L’impatto del fondo opere indifferibili sui progetti finanziati con il Pnrr #OpenPNRR

Prima della revisione del piano il governo aveva istituito un nuovo fondo per evitare che i progetti finanziati risentissero dell’inflazione. Sarà importante capire come si redistribuiranno queste risorse a seguito della modifica del Pnrr.

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Come noto, i progetti finanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza dovranno tassativamente concludersi entro il 2026. Una scadenza che non è cambiata nemmeno a seguito dell’approvazione della proposta di modifica del piano presentata dal governo Meloni.

La ripresa delle normali attività post-Covid però ha avuto come conseguenza un eccezionale aumento del livello dei prezzi. Una dinamica esacerbata dai conflitti in corso. In particolare la guerra in Ucraina che ha spinto i paesi europei a rinunciare a poco a poco alle risorse energetiche russe. Tale dinamica ha impattato sulla vita di ciascuno di noi, con visibili aumenti dei prezzi. Ma ha anche messo seriamente in dubbio la capacità di realizzare diversi progetti finanziati dal Pnrr.

L’attribuzione iniziale delle risorse, definita in un momento precedente l’aumento dei prezzi, non era più coerente con il contesto attuale. Per questo il governo è intervenuto integrando tali finanziamenti. Sono varie le iniziative messe in campo a questo scopo. La principale è il cosiddetto fondo per l’avvio di opere indifferibili (Foi) introdotto con il decreto legge 50/2022.

10,7% l’aumento di prezzo ponderato per la produzione di beni e servizi nell’ambito del Pnrr rispetto all’approvazione del piano, secondo la corte dei conti. 

Una relazione della corte dei conti sullo stato di attuazione del Pnrr aggiornata a ottobre 2023 ha analizzato l’impatto di queste risorse, pari a oltre 8 miliardi di euro, sui vari interventi finanziati dal piano. Tra le aree maggiormente interessate ci sono le infrastrutture ferroviarie, quelle sociali e quelle idriche.

La corte però non poteva tenere conto della modifica del piano intervenuta alla fine di novembre e che, tra le altre cose, ha definanziato alcune misure. Per questo sarà importante mantenere alta l’attenzione su tali aspetti, per capire se le risorse cambieranno destinazione e, nel caso, come saranno reinvestite.

Il contesto inflazionistico

Nella sua relazione la corte dei conti ricostruisce il contesto che spinse l’allora governo Draghi a introdurre il Foi. I primi segnali di inflazione si sono registrati già nel 2021, con particolare riferimento al rialzo del prezzo del gas. Questi aumenti erano, almeno inizialmente, riconducibili alle frizioni fra domanda e offerta di alcune specifiche tipologie di prodotti (materie prime, commodities, semiconduttori, ad esempio). Se si poteva ritenere che tale rimbalzo sarebbe poi rientrato progressivamente nella norma, l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha cambiato completamente il quadro.

La natura dell’inflazione è passata da temporanea a pervasiva e ciò ha spinto anche a degli interventi di politica monetaria. Interventi che si sono concretizzati in una serie di 10 aumenti consecutivi dei tassi di interesse a partire dal luglio del 2022, che hanno portato a un massimo storico del tasso di riferimento pari al 4,5%

In effetti, in presenza di uno shock così ampio, vi è stata una rincorsa generalizzata a rivedere i listini, operazione che in condizioni normali avviene di tanto in tanto e per un numero limitato di beni per volta. Un ritocco di listini che ha per ora preservato i margini di profitto di molti (non in tutti) settori.

Secondo i dati riportati dalla corte, in Italia la conseguenza di questi fenomeni ha portato a un aumento dei prezzi alla produzione dei beni industriali sul mercato interno del 13% nel 2021 e del 42,8% nel 2022. Una dinamica dovuta all’effetto trainante dei rincari dei beni energetici che sono stati del 33,6% nel 2021 e del 104,3% nell’anno successivo. Questi rincari si sono poi trasferiti sugli altri settori, in particolare sul manifatturiero che ha dovuto scontare anche le difficoltà nell’approvvigionamento di altre materie prime e semilavorati.

8,2% l’inflazione media annua nel 2022 in Italia.

Nel 2023 la crescita dei prezzi si è molto ridimensionata grazie alla riduzione del costo dell’energia, ma a settembre il tasso di inflazione era ancora superiore al 5%

Il Foi, fondo per l’avvio di opere indifferibili

Lo scenario descritto finora ha avuto ricadute anche sugli appalti pubblici, con particolare riferimento a quelli legati al Pnrr. In molti casi infatti i bandi sono andati deserti per le condizioni di partenza divenute non più appetibili per le imprese. Ma anche molti cantieri già avviati sono stati a rischio di blocco per le difficoltà incontrate nel coprire i costi e nel reperire le materie prime.

Per cercare di arginare l’impatto dell’inflazione sulle procedure di affidamento dei contratti pubblici sono state messe in campo diverse soluzioni già a partire dal 2021. Tra queste la previsione di meccanismi compensativi, l’aggiornamento dei prezzari e l’obbligo di inserimento nei nuovi bandi di una clausola di revisione prezzi. Infine l’integrazione delle risorse inizialmente assegnate, da realizzare per mezzo di un nuovo fondo istituito ad hoc. Il fondo per l’avvio delle opere indifferibili.

