L’impatto della povertà tra le famiglie monogenitoriali dopo il Covid #conibambini

I nuclei monogenitoriali, in oltre 8 casi su 10 composti dalla madre sola con figli a carico, sono tra i più esposti alla povertà. In attesa di dati definitivi, la deprivazione sociale in questi nuclei mostra alcuni segnali di aumento.

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Nel 2017, prima dell’emergenza Covid, il 14,9% dei minori di 16 anni in famiglie monogenitoriali viveva una condizione di deprivazione materiale e sociale. Nel 2021, l’incidenza della deprivazione tra bambini e ragazzi in famiglie con un solo genitore è salita di due punti, al 16,9%.

Parliamo di situazioni familiari in cui sono presenti alcuni segnali di fragilità, che possono andare dalla difficoltà di assicurare pasti sani al non poter sostituire gli indumenti, dal non riscaldare adeguatamente la casa all’impossibilità di acquistare giochi oppure permettersi libri o attività di svago.

16,9% dei minori di 16 anni nelle famiglie monogenitore si trova in deprivazione nel 2021. Era il 14,9% nel 2017.

Una crescita contrapposta alla sostanziale stabilità degli altri nuclei familiari. Tra le coppie con figli, l’incidenza della deprivazione materiale e sociale è passata nello stesso periodo dal 12,4% al 12,3%.

Questa tendenza si è rafforzata nella pandemia, ma non è nuova. Le famiglie monogenitoriali – dove in 8 casi su 10 la persona di riferimento è la madre – attraversano in molti casi una maggiore vulnerabilità rispetto alla media.

Attraverso i dati disponibili, approfondiamo composizione, condizione attuale e incidenza sul territorio di questi nuclei.

In oltre 8 casi su 10 sono nuclei con una madre sola

Nel biennio 2021-22 i nuclei composti da un genitore solo con figli rappresentano circa l’11% delle famiglie. Nell’81% dei casi la persona di riferimento è la madre; mentre in quasi il 19% è il padre.

Nel 2042 circa 3 milioni di famiglie potrebbero essere monogenitoriali.

Parliamo di oltre 2,8 milioni di famiglie. In quelle dove la persona di riferimento del nucleo è un uomo – 540mila – si tratta di genitori separati o divorziati (50,2%), vedovi (37%) o celibi (12,8%). Nei circa 2,3 milioni di famiglie dove la persona di riferimento è donna, si tratta di persone separate o divorziate (46,9%), vedove (35,3%) o nubili (17,8%). Secondo le proiezioni di Istat il fenomeno è in crescita: nel 2042, circa 3 milioni di famiglie potrebbero essere composte da monogenitori con figli.

Un ulteriore distinzione può essere fatta rispetto all’età del figlio più piccolo a carico. Si tratta di un minore in circa un milione di famiglie, il 36,1% del totale. In poco meno di 600mila nuclei la fascia d’età va da 18 a 24 anni, mentre in circa il 44% dei casi è una persona di almeno 25 anni.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: giovedì 4 Aprile 2024)

Su 1 milione e 39mila famiglie monogenitoriali con figli minori, in 290mila il figlio più piccolo ha meno di 5 anni, in 473mila ha tra 6 e 13 anni, in 276mila invece si tratta di adolescenti tra 14 e 17 anni. Nuclei che non di rado vivono un disagio sociale ed economico.

Monogenitori con figli minori più esposti alle difficoltà economiche

Da anni diversi indicatori segnalano questi nuclei come tra i più vulnerabili, per la presenza di un solo genitore con a carico uno o più bambini.

Di recente, l’indagine sulle condizioni di vita dei minori ha segnalato come tra gli under-16 che vivono in una famiglia monogenitoriale sia più frequente una condizione di deprivazione sociale e materiale. Un’incidenza del 16,9% nel 2021, a fronte di una media che tra i coetanei si attesta al 13,5% e scende al 12,4% tra gli under-16 che vivono con entrambi i genitori. La quota peraltro è cresciuta di 2 punti rispetto al 2017, prima della pandemia.

Il rischio povertà o esclusione colpisce ancora di più le madri sole con figli.

Altri indicatori di disagio mostrano come la situazione sia addirittura più grave per le donne sole con figli a carico. Nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 28,8% dei bambini e ragazzi con meno di 16
anni, valore che supera di oltre 4 punti quello medio della popolazione (24,4%). Nelle famiglie monoparentali raggiunge il 39,1%, rispetto al 27,2% delle coppie con figli minori. Tuttavia, mentre se il monogenitore è uomo l’incidenza del rischio povertà o esclusione cala al 27,6%, quando in famiglia è presente soltanto la madre arriva al 41,3%.

4 su 10 i minori con madre sola a rischio di povertà o esclusione sociale.

Pesano diversi fattori, tra cui la questione abitativa. I nuclei monogenitoriali composti dalla madre e da almeno un minore di 16 anni vivono in affitto nel 31% dei casi. In caso di monogenitore uomo, la quota scende al 26,8%. Allo stesso tempo, le famiglie monogenitoriali con persona di riferimento donna vivono più spesso in abitazioni in usufrutto o in uso gratuito (20,9% a fronte del 8,2%).

Tra i nuclei con monogenitore donne è più frequente la bassa intensità lavorativa. Il 19,2% degli under-16 che vivono con la madre sola vive una situazione familiare di questo tipo, contro una media del 5,9%.

Dove vivono le famiglie monogenitoriali

Attraverso i dati Istat provenienti dalle statistiche sperimentali, che utilizzano fonti amministrative integrate per stimare la composizione delle famiglie per tipologia, possiamo analizzare l’incidenza sul territorio dei nuclei monogenitoriali. Un dato che purtroppo è ricostruibile solo per i comuni con oltre cinquemila abitanti.

Tra i capoluoghi italiani, Nuoro è quello con la maggiore incidenza di famiglie monoparentali (14,1% delle famiglie anagrafiche residenti nel comune nel 2019). Seguono, con almeno il 13% di nuclei monogenitoriali, Avellino, Caserta, Frosinone, Carbonia e Roma.

Il dato, ricostruito attraverso l’integrazione di fonti amministrative, è disponibile solo per i comuni sopra 5.000 abitanti.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: venerdì 8 Marzo 2024)

Le città dove l’incidenza è minore sono Andria (7,1%), Monza (8,1%) e Siena (8,4%). Prendendo in considerazione i dati di tutti i comuni, e non solo di quelli capoluogo, spiccano Sant’Agata li Battiati (Catania) con il 15,7% di famiglie monogenitoriali. Superano il 14%, oltre alla già citata Nuoro, anche Grottaferrata (Roma), Macomer (Nuoro), Tremestieri Etneo (Catania) e Monte Porzio Catone (Roma). Mentre non raggiunge il 6% Acate, nel ragusano, con il 5,9%.

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla distribuzione delle famiglie anagrafiche per tipologia familiare sono stati elaborati a partire da fonte Istat (statistiche sperimentali).

Foto: Bicanski (Pixnio) – Licenza

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