L’invecchiamento attivo nella transizione demografica abruzzese Abruzzo openpolis

Il progressivo invecchiamento della popolazione rende sempre più complessa la tenuta del welfare state per come lo conosciamo. Una dinamica che colpisce in particolare le aree interne e montane. Per questo servono politiche mirate.

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Il tema del progressivo innalzamento dell’età media della popolazione rappresenta una sfida per tutti i paesi occidentali, in particolare in Europa. In questo quadro l’Italia rappresenta una specificità, essendo il paese con l’età mediana più alta in Ue e il secondo (dopo il Portogallo) per rapporto tra gli anziani e la popolazione in età attiva. Questo comporta una serie di problematiche socio-economiche. A partire dal tema della sostenibilità dei sistemi previdenziali, che si basano sui contributi versati dai lavoratori per pagare le pensioni delle persone che si sono ritirate.

La questione è stata posta al centro del dibattito anche dall’organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) in occasione della Giornata mondiale della giustizia sociale. Evento che si celebra il 20 febbraio di ogni anno con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema e incentivare azioni concrete a livello globale.

Population ageing and falling fertility rates reduce the speed at which the global economy can achieve the Sustainable Development Goals (Fernandez-Villaverde 2024).

Tale dinamica, come noto, è presente anche nel nostro paese così come in Abruzzo il cui territorio si caratterizza per una forte componente di aree interne e montane. Queste zone sono particolarmente colpite dal fenomeno anche perché, a fronte dell’invecchiamento della popolazione, nel tempo sono calate le nascite. La carenza di servizi e la distanza spesso molto elevata dalle scuole o dal posto di lavoro infatti rappresenta un grosso disincentivo per le famiglie giovani a rimanere a vivere in queste zone che rischiano così di andare incontro a un progressivo declino e abbandono.

Garantire la tenuta del sistema sociale rappresenta una sfida particolarmente complessa, soprattutto in questi contesti. Una sfida che tuttavia può essere vinta anche grazie al contributo degli stessi anziani. Queste persone infatti possono rappresentare un’importante risorsa. Il loro contributo volontario può essere prezioso non solo in piccole attività per la comunità, dalla cura dei minori alla manutenzione del territorio, ma anche nel sostenere l’economia locale, tramandando mestieri e tradizioni del territorio.

4 su 10 il rapporto tra anziani e persone in età attiva in Abruzzo ha superato questa soglia dalla fine del 2022.

Affinché questo sia possibile però servono delle politiche mirate. È necessario infatti che le persone entrate nella terza età siano accompagnate in un percorso di invecchiamento attivo. Tale percorso da un lato deve prevedere occasioni di inclusione, dall’altro promuovere stili di vita sani e modelli organizzativi che aiutino gli anziani a dipendere il meno possibile dal sistema sanitario. Da questo punto di vista, l’Abruzzo nel 2016 si è dotato di un impianto normativo regionale. Tuttavia le cose da fare per garantire un invecchiamento attivo della popolazione sono ancora molte.

Cosa prevedono le politiche per la promozione dell’invecchiamento attivo nella regione

L’Abruzzo è una delle 10 regioni italiane ad aver adottato una legge sull’invecchiamento attivo (dato aggiornato all’aprile 2024). Si tratta della legge regionale 16/2016. Tale norma mira a promuovere e valorizzare il contributo che le persone anziane possono apportare alla vita sociale, civile, economica e culturale soprattutto nei contesti di comunità.

La Regione riconosce e valorizza il ruolo delle persone anziane nella comunità e ne promuove la partecipazione alla vita sociale, civile, economica e culturale, favorendo la costruzione di percorsi per l’autonomia e il benessere nell’ambito dei propri abituali contesti di vita; valorizza altresì le esperienze formative, cognitive, professionali e umane conseguite dalle persone anziane nel corso della vita, nonchè il loro patrimonio di relazioni personali.

La legge individua diverse aree di intervento e punta a incentivare una serie di attività e iniziative. Tra queste:

  • attività fisiche, ricreative e culturali;
  • sostegno al volontariato e all’associazionismo;
  • programmi di apprendimento permanente;
  • creazione di organismi per il coinvolgimento nelle politiche sociali;
  • potenziamento dei servizi domiciliari, anche con l’obiettivo di promuovere l’autonomia;
  • istituzione della giornata regionale dell’invecchiamento attivo (22 aprile).

Tra le altre cose, inoltre, l’articolo 14 prevede che la giunta presenti al consiglio regionale una relazione triennale sullo stato di attuazione della legge. Il documento più recente è stato pubblicato nel 2023.

Dalla relazione emerge che l’implementazione della legge si è sviluppata lungo 3 direttrici. La prima prevede una serie di iniziative multi-settoriali volte a garantire l’inclusione sociale delle persone anziane. Tra questi interventi rientrano l’attivazione di centri con funzione socio-assistenziale e ricreativa, il servizio di trasporto sociale, il social housing, voucher residenziali e progetti di scambio intergenerazionale. Nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2023 le persone che hanno beneficiato di queste iniziative sono state circa 4.700. I centri diurni istituiti erano 35, mentre erano 7 i progetti di invecchiamento attivo avviati.

Le altre due linee di azione invece vertono in maniera più specifica sul tema della salute. In primo luogo si promuove la figura del caregiver. Ciò può avvenire sia attraverso la messa a disposizione di voucher per le famiglie che tramite attività di formazione rivolte agli operatori. La terza e ultima linea invece punta alla promozione di stili di vita sani e a sostenere le persone anziane in condizioni di fragilità.

