L’importanza della gestione dei rifiuti pericolosi Ambiente

I rifiuti pericolosi necessitano di speciali trattamenti, per evitare ripercussioni importanti sulla salute delle persone e sull’ambiente. In Ue c’è una classificazione armonizzata dei rifiuti per capire come gestirli e monitorare più agilmente il fenomeno.

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La produzione di scarti da smaltire è uno degli effetti collaterali delle attività produttive. Come è noto infatti, i rifiuti rappresentano un onere non indifferente per l’ecosistema e la salute di chi lo abita. Ci sono però determinati tipi di scarto che pongono dei rischi particolari. In questo caso, la produzione e lo smaltimento devono avvenire seguendo determinati processi per limitare i danni all’ambiente e agli esseri viventi.

Cosa sono i rifiuti pericolosi

A livello europeo, la classificazione dei rifiuti segue un metodo che è armonizzato tra i paesi membri. Il principale testo legislativo in cui si può trovare una definizione di rifiuto pericoloso è la decisione 2000/532 della commissione europea e prevede l’istituzione di un elenco che viene periodicamente aggiornato. I rifiuti pericolosi possono derivare da numerose attività e il loro rischio può essere relativo a molte variabili, come il pericolo di esplosione oppure di contaminazione delle falde acquifere.

I rifiuti pericolosi possono avere un’origine urbana ma anche produttiva.

I rifiuti pericolosi possono essere sia di tipo urbano che speciali. I primi sono quegli scarti che contengono un’elevata dose di sostanze pericolose anche se hanno un’origine civile. Necessitano quindi di trattamenti particolari. Ne sono un esempio i medicinali scaduti e le pile. Per quel che riguarda i rifiuti speciali pericolosi, si tratta di tutti quei prodotti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti. Si rivela quindi necessario un trattamento aggiuntivo per renderli innocui. Sono compresi in questa categoria gli oli esausti e gli scarti dei processi chimici e della produzione conciaria.

Nel 2020, nell’Unione europea, su 2.151 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti, 95,5 milioni sono stati classificati come pericolosi.

4,4% la quota di rifiuti pericolosi sul totale dei rifiuti prodotti nell’Unione europea (2020).

Questo dato è maggiore rispetto al 2010, quando si assestava a 90,8 milioni. Nel 2018 si è registrato un picco di 101,7 milioni di tonnellate. Rispetto a questo ultimo dato rilevato, il calo del 2020 è da imputare principalmente alla riduzione delle attività legate alla combustione del carbone, del carbon coke (utilizzato principalmente negli altoforni come combustibile) e dell’olio di scisto (impiegato specialmente come riscaldamento e carburante marino).

Considerando i singoli stati membri, il paese in cui i rifiuti pericolosi rappresentano la quota maggiore degli scarti prodotti è la Bulgaria (12%) mentre quello in cui è minore è la Romania (0,5%).

Nel grafico manca il dato dell’Irlanda, che non risulta presente alla data di consultazione del dataset. Il valore della Grecia per il 2020 è una stima ancora non confermata. Per quel che riguarda invece il dato dell’Estonia al 2020, è di difficile confronto con il 2010 dal momento che sono cambiate le metodologie di rilevazione nell’ultimo anno considerato. Sono inclusi sia i rifiuti pericolosi urbani che quelli speciali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: martedì 15 Novembre 2022)

Tra i paesi europei, quello che riporta i valori maggiori nel 2020 è la Bulgaria, con 2.012 kg pro capite di rifiuti pericolosi prodotti. Seguono Estonia (1.198), Svezia (768) e Finlandia (592). Gli stati caratterizzati dalla produzione più bassa sono Croazia (46), Romania (40) e Cipro (34). In questo scenario, l’Italia produce 168 kg pro capite di rifiuti pericolosi, un valore inferiore alla media dei 27 paesi Ue (213). 

Il trattamento dei rifiuti pericolosi

Ogni tipo di scarto ha bisogno di un suo trattamento specifico. Ad esempio, le pile esauste vanno raccolte a parte e tramite un processo di separazione è possibile recuperarne alcuni materiali, come le componenti plastiche e ferrose. Non tutto può però essere riciclato e in alcuni casi si può ridurre la pericolosità attraverso un trattamento di neutralizzazione oppure tramite la conservazione in un ambiente isolato. In altri invece il rifiuto può essere sfruttato per la produzione energetica.

Non tutti i rifiuti prodotti in Ue vengono trattati entro i confini del continente.

In termini assoluti, nell’Unione europea sono trattate nel 2020 74,3 milioni di tonnellate circa di rifiuti pericolosi, circa 166 kg pro capite. La differenza rispetto a quelli prodotti è di circa 21,4 milioni. Nel territorio europeo, 35,6 milioni di tonnellate finiscono in discarica o negli impianti di incenerimento, 6,2 vengono recuperati nella produzione energetica e 28,5 circa sono riciclati.

Il paese in cui si trattano più rifiuti pericolosi è la Bulgaria con 1.989 kg pro capite. Seguono l’Estonia (1.109) la Svezia (674) e la Finlandia (550). In fondo alla classifica, Romania (19), Lettonia (16) e Malta (1).

Nel grafico manca il dato dell’Irlanda, che non risulta presente alla data di consultazione del dataset. Il valore della Grecia per il 2020 è una stima ancora non confermata. Per quel che riguarda invece il dato dell’Estonia al 2020, è di difficile confronto con il 2010 dal momento che sono cambiate le metodologie di rilevazione nell’ultimo anno considerato. Per trattamenti si intendono: processi di incenerimento, raccolta nelle discariche, trattamenti per il riciclaggio e il riutilizzo e produzione energetica.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(consultati: martedì 15 Novembre 2022)

Il paese in cui si trattano più rifiuti pericolosi è la Bulgaria con 1.989 kg pro capite. Seguono l’Estonia (1.109) la Svezia (674) e la Finlandia (550). In fondo alla classifica, Romania (19), Lettonia (16) e Malta (1).

La Bulgaria è anche lo stato in cui la maggior parte dei rifiuti finisce in un processo di discarica o di incenerimento (1.923 kg pro capite, la quasi totalità di quelli trattati). Seguono Germania (737), Finlandia (473) e Svezia (462). Il paese che invece impiega più rifiuti nella produzione energetica è il Lussemburgo (98 kg pro capite). Per quel che riguarda il riciclaggio, è l’Estonia ad essere caratterizzata dai valori maggiori (367). In questo ambito, l’Italia tratta 74 kg a persona. Di questi, circa 22 sono inceneriti o scaricati in discarica, 2 vengono utilizzati per produrre energia e 43 vengono invece riutilizzati o riciclati.

Foto: Myriam Zilleslicenza

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