L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

Nel 2022 i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo hanno raggiunto il loro massimo storico. Una crescita che tuttavia si trasforma in un calo se si osservano attentamente le componenti dell’aiuto.

|

Partner

Negli scorsi giorni l’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulle risorse che i paesi appartenenti al comitato Dac hanno destinato all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) nel 2022. Tra alcuni mesi saranno pubblicati i dati definitivi ma questi rappresentano già una tendenza molto chiara sulla distribuzione delle risorse per la cooperazione.

Osservando i dati emerge come il rapporto tra fondi destinati all’aiuto allo sviluppo e reddito nazionale lordo (Rnl) abbia raggiunto nel 2022 il suo massimo storico.

0,32% il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo raggiunto dall’Italia nel 2022.

Un dato ancora distante dall’obiettivo dello 0,70% Aps/Rnl ma comunque una significativa crescita rispetto agli scorsi anni.

Tuttavia se si osservano i dati con maggiore attenzione emerge chiaramente come la crescita sia il frutto di un effetto ottico.

Il ritorno dell’aiuto gonfiato

Complessivamente il valore dell’Aps italiano nel 2022 è stato pari a 6,1 miliardi di euro, ovvero 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente. Una crescita notevole anche considerando le oscillazioni dei prezzi dovute all’inflazione.

15,8% l’aumento percentuale dell’Aps italiano calcolato in dollari a prezzi costanti.

Per capire a fondo le ragioni di tale crescita però occorre guardare alla composizione dell’Aps, distinguendo innanzitutto l’aiuto multilaterale da quello bilaterale. Nel primo insieme sono considerate le risorse destinate alle organizzazioni internazionali che si occupano di cooperazione allo sviluppo. Nel secondo (l’aiuto bilaterale) invece vengono inclusi tutti quei programmi e progetti sviluppati dall’Italia direttamente nel paese beneficiario. In questa categoria però rientra anche una particolare voce di spesa nota come “risorse per i rifugiati nel paese donatore”.

All’interno dell’Aps vengono incluse anche risorse destinate all’accoglienza in Italia di richiedenti o titolari di protezione internazionale. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Una politica certamente importante che tuttavia poco ha a che vedere con la cooperazione allo sviluppo. Proprio per questo Concord Europe considera questa voce di spesa come una forma di aiuto gonfiato.

Ma se inizialmente si trattava di una quota ridotta di risorse, nel 2022 queste hanno raggiunto quasi 1,5 miliardi di euro, triplicando rispetto all’anno precedente.

Nel 2022 quindi questa forma di aiuto gonfiato ha rappresentato circa 1/5 dell’Aps italiano (22,9%) e poco meno della metà di tutto l’aiuto bilaterale.

46,7% dell’aiuto bilaterale è composto dalla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: venerdì 14 Aprile 2023)

Valori impressionanti, che modificano radicalmente il modo in cui possono e devono essere interpretati questi dati. Un fenomeno che inoltre è probabilmente destinato ad aumentare dato il numero di arrivi in crescita almeno nei primi mesi del 2023.

L’illusione ottica

A un primo sguardo la dinamica che abbiamo descritto sembra riportarci al 2017, quando l’Italia raggiunse per la prima volta lo 0,30% Aps/Rnl. Anche in quell’occasione infatti la crescita era stata ampiamente trainata dalle risorse per i rifugiati, che allora raggiunsero addirittura il 60% del canale bilaterale. Questo parallelismo tuttavia non regge nel caso di un’analisi più dettagliata.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(consultati: venerdì 14 Aprile 2023)

Nel 2017 l’Aps italiano avrebbe raggiunto il suo massimo storico anche se calcolato al netto delle risorse per i rifugiati. Al contrario, esclusi questi importi, nel 2022 si assiste a una riduzione del rapporto Aps/Rnl di 0,2 punti percentuali (dallo 0,26% allo 0,24% dell’anno precedente).

Una prospettiva difficile

Il fatto che le risorse effettivamente destinate a progetti di cooperazione siano diminuite invece che aumentate e che questo trend possa continuare nei prossimi anni rappresenta di per sé una grave criticità.

D’altronde negli articoli che abbiamo dedicato all’ultima legge di bilancio e al rilascio dei dati definitivi sull’Aps 2021 avevamo già evidenziato alcuni dei rischi che sono emersi e che potrebbero aggravarsi nei prossimi anni.

Comunque è bene tenere presente che l’andamento dell’Aps che potremmo definire come genuino (ovvero al netto della spesa per i rifugiati) cambia a seconda degli indicatori che osserviamo. Fin ora abbiamo visto il suo valore in relazione al Rnl. Una misura che dunque si focalizza sull’impegno relativo di un paese, in un anno in cui l’aumento dell’Rnl è stato considerevole (+7,8%).

In termini assoluti e a prezzi correnti gli importi dell’Aps genuino risultano in lieve aumento (+1,4%). Tuttavia mantenendo i prezzi costanti, per evitare distorsioni sui prezzi dovute all’inflazione, si rileva un calo dell’1,7%.

Se questa riduzione non è stata decisamente più marcata si deve in gran parte all’aumento degli importi destinati alla lotta alla pandemia. Tolte queste risorse, oltre a quelle destinate ai rifugiati, il calo dell’Aps sarebbe ben più consistente.

-13,2% il calo dell’Aps Italiano tra 2021 e 2022 al netto delle spese per i rifugiati e di quelle per la pandemia.

Nel 2022 poi un’altra drammatica vicenda ha giustamente catalizzato l’attenzione e le risorse della cooperazione. Si tratta della crisi Ucraina a cui l’Italia, nel 2022 ha destinato oltre 390 milioni di dollari tra aiuti umanitari (26,5 milioni) e altre forme di aiuto allo sviluppo.

Ovviamente in entrambi i casi si tratta di ambiti in cui è stato ed è tuttora fondamentale contribuire. La preoccupazione che sorge però riguarda il destino di queste risorse quando, si spera nel più breve tempo possibile, queste crisi dovessero venire meno. La scelta a quel punto sarebbe se reinvestire questi importi in altri programmi di cooperazione, oppure se lasciare che l’Aps continui a calare, almeno nelle sue componenti genuine.

Foto: AICS Addis Abeba – Twitter

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

PROSSIMO POST