Le scuole in aree urbane degradate e l’abbandono scolastico #conibambini
Nelle aree urbane con più disagio le scuole sono spesso l’unico presidio educativo. Monitorarne la presenza è la premessa per intervenire in quei territori, a partire dal contrasto all’abbandono scolastico.
martedì 18 Febbraio 2020 | Povertà educativa
La scuola ha un ruolo sociale importantissimo, anche in relazione al territorio in cui si trova.
Nei comuni interni, la scuola può essere un vero e proprio baricentro, un luogo pubblico di aggregazione per abitati dispersi e in forte spopolamento, come abbiamo avuto modo di descrivere nel report Scuole e asili per ricucire il paese.
Ma anche nelle aree urbane delle grandi città, dove i problemi sono diversi dallo spopolamento, il loro ruolo può essere decisivo. Specie nei quartieri delle grandi città ad alta densità abitativa, le complessità da gestire spesso riguardano l’integrazione culturale, il disagio economico, la marginalità sociale. Complessità su cui la coesione della comunità che vive in un territorio può fare la differenza.
La scuola può essere un primo fattore di coesione e integrazione delle comunità che vivono in un quartiere.
Scuole e verde pubblico (…) sono tra i primi fondamentali servizi grazie a cui un insieme di persone si trasforma in una comunità, non solo per il casuale luogo dell’abitazione, ma per una serie di interessi collettivi.
Nelle aree urbane dove il disagio e il degrado sono più forti, le scuole spesso costituiscono uno dei pochi presidi educativi, a fronte della carenza di servizi rispetto alla popolazione residente. E proprio per questo la presenza della scuola può essere la premessa per intervenire in quei territori, con laboratori, corsi pomeridiani, iniziative che coinvolgano i ragazzi e le loro famiglie.
Per questa ragione, monitorarne la presenza è necessario per comprendere meglio il fenomeno e programmare gli interventi.
Le scuole nelle aree urbane a rischio
Una delle informazioni rilasciate dal Miur riguarda quante scuole si trovano nelle aree urbane più a rischio degrado. Su oltre 40mila edifici scolastici poco meno dell’1% degli edifici è stato classificato come in un area urbana degradata.
Ma il dato nazionale cambia molto rispetto al tipo di comune. Nelle città con più di 250mila abitanti, oltre il 5% degli edifici scolastici è collocato in una zona ritenuta a rischio degrado dagli enti proprietari dell’edificio.
Nelle città maggiori oltre il 5% delle scuole si trova in aree degradate
Percentuale di edifici scolastici statali in aree urbane degradate (2017)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Nelle città con più di 250mila abitanti ci sono oltre tremila edifici scolastici. Di questi, quelli classificati nei dataset del Miur come in aree a rischio disagio sono 174 (circa 1 su 20).
Un tema che sembra riguardare in primo luogo i capoluoghi di alcune città metropolitane del mezzogiorno, e in particolare Catania e Napoli. Nella città siciliana il 17,42% degli edifici scolastici è classificato in un'area urbana a rischio. Anche nel capoluogo campano il dato - seppur inferiore - è ancora a doppia cifra (11,19%).
Catania è la città con più scuole in aree degradate
Percentuale di edifici scolastici statali in aree urbane degradate (2017)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Seguono Palermo (6,43%), Roma (5,21%) e Torino (4,21%). Più contenuto il dato indicato nei dataset del ministero per le altre maggiori città italiane.
L'abbandono scolastico nelle aree urbane
Intervenire nelle scuole delle grandi aree urbane, e in particolare in quelle più a rischio, può essere importante anche per il contrasto all'abbandono scolastico.
La letteratura in materia ha individuato l'esistenza di un legame tra la posizione geografica e abbandono scolastico, che può assumere forme diverse a seconda del territorio.
In alcuni stati l'abbandono scolastico è un fenomeno prevalentemente rurale, ha un'incidenza elevata nelle aree isolate e può essere legato alla mancanza di accesso adeguato all'istruzione. In altri riguarda piuttosto le zone svantaggiate delle grandi città.
I dati sull'abbandono in Italia negli ultimi anni indicano in un certo senso entrambe le tendenze. Da un lato, dopo anni di calo, i territori a bassa urbanizzazione hanno visto un incremento molto significativo tra 2017 e 2018. Qui il tasso di abbandono è cresciuto dal 13% al 14,4% in un solo anno. Dall'altro però le maggiori aree urbane rimangono quelle più soggette ad abbandono scolastico. Nel 2018 il 15,3% dei residenti tra 18 e i 24 anni risultava non avere il diploma superiore, né una qualifica professionale.
14,5% il tasso di abbandono medio in Italia, nel 2018. Una quota superata solo nelle aree urbanizzate.
In questo senso, se dividiamo i comuni italiani in 4 fasce in base al tasso di uscita dal sistema scolastico e di formazione, emerge come nella fascia con più abbandoni sia anche più elevata la percentuale di edifici scolastici collocati in aree urbane degradate.
Nei comuni con più abbandono scolastico ci sono più scuole in aree degradate
Percentuale di edifici scolastici statali in aree urbane degradate rispetto all'abbandono scolastico
FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat e Miur
(ultimo aggiornamento: martedì 25 Settembre 2018)
Questa tendenza suggerisce quanto possa essere strategico intervenire sulle scuole collocate in zone con disagio più elevato. Potenziarne l'apertura e l'offerta didattica può renderle un punto di riferimento per i quartieri in difficoltà. Garantendo a chi abita o frequenta la scuola nelle zone urbane con più disagio un'esperienza scolastica inclusiva e di qualità. È una delle premesse per migliorare la condizione di vita in quei quartieri.
Foto credit: Justin Eisner - Unsplash
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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sugli edifici scolastici è il Miur.