L’incidenza dei voti di fiducia è ancora molto alta Governo e parlamento

Negli ultimi mesi sembrerebbe essersi fatto più raro il ricorso alla fiducia da parte del governo Meloni. I dati però dicono che l’attuale esecutivo mantiene il più alto rapporto tra voti di fiducia e leggi approvate delle ultime 4 legislature.

|

Nella giornata di ieri il governo ha annunciato la decisione di porre la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto superbonus. Un ritorno all’utilizzo di questo strumento che segue di pochi giorni quanto accaduto con il cosiddetto decreto Pnrr quater, per cui l’esecutivo aveva posto la fiducia sia camera che al senato.

Al di là di questi episodi, i primi mesi del 2024 si sono caratterizzati per un ricorso allo strumento tutto sommato moderato. Soprattutto se paragonato al dato record del novembre 2023. Questo ha portato a una diminuzione di alcuni indicatori tra cui quello del numero medio di voti di fiducia al mese. Indicatore che adesso non vede più l’attuale esecutivo al primo posto nel confronto con i suoi predecessori.

52 le questioni di fiducia poste in totale dal governo Meloni.

È ancora presto per dire se si tratta di una tendenza consolidata o solamente di una fase. In effetti, analizzando i dati, l’incidenza della questione di fiducia è ancora molto forte per quanto riguarda l’azione dell’attuale esecutivo. Infatti il rapporto tra voti di questo tipo e leggi approvate dal parlamento resta il più alto delle ultime legislature. Senza dimenticare che la decisione del governo di porre o meno la fiducia dipende anche dalla rilevanza e delicatezza del provvedimento di volta in volta in discussione.

Online il nuovo Openparlamento

Lo strumento per comprendere la politica
Vai al nuovo openparlamento

Online il nuovo Openparlamento

Lo strumento per comprendere la politica
Vai al nuovo openparlamento

I dati del governo Meloni e il confronto con i predecessori

Dal suo insediamento nell’ottobre del 2022 fino all’aprile del 2024, il governo Meloni ha posto in totale 51 questioni di fiducia per l’approvazione di disegni di legge. A queste, si deve aggiungere la 52esima, in discussione proprio in queste ore.

L’esecutivo può decidere di mettere la fiducia su un disegno di legge per velocizzarne l’approvazione. I voti di fiducia nascevano per ricompattare la maggioranza in situazioni eccezionali ma sono diventati sempre più frequenti. Vai a “Che cosa sono i voti di fiducia”

In valori assoluti, due esecutivi hanno fatto registrare numeri più elevati durante il loro periodo a palazzo Chigi. Si tratta dei governi Renzi (68) e Draghi (55), mentre quello guidato da Mario Monti riporta lo stesso numero dell’attuale. Questi esecutivi hanno però avuto tutti durate diverse. Il governo guidato da Matteo Renzi ad esempio è rimasto in carica quasi il doppio del tempo rispetto a quello di Giorgia Meloni.

La media dei voti di fiducia mensili del governo Meloni è in diminuzione.

Per permettere un confronto omogeneo tra esecutivi di diversa durata è quindi utile valutare il numero medio di questioni di fiducia poste al mese. Da questo punto di vista al primo posto troviamo il governo Monti (3 voti di fiducia al mese di media). Seguono Draghi (2,89) e Meloni (2,83 considerando i dati consolidati al 30 aprile). Rispetto al nostro ultimo aggiornamento sul tema, il dato riguardante l’esecutivo attualmente in carica risulta in diminuzione. Dopo una fase in cui il ricorso alla fiducia era parso sistematico e quindi eccessivo, sembra quindi che l’operato dell’attuale governo stia rientrando nei canoni adottati anche dai suoi predecessori.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Maggio 2024)

Tuttavia occorre sottolineare che sull’evoluzione di questo dato incide molto anche la quantità di disegni di legge che il parlamento discute e vota di mese in mese. Logicamente, un basso numero di Ddl in discussione comporterà anche un basso numero di questioni di fiducia poste dal governo. Viceversa, all’aumentare delle proposte da approvare (in particolare quelle di iniziativa governativa) è più probabile che l’esecutivo sia portato a ricorrere alla fiducia. Questo sia per velocizzare i tempi sia per evitare che il parlamento modifichi eccessivamente il provvedimento in esame. Da questo punto di vista è interessante osservare che l’attuale esecutivo fa registrare il rapporto più alto tra voti di fiducia e numero di leggi approvate.

44% il rapporto tra voti di fiducia e leggi approvate durante il governo Meloni.

Seguono gli esecutivi Monti (42,5%) e Conte II (39,8%).

L’evoluzione nel ricorso alla fiducia del governo Meloni

Alla luce di quanto appena visto, sarebbe lecito attendersi un andamento abbastanza simile per quanto riguarda il numero di leggi approvate dal parlamento e le questioni di fiducia poste dal governo nello stesso periodo. Come possiamo osservare nel grafico, questa tendenza sembrerebbe a grandi linee confermata. Una dinamica che diventa ancora più evidente se consideriamo le leggi di conversione dei decreti. In questo caso infatti spesso l’esecutivo ha posto la fiducia in entrambe le camere per far sì che fossero approvati entro la scadenza dei 60 giorni.

