Le tremila persone morte o disperse lungo le rotte migratorie Migranti
Anche nei primi mesi del 2022 è drammatico il numero di migranti che trova la morte. Accade in tutto il mondo, ma il fenomeno è particolarmente rilevante nel mar Mediterraneo. Per arginare sofferenza e morte occorrono nuove politiche pubbliche.
venerdì 7 Ottobre 2022 | Migranti
Oltre 3mila persone hanno perso la vita, o sono risultate disperse, lungo le rotte migratorie nel mondo, nei primi 8 mesi di quest’anno. Si tratta di un numero spaventoso quanto drammatico, perché riguarda donne, uomini e minori che si avviano in un viaggio già di suo difficile, alla ricerca di una vita migliore.
I dati raccontano che, nonostante in questi anni il numero dei migranti deceduti o dispersi sia calato, occorrono nuove politiche pubbliche rispetto a un fenomeno che continua a determinare sofferenze e morte.
Si muore ovunque, nel Mediterraneo di più
Lo scorso 3 ottobre, sull’isola di Lampedusa, è stato commemorato il nono anniversario del naufragio di un’imbarcazione libica che nel 2013 provocò la morte di 368 persone, quasi tutte di nazionalità etiope ed eritrea. Un episodio che colpì l’opinione pubblica al punto da istituire la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”.
Anche se rispetto agli anni della “crisi europea dei migranti” (2015-2017) c’è stato un calo di morti e dispersi lungo le rotte, sono ancora migliaia le persone che ogni giorno perdono la vita durante il viaggio.
21.082 persone sono risultate morte o disperse lungo le rotte migratorie nel mondo, tra il 2015 e il 2017.
Negli anni della crisi più di 20mila persone avrebbero perso la vita, secondo le stime del progetto “Missing migrants” dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), un’agenzia delle Nazioni unite. L’anno più drammatico è stato il 2016, quando complessivamente si sono registrati 8.084 casi di persone decedute o disperse.
È bene evidenziare che, secondo la stessa ammissione dell’Oim, si tratta di stime al ribasso, poiché molti incidenti non vengono intercettati e quindi registrati.
Come abbiamo accennato, da gennaio ad agosto sono morte o si è perso traccia di 3.044 persone, di cui oltre mille nella rotta che dal nord Africa arriva in Europa o in Medio Oriente attraverso il mar Mediterraneo.
Secondo i dati dell’agenzia Onu, è questa la rotta migratoria più pericolosa del mondo.
Nei primi 8 mesi dell’anno più di mille morti e dispersi nel Mediterraneo
Le stime di morti e dispersi tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2022, nelle principali zone di confine attraversate da migranti
FONTE: elaborazione openpolis su dati Oim
(ultimo aggiornamento: giovedì 6 Ottobre 2022)
Da gennaio ad agosto del 2022, infatti, sono state registrate 310 vittime e 851 dispersi: in totale 1.161 persone. Nella stessa area geografica, ma in Africa settentrionale, nei primi otto mesi dell'anno 450 persone sono decedute o non se ne è più avuta notizia.
Ma ci sono state centinaia di vittime anche in nel nord e centro America, in Asia meridionale e nel mar dei Caraibi.
Oltre agli eventi estremi come la morte, le rotte migratorie sono inoltre molto pericolose per le violenze di cui si può rimanere vittima lungo le frontiere. È il caso della rotta balcanica, di cui abbiamo parlato in un recente approfondimento.
Nel 2022 centinaia di morti e dispersi in mare
Tornando al mar Mediterraneo, che rappresenta la direttrice lungo la quale arrivano la stragrande maggioranza dei migranti nel nostro paese, attraverso i dati di "Missing migrants" è possibile analizzare anche le tendenze, mese per mese, nel numero di morti e dispersi in mare.
Nel solo mese di aprile oltre 270 persone morte o disperse nel Mediterraneo
Morti e dispersi sulla rotta del mar Mediterraneo, divisi per mese, da gennaio ad agosto 2022
FONTE: elaborazione openpolis su dati Oim
(ultimo aggiornamento: giovedì 6 Ottobre 2022)
Come detto, da inizio anno e fino allo scorso 31 agosto sono stati registrati oltre mille casi di morti o dispersi nelle tre rotte principali del Mediterraneo. Si tratta della direttrice occidentale, che approda nella penisola iberica, quella centrale (che grava soprattutto su Italia e Malta) e quella orientale, che vede la Grecia come principale paese di accesso al continente.
Il mese più drammatico è stato aprile, con 48 vittime accertate e ben 288 dispersi. Una media di quasi 10 persone morte o disperse ogni giorno.
336 persone decedute o disperse nel mar Mediterraneo, nell'aprile 2022, secondo i dati di Oim.
Dal 2016 al 2021 il numero di morti e dispersi è diminuito, passando da 5.136 a 2.048. Questo calo, tuttavia, non è dovuto a condizioni di maggiore sicurezza nell'attraversamento del mare, ma perché - come abbiamo documentato in diverse occasioni - il numero degli sbarchi è sceso vistosamente negli anni.
Non è possibile una piena valutazione dei dati del 2022, in quanto prendono in considerazione solo i primi 8 mesi dell'anno.
L'esigenza di nuove politiche pubbliche
L'elevato tasso di pericolosità delle rotte che vedono protagonisti i migranti in tutto il mondo pone la necessità di trovare soluzioni strutturali volte ad arginare le violenze e la morte durante il viaggio.
Per quanto riguarda l'accesso via mare ai paesi dell'Europa meridionale, è evidente che non è bastata la creazione di una guardia di frontiera e costiera europea, avvenuta nel 2016 a rafforzamento dell'agenzia europea di controllo delle frontiere esterne (Frontex), istituita 12 anni prima.
Il controllo delle frontiere europee e gli accordi con paesi extra-Ue non aumentano la sicurezza, anzi.
In tal senso, non è migliorata la tutela dei diritti dei migranti neanche con gli accordi stipulati negli ultimi anni, come quello tra Ue e Turchia e il memorandum Italia-Libia.
Si tratta di accordi volti più che altro a trattenere i migranti ai confini del continente, con l'effetto (da parte di paesi e istituzioni europee) di ignorare consapevolmente le violenze perpetrate a danni di migliaia di persone arbitrariamente detenute nei campi di prigionia. Condizioni di sofferenza che spingono ancora di più a fuggire, con l'effetto di trovare, talvolta, la morte in mare.
Bisognerebbe essere collettivamente consapevoli che il fenomeno migratorio è costante e per certi versi inarginabile. Occorrerebbe insomma organizzarlo e regolarizzarlo al meglio, per esempio attraverso corridoi umanitari e accordi internazionali tra paesi di partenza e di approdo, affinché possa diminuire la probabilità di morire lungo il viaggio.
Foto: marina militare italiana