6%.

L'accoglienza diffusa è un modello più sostenibile.

Si tratta di un fenomeno positivo, considerato che le strutture di dimensioni inferiori hanno dimostrato una maggiore capacità di generare integrazione nel tessuto sociale locale, qualificandosi quindi come una modalità di accoglienza più solida. È però importante sottolineare che a generare questo miglioramento è stata una coincidenza di fattori, in primis il calo degli arrivi e la chiusura di numerosi grandi centri, e non una politica mirata o una volontà di riformare il sistema.

La maggiore riduzione di posti si è registrata nei centri piccoli

A dimostrare che la ripresa dei piccoli centri è stata un effetto collaterale più che il risultato di politiche mirate c'è il fatto che, pur accogliendo in proporzione più persone, sono proprio i centri più piccoli ad aver subito il maggiore taglio dei posti disponibili.

Per “posti disponibili” si intende la capienza di ciascun centro, indipendentemente dal fatto che in quel momento i posti siano occupati o meno. Per “centri piccoli” si intendono i centri con capienza fino a 20 posti, per “centri medi” con capienza da 21 a 50 posti, per “centri grandi” da 51 a 300 posti, per “centri molto grandi” oltre i 300 posti. Sono stati considerati i centri di accoglienza straordinaria (Cas) e i centri di prima accoglienza attivi al 31 dicembre di ogni anno.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Centri d'Italia
(ultimo aggiornamento: lunedì 14 Febbraio 2022)

Nei centri con capienza fino a 20 persone infatti la disponibilità di posti è diminuita di quasi 22mila unità dal 2018, quando erano 49.525, al 2020, quando sono scesi a 27.542.

-44,4% i posti a disposizione nei centri prefettizi di piccole dimensioni, tra 2018 e 2020.

Mentre la diminuzione è stata di entità inferiore nel caso dei centri medi (-14mila posti) e soprattutto in quelli molto grandi (-7.133 posti).

Se si fosse realmente deciso di puntare sull’accoglienza diffusa, sarebbe bastato mantenere attivi i piccoli centri già operativi sul territorio, chiudendo invece quelli più grandi. È proprio in momenti come questi in cui i numeri dell’accoglienza sono più semplici da gestire che bisognerebbe ripensare il sistema. Invece che aspettare una nuova emergenza.

 

Foto: Andrea Mancini

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