Questa tendenza risulta piuttosto evidente se si considerano i periodi aprile-giugno e settembre-novembre 2023. In entrambi questi momenti infatti possiamo osservare un alto numero di leggi approvate e parallelamente un elevato numero di questioni di fiducia.

Nel grafico non è considerata l’approvazione di leggi di ratifica di trattati internazionali poiché questo tipo di norme, salvo rarissimi casi, sono poco rilevanti dal punto di vista politico. Vengono infatti approvate con larghissime maggioranze e non sono mai oggetto di questioni di fiducia. Non sono state oggetto di analisi nemmeno le mozioni di fiducia sul governo stesso e quelle di sfiducia nei confronti di singoli ministri presentate dalle opposizioni.

Il governo può porre la fiducia su un disegno di legge in entrambe le camere. Per questo possono esserci dei mesi in cui il numero di voti di fiducia è superiore alle leggi entrate in vigore.

A settembre e ottobre 2022 non sono state approvate leggi.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Maggio 2024)

Il ricorso più o meno massiccio alla fiducia dipende anche dal numero dei Ddl in discussione.

Ad aprile 2023 le leggi approvate sono state 4 (di cui 3 erano conversioni di decreti legge) e i voti di fiducia 2. A maggio si registra un aumento sia delle leggi approvate (6 di cui 4 conversioni di decreti) che di voti di fiducia (4). A giugno si raggiunge un primo picco di voti di fiducia con 6 in un solo mese a fronte di 4 leggi approvate (tutte conversioni). Invece a settembre 2023 le leggi approvate sono state 7 a fronte di 2 soli voti di fiducia. Nei due mesi successivi si registra però un progressivo aumento di queste votazioni fino al dato record di 8 raggiunto a novembre 2023.

In questo mese le leggi approvate sono state 10 (la metà sono conversioni di decreti legge). Non si tratta del dato più alto in assoluto. A febbraio 2024 infatti le leggi entrate in vigore sono state 11 in totale. In questo caso i voti di fiducia registrati sono stati solo 2, questo mese può quindi essere considerato un’eccezione. Così come il successivo mese di marzo in cui il governo non ha mai fatto ricorso alla fiducia a fronte di 5 leggi approvate (4 conversioni di decreti). Nel valutare questi dati però occorre tenere conto anche della portata politica dei disegni di legge in esame.

A febbraio 2024 ad esempio sono entrate in vigore ben 6 leggi di iniziativa parlamentare. Tra queste l’istituzione della giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, le disposizioni per la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo, l’istituzione della commissione d’inchiesta sul Covid e altre norme in tema di agricoltura. Tutte misure su cui il governo non aveva probabilmente alcun interesse a porre la fiducia né per ragioni politiche né per rispettare delle tempistiche (come nel caso dei decreti legge che sono soggetti a decadenza).

Situazione diversa invece a marzo dove il parlamento ha convertito ben 4 decreti e in nessun caso è stata posta la fiducia. Si tratta dei Dl sulla presidenza italiana del G7, sull’Ilva, sulle elezioni e sulle olimpiadi invernali. Si tratta in questo caso di provvedimenti per cui c’era un’ampia convergenza, anche da parte di esponenti dell’opposizione molti dei quali si sono astenuti per non ostacolare l’iter. Probabilmente quindi il ricorso alla fiducia non si è reso necessario.

È ancora presto quindi per poter dire se stiamo assistendo a una effettiva tendenza dell’esecutivo a ricorrere meno alla fiducia. Anche perché in effetti quando si è trattato di provvedimenti particolarmente delicati come i già citati decreti superbonus e Pnrr quater, il governo è tornato subito a utilizzare lo strumento. Occorrerà quindi continuare a monitorare questi aspetti per capire se ci troviamo di fronte a una reale inversione di rotta.

I Ddl approvati con doppia fiducia

Un altro dato interessante da analizzare da questo punto di vista riguarda i provvedimenti su cui viene posta la fiducia in entrambi i rami del parlamento. In questo caso infatti le possibilità di intervento in assemblea per i parlamentari si riducono al lumicino, limitandosi alle dichiarazioni di voto.

Per quanto riguarda il governo Meloni sono 19 i provvedimenti che rientrano in questa categoria. Stesso numero anche per il governo Draghi mentre l’esecutivo Renzi è quello che fa registrare il dato più alto con 22 (da ricordare però che quest’ultimo è rimasto in carica 33 mesi, il governo Draghi 20, quello di Meloni per il momento circa 18).

FONTE: elaborazione e dati openpolis

Con specifico riferimento all’esecutivo attualmente in carica tra le leggi approvate con doppio voto di fiducia soltanto una non è una conversione di un decreto legge. Si tratta della legge di bilancio per il 2023. È interessante osservare che dei 19 provvedimenti approvati con doppia fiducia, molti sono atti chiave. Si tratta di Ddl particolarmente significativi o per l’importanza dell’atto o per la rilevanza del tema in discussione. 

11 gli atti chiave su cui il governo Meloni ha posto la fiducia in entrambe le camere. 

Tra i più recenti possiamo citare i Dl Pnrr quater, milleproroghe 2024 e immigrazione e sicurezza. Al netto della diminuzione del dato sui voti di fiducia posti in media al mese dunque, l’incidenza di questo strumento è ancora molto rilevante.

Foto: GovernoLicenza

PROSSIMO POST