Le sanzioni per il consumo di cannabis in Europa Europa

I paesi dell’Unione europea avanzano verso la decriminalizzazione e depenalizzazione della cannabis. Nonostante ciò, negli ultimi anni sono aumentati i reati registrati dalle autorità nazionali, anche quelli legati al consumo.

|

Lo scorso autunno, in Italia sono state raccolte le firme per chiedere un referendum che preveda l’abrogazione di tutte le pene detentive legate alla cannabis (fatta eccezione per l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito) e la depenalizzazione del reato di coltivazione per uso personale. Oltre a cancellare la sanzione amministrativa che al momento prevede il ritiro della patente per i consumatori.

Secondo l’organizzazione mondiale della sanità (Oms), a livello globale la marijuana è la droga più coltivata, più utilizzata e più trafficata. Essendo economica rispetto ad altre sostanze come la cocaina, costituisce un mercato di dimensioni relativamente piccole, ma che si mantiene particolarmente stabile. Stando ai dati raccolti dall’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, si è infatti mostrato resiliente anche durante la pandemia.

Globalmente, più della metà di tutti i sequestri di droga la riguardano. In Italia come nel resto d’Europa c’è una tendenza generale verso la decriminalizzazione di questa sostanza, ma le infrazioni anche solo per il consumo sono ancora molto numerose.

La cannabis in Europa, tra decriminalizzazione e legalizzazione

Anche nel continente europeo, come nel resto del mondo, la marijuana risulta essere la droga più utilizzata.

22,2 milioni di cittadini europei hanno fatto uso di marijuana nel corso del 2019, secondo i dati dell’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.

Parliamo del 7,7% della popolazione Ue. Un dato che sale al 15,4% se consideriamo solo i giovani adulti di età compresa tra i 15 e i 34 anni (15,8 milioni). C’è comunque ampia variabilità tra i paesi membri. Ad esempio in Francia la quota si attesta al 45%, mentre a Malta arriva appena al 4%, per gli adulti.

Le Nazioni unite raccomandano solo l’uso scientifico e medico della cannabis.

Secondo lo European monitoring centre for drugs and drug addiction (Emcdda), le Nazioni unite ne prevedono soltanto l’uso a scopi scientifici e terapeutici, escludendo quindi le finalità ricreative, pur avendola rimossa dalla lista delle droghe più pericolose. Si tratta infatti di una sostanza con comprovati effetti a lungo termine sulla salute e, nei soggetti più giovani, sullo sviluppo cerebrale. Il cosiddetto international drug control system prevede quindi una regolamentazione dell’uso e traffico di questa sostanza. Anche se regolamentarla di per sé non vuol dire criminalizzarla.

In questo senso, esistono tre soluzioni principali secondo l’Emcdda, ovvero la decriminalizzazione, la depenalizzazione e la legalizzazione.

  • Decriminalizzazione: Il consumo o il traffico di cannabis non è reso legale ma non è più considerato un illecito penale. Vengono applicate sanzioni di tipo amministrativo, come multe o segnalazioni
  • Depenalizzazione: Il reato è considerato penale ma non comporta la detenzione poiché di entità minore, o comunque l’azione penale non è giudicata in linea con l’interesse generale
  • Legalizzazione: ogni tipo di sanzione viene rimossa, ma solitamente rimane una forma di regolamentazione del mercato (come avviene per sostanze come l’alcol e il tabacco).

Le sanzioni nei paesi Ue

In Europa esistono forme variegate di decriminalizzazione e depenalizzazione della cannabis, ma a oggi nessuno stato membro l’ha ancora completamente legalizzata – fatta eccezione per Malta che proprio in questi giorni ha approvato la legalizzazione anche per uso ricreativo. Esempi di quest’ultimo approccio si possono invece trovare al di fuori del continente europeo, ad esempio in Uruguay e in alcuni stati degli Stati Uniti.

Siccome la gestione avviene a livello di autorità nazionali e non Ue, in fatto di marijuana vi è una scarsa armonizzazione della legislazione tra i vari stati membri.

La risoluzione del consiglio dell’Unione europea di luglio 2004 comunque raccomandava misure per contrastarne la coltivazione e il traffico e contro i siti contenenti informazioni esplicite sulla coltivazione. In generale la vendita è considerata un reato e anzi in molti casi non viene nemmeno differenziata dalla vendita di droghe cosiddette pesanti. Più controversa è invece la questione del consumo.

