Legge di bilancio 2020: si avvicinano le prime scadenze Finanza pubblica

L’approvazione della scorsa legge di bilancio è stata caratterizzata da numerosi errori. I ritardi e le difficili trattative con l’Europa hanno infatti comportato un’eccessiva contrazione dei tempi di discussione in parlamento.

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Conte-Junker

Il governo, tre mesi dopo l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, è già a lavoro sulla manovra per il prossimo anno. Il ministro dell’economia Tria ha dichiarato, nel corso di un Question Time alla Camera, che il Documento di economia e finanza (Def), primo step del ciclo di bilancio, aggiornerà le previsioni economiche. Nella stessa occasione il ministro ha assicurato il documento verrà presentato entro la scadenza del 10 aprile.

Con la trasmissione del Def al parlamento inizierà ufficialmente il ciclo di bilancio. Entro il 27 settembre 2019, il governo dovrà trasmettere al parlamento una Nota di aggiornamento sul Def (Nadef), necessaria ad aggiornare le previsioni economiche e finanziarie alla luce dei dati più recenti. L’esecutivo dovrà poi presentare, entro il 20 ottobre, il disegno di legge di bilancio, provvedimento centrale di tutta la manovra. Il percorso si concluderà alla fine dell’anno con l’approvazione della legge di bilancio 2020.

Il rispetto delle scadenze è fondamentale perché la legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre, pena l’esercizio provvisorio. Vai a "Come funziona il ciclo di bilancio"

Il governo ha commesso gravi errori nelle modalità di approvazione della scorsa legge di bilancio. Tutti i documenti della manovra sono stati trasmessi in ritardo, il parlamento ha dovuto votare un provvedimento di cui non conosceva il contenuto e il governo non si è assunto la piena responsabilità della legge approvata dalle camere.

Sono diverse le circostanze che hanno portato a commettere tali errori: la mancanza di tempo, i vincoli europei, il fatto che il governo si fosse formato da poco. Il lavoro dell’esecutivo guidato da Conte è stato ulteriormente complicato dal fatto che il Def, primo documento del ciclo di bilancio, fosse stato elaborato da un altro governo.

Vogliamo allora ripercorrere gli errori più gravi commessi lo scorso anno nella speranza che, con l’avvio del nuovo ciclo di bilancio, il governo colga l’occasione per approvare una manovra condivisa da parlamento, istituzioni europee e parti sociali.

Il conflitto con l’Unione Europea

Pur comprendendo alcune importanti misure di bandiera (come quota 100 e reddito di cittadinanza) il testo finale della legge di bilancio è stato scritto seguendo le indicazioni provenienti da Bruxelles.

Le istituzioni europee erano infatti contrarie alla richiesta dell’Italia di rivedere il bilancio in senso espansivo. Il nostro governo d’altro canto rimaneva saldo sulla propria posizione.

La conflittualità che ha caratterizzato le trattative con l’Unione ha alimentato incertezze circa i contenuti del provvedimento. Infatti si sapeva sin dall’inizio che sarebbe stato necessario rivedere le ottimistiche previsioni sulla crescita dell’Italia fatte dal governo.

+0,2% La crescita del Pil italiano prevista dalla Commissione europea per il 2019. Il governo nella Nadef aveva previsto una crescita dell’1,5%.

Questo, sommato al fatto che la narrazione sulle trattative facesse intendere che non si sarebbe scesi ad alcun compromesso, ha di fatto impedito che nel paese si realizzasse un dibattito sui reali contenuti della manovra.

 

Solo verso fine novembre l’esecutivo, forse ascoltando gli inviti del capo dello stato, ha iniziato ad aprirsi al dialogo con l’Europa.

…è mio dovere sollecitare il governo a sviluppare – anche nel corso dell’esame parlamentare – il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee.

L’Italia ha evitato per un soffio la procedura di infrazione. Ma non senza conseguenze: sono previsti diversi step di verifica per controllare che l’esecutivo rispetti gli impegni presi. In caso di violazione degli accordi sono state annunciate penali che peserebbero duramente sulle tasche degli italiani.

Il principio dell’equilibrio di bilancio e il ruolo del parlamento

Nelle prime fasi di discussione della manovra le opposizioni parlamentari hanno accusato il governo di violare l’articolo 81 della costituzione.

Premessa: l’articolo 81 della costituzione, che introduce nel nostro ordinamento il principio del pareggio di bilancio, limita i casi in cui si può ricorrere all’indebitamento.

Il governo, all’interno della Nadef, aveva anticipato la volontà di discostarsi dall’obiettivo programmatico stabilito dal Def. Il documento prevedeva infatti un aumento del deficit al 2,4% del Pil, molto superiore all’obiettivo dello 0,8% fissato dal precedente governo in aprile.