Il Foi non riguarda solo i progetti del Pnrr ma anche altre opere pubbliche.

Fino ad ora il Foi è stato finanziato per un totale di 17,8 miliardi di euro, programmati fino al 2027. Di queste risorse però, in base alle informazioni pubblicate dalla ragioneria generale dello stato, ne risulta assegnato solo il 59% circa (10,4 miliardi di euro). All’interno di questa cifra, sono 8,1 miliardi i fondi assegnati a interventi inseriti nel Pnrr.

Le assegnazioni del Foi interessano 11 delle 16 componenti del piano. La maggior parte riguarda l’avvio o il completamento di lavori pubblici (opere e impiantistica). Oltre la metà delle risorse complessive (4,4 miliardi di euro) è destinata a interventi rientranti nella componente M3C1 – investimenti sulla rete ferroviaria. L’82% di queste risorse è dedicata alle linee ferroviarie, il resto invece si distribuisce tra stazioni e terminali e altre infrastrutture. La singola misura che assorbe più risorse Foi (il 44% circa) è quella per l’alta velocità nel meridione

FONTE: elaborazione openpolis su dati Rgs e corte dei conti
(ultimo aggiornamento: lunedì 6 Novembre 2023)

La seconda componente che attrae più risorse Foi è la M5C2 – infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore, che impiega il 12% del totale assegnato (967,6 milioni). È interessante notare che buona parte dell’ammontare è destinato a progetti di rigenerazione urbana e piani urbani integrati. Si tratta però di misure che, a seguito dell’approvazione della proposta di revisione del Pnrr, sono state definanziate. Sarà importante capire quindi se questi progetti saranno realizzati ugualmente e con quali finanziamenti. E se anche le risorse del Foi saranno utilizzate per i progetti a cui sono state effettivamente assegnate o se dovranno essere ricollocate.

Per quanto riguarda le altre componenti che assorbono più risorse Foi, al terzo posto troviamo la M2C4 – tutela del territorio e della risorsa idrica (726,5 milioni). Rilevanti anche le assegnazioni a progetti rientranti nella componente M2C2 – energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile con particolare riferimento alle misure sviluppo del trasporto rapido di massa e ciclovie urbane

I soggetti attuatori e i progetti beneficiari del Foi

Per quanto riguarda i soggetti gestori delle gare d’appalto, logicamente quello che avrà la maggiore disponibilità di risorse Foi è Rete ferroviaria italiana (Rfi) a cui vanno il 54,5% dei fondi, pari a circa 4,3 miliardi di euro. Un’assegnazione coerente con il fatto che la maggior parte dei finanziamenti del Foi riguarda la mobilità su rotaia.

Un altro 27,5% di risorse, circa 2,2 miliardi di euro, è invece suddiviso tra gli enti territoriali (comuni, unioni di comuni, città metropolitane, comunità montane e province). Il 10% infine è andato alle regioni (793 milioni).

Con enti territoriali devono intendersi: comuni, unioni di comuni, città metropolitane, comunità montane e province. Nella relazione della corte dei conti sono citate anche le zone economiche speciali (Zes) e le aziende sanitarie come soggetti beneficiari del fondo per l’avvio delle opere indifferibili. La percentuale di risorse assegnate attribuita loro però è pari allo 0%.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Rgs e corte dei conti
(ultimo aggiornamento: lunedì 6 Novembre 2023)

La relazione della corte non fornisce il dettaglio dei progetti Pnrr beneficiari del Foi ma dà una serie di indicazioni generali che è comunque interessante passare in rassegna. L’analisi si fonda sui dati contenuti in Regis, l’apposita piattaforma creata per il monitoraggio e la rendicontazione del Pnrr. Al momento dell’osservazione della corte, la banca dati Regis contava circa 220mila Cup (codice univoco di progetto) per un valore complessivo di circa 174,4 miliardi di euro di cui 120,4 provenienti dal Pnrr.

I Cup interessati dal finanziamento aggiuntivo Foi sono oltre 10mila, cui corrispondono somme totali per circa 6,6 miliardi. Un valore inferiore agli 8 miliardi descritti in precedenza. Ciò è dovuto al fatto che nella banca dati Regis al momento dell’analisi era registrato un numero di progetti inferiore rispetto a quello reale.

È interessante notare che il settore delle infrastrutture e dei trasporti assorbe complessivamente il 66% delle risorse Foi. Una quota molto consistente, anche alla luce del fatto che al comparto è stato assegnato il 39% delle risorse Pnrr. Per quanto riguarda invece gli altri due settori che beneficiano maggiormente del fondo integrativo, inclusione sociale e interventi ambientali e risorse idriche possiamo osservare che la distribuzione delle risorse Foi è allineata a quella del Pnrr. Con rispettivamente il 24% nel primo caso e il 10% nel secondo. 

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unslpash PatrizioLicenza

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