Le spese che sostengono i comuni italiani per la gestione dei rifiuti urbani Bilanci dei comuni

Raccolta, trattamento, smaltimento. La gestione dei rifiuti in ambito urbano è un aspetto rilevante, anche dal punto di vista economico, per le amministrazioni comunali.

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L’efficacia nella gestione dei rifiuti urbani, della raccolta differenziata e nello smaltimento dei rifiuti industriali rappresenta da sempre un tema caldo nel dibattito locale sui territori.

Non è un caso, infatti, che recentemente l’attesa pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad accogliere rifiuti radioattivi in Italia abbia acceso ovunque un vespaio di polemiche.

Tuttavia, anche senza voler scomodare i rifiuti speciali, il tema dei rifiuti urbani è spesso presente nel dibattito pubblico, che si tratti della raccolta di immondizia per le strade o della localizzazione di una nuova discarica.

Il catasto dei rifiuti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel suo studio considera le seguenti frazioni merceologiche: rifiuti urbani indifferenziati, rifiuti dallo spazzamento stradale destinati allo smaltimento, altri tipi di rifiuti urbani indifferenziati.

FONTE: Ispra - elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Negli anni tra il 2011 e il 2019 la produzione di rifiuti urbani in Italia ha avuto un andamento abbastanza costante. Nel 2011 nel paese si sono prodotti 31,38 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, nel 2019 il dato è sceso a 30,07, con una diminuzione del 4,2%. La produzione minima si è verificata nel 2015 (29,52 milioni di tonnellate).

I dati italiani sono sostanzialmente in linea con quelli degli altri paesi dell’Unione europea. Nel 2018, infatti, in Italia si producevano 499 chili pro capite di rifiuti, una cifra di poco superiore alla media dei 28 paesi Ue (489 kg).

Le spese dei comuni per la raccolta dei rifiuti

La competenza per la gestione dei rifiuti urbani non speciali è quasi sempre in capo alle amministrazioni comunali o a società partecipate da enti pubblici, le quali gestiscono il servizio per conto dei comuni. Nei bilanci esiste una voce di spesa chiamata "rifiuti".

Si tratta di uno dei capitoli di bilancio della missione "Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente", che vede anche altre voci al suo interno: difesa del suolo; tutela, valorizzazione e recupero ambientale; servizio idrico integrato; aree protette, parchi naturali, protezione naturalistica e forestazione; tutela e valorizzazione delle risorse idriche; sviluppo sostenibile territorio montano dei piccoli comuni; qualità dell'aria e riduzione dell'inquinamento.

Nella voce dedicata ai rifiuti le amministrazioni inseriscono importi di spesa in bilancio per l'amministrazione, ispezione, funzionamento o supporto alla raccolta, al trattamento e ai sistemi di smaltimento dei rifiuti.

Questo capitolo comprende le spese per la pulizia di strade, piazze, viali, mercati, oltre che per la raccolta di tutti i tipi di rifiuti (da differenziare o smaltire senza differenziazione). Sono inclusi inoltre i costi di trasporto nei luoghi di trattamento o nella discarica.

Qui sono infine comprese le spese per sovvenzioni o sussidi a sostegno del settore, per la costruzione o il miglioramento dei sistemi sui rifiuti e per i canoni o i contratti di servizio con le aziende per i servizi di igiene ambientale.

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Se consideriamo i grandi comuni italiani, Venezia è quello ad aver speso di più per la gestione dei rifiuti urbani nel 2019: 464,99 euro pro capite. Dietro il capoluogo veneto troviamo Genova (324,61), Roma (273,77) Firenze (234,86) e Torino (230,93).

In coda alla classifica delle città con più di 200mila abitanti ci sono tre comuni del nord-est: Padova (205,86), Trieste (162,78) e Verona (161,52).

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Tra le città italiane con popolazione superiore a 200mila abitanti, sono state considerate le 5 che hanno speso di più per la voce considerata nel 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2016-2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Tra le città con popolazione superiore a 200mila abitanti, nel 2016 era Firenze quella a spendere di più per la gestione dei rifiuti (326,55 euro pro capite).

Nel 2017 questo primato è spettato a Roma, arrivata a investire 597,57 euro pro capite, pari a oltre 1,7 miliardi di euro in un solo anno. Tuttavia, nel 2019 ha speso il 54,2% in meno.

È Venezia, nell'ultimo biennio, ad aver destinato la cifra pro capite più alta a questa voce.

Per sapere quanto viene speso nel tuo territorio, clicca sulla casella Cerca… e digita il nome del tuo comune. Puoi cambiare l’ordine della tabella cliccando sull’intestazione delle colonne.

I dati mostrano per ogni comune italiano la spesa totale e la spesa pro capite destinata alla gestione dei rifiuti urbani. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Non sono disponibili i dati di alcuni comuni perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Se estendiamo l'analisi a tutti i comuni italiani, è Civitella Paganico, in provincia di Grosseto, a spendere di più: 2.233,04 euro pro capite, seguito da Monterosso al Mare (La Spezia) e Foppolo (Bergamo).

Nel 2019 i comuni italiani hanno speso in media 139,76 euro pro capite, con quelli toscani ai primi posti (con una media di 230,57 euro pro capite) e i veneti agli ultimi (68,34). Nonostante il Veneto sia stata la regione con la più alta percentuale di raccolta differenziata nel 2018 (73,8%), come abbiamo visto in un precedente approfondimento.

Vista la particolarità del contesto, analizziamo nel dettaglio la spesa pro capite per la gestione dei rifiuti nei comuni veneti.

I dati mostrano la spesa per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Il dato non è disponibile per i comuni segnati in grigio.

FONTE: openbilanci - consuntivi 2019
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

Si trovano in provincia di Venezia i due comuni che investono maggiormente nella gestione dei rifiuti. Si tratta di Caorle e San Michele al Tagliamento, che investono in bilancio rispettivamente 574,32 e 567,14 euro pro capite.

Il capoluogo di regione è quinto in classifica, dietro a due località in provincia di Verona (Ferrara di Monte Baldo e Malcesine).

In media, i comuni spendono di più in provincia di Rovigo (129,30 euro), Venezia (120,86) e Verona (110,06). Si spende di meno, invece, nelle province di Treviso (2,85) e Padova (14,29).

 

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I contenuti di questa rubrica sono realizzati a partire da openbilanci, la nostra piattaforma online sui bilanci comunali. Ogni anno i comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). Noi estraiamo i dati, li elaboriamo e li rendiamo disponibili sulla piattaforma. I dati possono essere liberamente navigati, scaricati e utilizzati per analisi, finalizzate al data journalism o alla consultazione. Attraverso openbilanci svolgiamo un'attività di monitoraggio civico dei dati, con l'obiettivo di verificare anche il lavoro di redazione dei bilanci da parte delle amministrazioni. Lo scopo è aumentare la conoscenza sulla gestione delle risorse pubbliche.

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