Tuttavia l’Ufficio Parlamentare di bilancio, organismo indipendente che valuta le previsioni economiche del governo, aveva dichiarato la mancanza delle condizioni necessarie per richiedere lo scostamento del saldo strutturale dall’obiettivo programmatico.

Il governo ha deciso infine di rimodulare l’aumento del deficit, evitando di incappare in una violazione di un principio costituzionale.

Nelle procedure seguite per l’approvazione del bilancio diversi osservatori hanno ravvisato anche una violazione dell’articolo 72 della costituzione, che disciplina il procedimento di approvazione delle leggi. La costituzione prevede che ogni disegno di legge venga esaminato da una commissione parlamentare e poi dall’aula. Per il bilancio dello stato si deve necessariamente seguire la normale procedura di esame e approvazione.

La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia […] di approvazione di bilanci e consuntivi.

Per l’approvazione della legge di bilancio 2019 le cose non sono però andate così. La commissione bilancio del senato in particolare ha avuto pochissimo tempo per esaminare il testo, stravolto nei contenuti rispetto al disegno di legge precedentemente discusso.

4 secondi, il tempo disponibile per l’esame di ogni comma della legge di bilancio in commissione al senato.

L’aula ha avuto per l’esame appena poche ore, non sufficienti neanche a leggere il testo prima di votare la fiducia.

Prima di allora nessun esecutivo aveva svuotato in questo modo il parlamento del suo ruolo. La prassi sviluppatasi all’inizio degli anni 2000 (secondo il c.d. lodo Pera-Morando) prevedeva infatti che il governo ponesse la questione di fiducia sul testo approvato in commissione.

La compressione dei tempi è stata dovuta a un accumulo di ritardi, parzialmente giustificato dal fatto che il governo, al momento di presentare la Nadef, si era formato solo da pochi mesi.

Il disegno di legge di bilancio è stato trasmesso al parlamento con 11 giorni di ritardo.

Nonostante alcuni dei ritardi siano comprensibili, è fondamentale che le scadenze disciplinate da regolamenti parlamentari e dalla legge 196/2009 vengano rispettate, al fine di assicurare il tempo necessario per l’interlocuzione con l’Unione Europea e per il dibattito parlamentare. Parlamento e parti sociali sono state escluse dalla fase di elaborazione del testo finale, e questo non può accadere.

Il 28 dicembre 37 senatori del Partito democratico hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale sulle modalità di approvazione della legge di bilancio.

La Corte, nella propria decisione, pur avendo dichiarato inammissibile il conflitto, ha ammesso che ci sono state delle forzature che in futuro non saranno tollerate.

…per le leggi future simili modalità decisionali dovranno essere abbandonate altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità.

Le responsabilità del governo

Il governo ha riscritto la legge in pochissimo tempo a seguito delle durissime trattative con l’Unione Europea. Il parlamento ha dovuto votare il provvedimento alla cieca, a causa della mancanza del tempo materiale per leggere il testo.

Questo significa che all’indomani dell’approvazione della legge quasi nessuno ne conosceva nel dettaglio i contenuti.

La grande compressione dell’esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali richiedono adesso un’attenta verifica dei contenuti del provvedimento.

Bisogna riconoscere all’esecutivo di aver inserito nel testo finale alcune delle più importanti norme contenute nel “patto di governo”. Ma questo non basta. Molti investimenti su cui l’esecutivo puntava non sono presenti nella manovra. Mancano ad esempio gli aiuti pubblici allo sviluppo previsti dalla Nadef.

I nostri suggerimenti

Considerato il difficile percorso della scorsa manovra finanziaria, il rischio è che nell’anno in corso i conti non tornino. Rimaniamo in attesa dell’approvazione del Def di quest’anno, per vedere se ci saranno i soldi per attuare le misure previste dalla legge di bilancio.

In attesa dell’avvio ufficiale del ciclo di bilancio, suggeriamo al governo:

  1. di ripristinare il ruolo centrale del parlamento all’interno della decisione di bilancio, per assicurare la democraticità del procedimento;
  2. di assumersi le responsabilità delle proprie scelte. Il governo e la sua maggioranza devono essere responsabili per tutto il testo della legge di bilancio. Per farlo sarà necessario un percorso trasparente dall’inizio fino alla fine;
  3. di basare il dialogo con l’Unione Europea su fatti concreti, e non polemiche sterili, al fine di giungere a decisioni chiare e condivise anche con la società civile.

 

Foto credit: Palazzo ChigiLicenza

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