Un elemento di criticità che emerge dal documento riguarda il fatto che la legge abruzzese non prevede risorse specifiche per raggiungere gli obiettivi stabiliti se non per il solo 2016 (articolo 16). Criticità che è stata parzialmente superata attraverso l’utilizzo di altri fondi europei, nazionali e regionali.

€ 1.297.641,36 le risorse annuali per l’invecchiamento attivo previste dai piani distrettuali sociali per il periodo 2023-2025.

Anziani e popolazione attiva in Abruzzo

Come già sottolineato, il contributo attivo delle persone anziane può rappresentare un’importante opportunità. Ma quanto incide la presenza delle persone entrate nella terza età nei diversi territori? Per avere un’idea del livello di invecchiamento della popolazione e del potenziale carico sociale da sostenere in termini di pensioni, sanità e assistenza, un indicatore utile è l’indice di dipendenza anziani. Questo indicatore restituisce il rapporto tra la popolazione con età pari o superiore a 65 anni e i residenti in età attiva (15-64 anni) presenti su un territorio.

Da questo punto di vista possiamo osservare che l’Abruzzo nel 2021, ultimo anno per cui il dato è disponibile a livello comunale, faceva registrare un valore del 39,2%. Un dato che restituisce un grado di anzianità della popolazione relativamente alto, superiore alla media nazionale che in quell’anno si attestava sul 37%. Tuttavia diverse regioni riportavano valori più alti. Tra queste la Liguria (47,6%), il Friuli-Venezia Giulia (43,1%), l’Umbria (42,7%) e il Piemonte (42,1%).

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 1 Dicembre 2023)

Da notare che rispetto al 2014 l’indicatore è aumentato in tutte le regioni. Una dinamica che non sorprende visti i già citati problemi legati all’invecchiamento della popolazione e alla diminuzione della natalità che attanagliano il nostro paese. Nel periodo considerato, in Abruzzo si è registrato un incremento pari a 4,8 punti percentuali, superiore anche in questo caso alla media nazionale (+3,7).

+4,8 l’incremento, in punti percentuali, dell’indice di dipendenza anziani in Abruzzo tra 2014 e 2021.

Tuttavia anche su questo fronte ci sono diverse regioni che riportano valori superiori. Tra queste la Sardegna (+7,9 punti percentuali), il Molise (+5,8) e la Calabria (+5,7).

La presenza degli anziani nei territori abruzzesi

Abbiamo visto nel paragrafo precedente come il rapporto tra anziani e popolazione attiva in Abruzzo sia superiore alla media nazionale, anche se ci sono diverse regioni che fanno registrare dati più elevati. Il dato medio però non restituisce le differenze, anche significative, che si possono incontrare nei diversi comuni.

L’indice di dipendenza degli anziani conferma le difficoltà che si incontrano nelle aree periferiche della regione.

Da questo punto di vista il primo elemento interessante da osservare è che nella regione ci sono ben 8 comuni in cui il rapporto tra persone anziane e popolazione in età attiva è sbilanciato a favore dei primi. Ciò significa che in questi territorio si trovano più anziani che persone attive. Si tratta dei comuni di Villa Santa Lucia degli Abruzzi (145,7%), San Giovanni Lipioni (135,5%), San Benedetto in Perillis (126,2%), Schiavi di Abruzzo (117,4%), Rosello (117,2%), Ortona dei Marsi (109,9%), Montebello sul Sangro (106,3%) e Colledimacine (103,8%). Tutti territori che sorgono nelle aree interne della regione.

Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Si tratta di territori a forte rischio spopolamento (in particolare per i giovani). Vai a “Che cosa sono le aree interne”

In effetti, come si nota chiaramente anche dalla mappa, l’indice di dipendenza degli anziani risulta mediamente molto più alto nei territori che Istat classifica come intermedi, periferici o ultra-periferici rispetto ai comuni polo, baricentrici in termini di servizi. Allargando lo sguardo infatti si può osservare come nella regione vi siano ben 20 comuni in cui l’indice è superiore al 70% e come questi siano tutti classificabili come area interna.

L’indice di dipendenza anziani è dato dal rapporto tra la popolazione con 65 anni o superiore e quella in età attiva (15-64 anni). La configurazione territoriale e amministrativa utilizzata fa riferimento alla data del 31 dicembre 2021.

FONTE: elaborazione Abruzzo openpolis su dati Istat e Dip. coesione
(ultimo aggiornamento: venerdì 1 Dicembre 2023)

Viceversa, le percentuali più basse si registravano invece a Santa Maria Imbaro (23,4%), Pizzoli (26,8%), San Giovanni Teatino (27,7%), Castellafiume (28,2%), Scoppito (28,6%) e Castellalto (28,9%). Con l’eccezione di Santa Maria Imbaro, tutti questi territori sono classificati come comuni di cintura, compongono cioè i comuni limitrofi alle città principali della regione.

Con riferimento ai comuni capoluogo della regione possiamo osservare che la percentuale più bassa si registra a L’Aquila con il 38%, dato inferiore alla media regionale ma ancora più alto della percentuale nazionale. Seguono Teramo (39,2%), Pescara (42,9%) e infine Chieti (44,3%). Da notare la percentuale particolarmente bassa dell’unico comune polo della regione che non è anche capoluogo di provincia. Si tratta di Avezzano che nel 2021 faceva registrare un indice di dipendenza degli anziani del 33,6%.

Come seguire Abruzzo Openpolis

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