Nel caso della Spagna, ad essere oggetto di sanzione è l’uso in luoghi pubblici. In generale, come riporta l’Emcdda, nonostante la legislazione di molti paesi membri preveda una pena in questi casi, l’incarcerazione è una soluzione sempre meno frequente, in tutti i paesi Ue.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Emcdda
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Dicembre 2021)

Secondo l'Emcdda, in 7 dei 27 paesi Ue (Svezia, Finlandia, Estonia, Francia, Ungheria, Grecia e Cipro), l'utilizzo di cannabis è criminalizzato, ovvero può portare all'incarcerazione - anche se nella pratica questo succede poco e via via sempre più raramente.

In 5 stati dell'Unione (Portogallo, Spagna, Lussemburgo, Lettonia e Lituania) invece non è prevista l'incarcerazione, ma il fatto è comunque ritenuto illegale e perseguibile. Nei restanti paesi, tra cui l'Italia, il consumo di per sé non è considerato un fatto perseguibile in alcun modo.

15 i paesi Ue che non prevedono alcuna sanzione per il consumo di marijuana.

Anche se possono subentrare variabili significative come il luogo in cui se ne fa uso (ad esempio di fronte ad una stazione di polizia) che in alcuni paesi possono portare all'imposizione di una pena.

Nonostante la decriminalizzazione, aumentano i reati registrati

Tra il 2009 e il 2019, nonostante una parallela tendenza alla decriminalizzazione e depenalizzazione della cannabis, il numero di reati relativi a essa registrati dalle autorità nazionali sono andati perlopiù aumentando nei paesi membri.

I dati si riferiscono ai casi registrati dalle autorità nazionali. Non sono disponibili quelli di Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia. Cambiano da paese a paese le definizioni di infrazione e anche la modalità con cui i casi sono conteggiati (numero di rei o di infrazioni, ad esempio).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Emcdda
(ultimo aggiornamento: lunedì 13 Dicembre 2021)

La Repubblica Ceca, in particolare, è stata il paese Ue che ha registrato il maggiore incremento. Parliamo di un aumento pari al 713,2%. Sotto questo aspetto è seguita dalla Lituania (+248,1%) e dal Lussemburgo (+137,6%).

I Paesi Bassi sono stati i primi in Ue a tollerare il consumo di cannabis.

Mentre i Paesi Bassi sono l'unico paese Ue per cui sono disponibili dati ad aver visto un calo nei reati di questo tipo. Nel 2009, ammontavano a 8.962, nel 2019 invece erano 7.930. Sono anche stati il primo paese dell'Ue a introdurre una forma di regolamentazione della marijuana, attraverso la struttura del coffee shop. Si tratta non tanto di legalizzazione, ma di una forma di tolleranza circoscritta.

Analizzando invece i dati sui reati relativi solamente all'utilizzo, escludendo quindi il traffico, la crescita della Repubblica Ceca è ancora più marcata.

+4.134% i reati per consumo di cannabis registrati in Repubblica Ceca nel 2019, rispetto al 2009.

Le infrazioni sono infatti passate da 125 nel 2009 a 5.293 nel 2019. Anche in questo caso, seguono Lituania e Lussemburgo, con un aumento pari rispettivamente al 424,5% e al 169,3%. Per i Paesi Bassi questi dati specifici non sono disponibili. Invece, una diminuzione si è registrata in Grecia (-29,8%) e in Slovacchia (-2,9%).

Per quanto riguarda l'Italia, invece, l'aumento nei reati totali è stato pari all'8,8%. Al 5,5% se consideriamo solo quelli legati al consumo.

I dati sono riferiti ai soggetti segnalati all’autorità giudiziaria (per quanto riguarda i reati di tipo criminale) e a quelli segnalati al prefetto delle forze di polizia (per i reati di tipo amministrativo).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Emcdda
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Dicembre 2021)

Già dal 2009 ma in particolare tra il 2013 e il 2016 il numero di reati aveva registrato un calo nel nostro paese. Nel 2016 però c'è stato un aumento significativo (+24,8% per i reati di consumo), per poi diminuire solo molto lievemente e gradualmente.

Per quanto riguarda invece i reati per vendita, si sono sempre aggirati su numeri inferiori. Nel 2019 si è comunque registrato un aumento del 14,1% rispetto a 10 anni prima.

 

Foto credit: Richard T - licenza

PROSSIMO POST