L’Italia non ha rispettato gli impegni sulla forestazione urbana #OpenPNRR
Entro la fine del 2022 era prevista la piantumazione di 1,6 milioni di alberi. Tuttavia, in base ai controlli di carabinieri e corte dei conti, questo obiettivo sarebbe lontano dall’essere raggiunto. Una conferma delle criticità sul rispetto delle scadenze del Pnrr che evidenziamo da mesi.
lunedì 27 Marzo 2023 | Potere politico
- Il Pnrr stanzia 330 milioni di euro per rimboschire le città metropolitane con oltre 6 milioni di alberi, entro il 2026.
- Nel 2022 sono stati assegnati 84 milioni. Nessuna risorsa per Milano, Bologna e Firenze.
- Secondo la corte dei conti, in molti casi la messa a dimora risulta "appena avviata" o ancora in fase di progettazione.
- La piantumazione con la sola semina non è sufficiente e dove sono stati piantati alberi adulti, sono seccati per la siccità e non sono stati sostituiti.
- La corte dei conti pone dubbi sul fatto che l'obiettivo di piantare 1,6 milioni di alberi nel 2022 possa essere considerato effettivamente raggiunto.
L’Italia ha una copertura arborea pari a 12 milioni di ettari, equivalenti a circa il 40% di tutto il territorio nazionale. Si tratta di una delle percentuali più elevate d’Europa. Una dimensione importante però, quando si considera la presenza di foreste in uno stato, è quante di queste si trovano in prossimità delle città.
Infatti i grandi centri urbani risultano particolarmente esposti ad alcuni effetti del cambiamento climatico per via della densità abitativa, del traffico e del conseguente inquinamento. Oltre al fatto che la loro condizione ecologica ha un impatto su un numero più elevato di persone. Una maggiore presenza di foreste aiuterebbe quindi a mitigare molti fenomeni climatici di matrice antropica come alluvioni, frane, ondate di calore e cattiva qualità dell’aria.
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La forestazione delle città metropolitane finanziata dal Pnrr.
Per questo motivo il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede uno specifico investimento in questo senso del valore complessivo di 330 milioni di euro. Questa misura prevedeva un primo step da raggiungere nel 2022. Entro il 31 dicembre infatti sarebbero dovuti essere piantati almeno 1 milione e 600mila alberi.
6,6 milioni di alberi da mettere a dimora nelle città metropolitane entro il 2026.
Come noto, il governo ha annunciato il rispetto di tutte le scadenze previste per il secondo semestre dello scorso anno, inclusa quella in esame. Da diverse settimane però stiamo evidenziando che le comunicazioni del governo nascondono diverse criticità. Lacune che abbiamo riscontrato anche in questo caso. Adesso una recente pronuncia del collegio del controllo concomitante della corte dei conti conferma come questo traguardo sia ben lontano dall’essere effettivamente raggiunto.
In molti territori infatti risulta che le attività sono ancora alla fase di progettazione. Ma anche dove si è proceduto alla parte pratica sono state riscontrate delle difficoltà. Un caso esemplare non solo di come anche le misure apparentemente meno significative del Pnrr nascondano delle insidie. Ma anche della scarsa chiarezza che circonda il piano italiano fin dalla sua approvazione.
I fondi per il 2022 e gli annunci del governo
Come già detto, il governo ha annunciato il rispetto di tutte le scadenze previste per il secondo semestre dello scorso anno, inclusa quella in esame. Tuttavia, in molti casi abbiamo evidenziato delle criticità. L’investimento per il verde urbano ed extraurbano da questo punto di vista non fa eccezione.
L’obiettivo al 31 dicembre 2022 viene considerato come raggiunto dalla banca dati Regis.
In primo luogo si conferma anche qui la scarsa chiarezza. Infatti non è stata fornita alcuna evidenza del raggiungimento dell’obiettivo se non uno scarno comunicato stampa pubblicato dal ministero dell’ambiente. Dove però non c’era nessun dettaglio, né sulla distribuzione delle risorse sul territorio né sull’effettivo stato di avanzamento dei lavori. Lo stesso comunicato peraltro è stato usato come fonte anche per l’aggiornamento del portale Italia domani.
Per conoscere i progetti ammessi a finanziamento e come si distribuiscono i fondi sul territorio occorre recuperare il decreto direttoriale 198 dell’agosto scorso. Questo atto assegna i fondi previsti per il 2022, pari a circa 84 milioni di euro.
A livello di fondi assegnati il territorio che ne riceve di più è quello della città metropolitana di Messina con 15,9 milioni di euro necessari per la messa a dimora di circa 445mila piante. Seguono Roma (13 milioni, 305mila piante) e Napoli (10,5 milioni, 190mila piante). È interessante notare come nel decreto in esame manchino all’appello Milano, Bologna e Firenze. Il capoluogo lombardo in particolare, è da anni tra le città più inquinate d’Italia.
Verde urbano, già assegnati 84 milioni del Pnrr
Le risorse assegnate alle città metropolitane per progetti di forestazione urbana.
FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica
(consultati: martedì 21 Marzo 2023)
Nella relazione del collegio della corte dei conti si fa riferimento al caso di Milano. Qui, si legge, le condizioni poste dal bando sarebbero sostanzialmente irrealizzabili a causa dell’alta densità abitativa che di fatto rende impossibile procedere ad un’opera di rimboschimento di 3 ettari (che salirebbero a 10 per le aree antropizzate). Per questo motivo si apprende che sia la città metropolitana che il comune di Milano avrebbero richiesto modifiche al bando affinché nelle prossime annualità sia possibile accedere ai fondi. Fattispecie simili a questa riguardano anche i casi di Bologna e Firenze.
L’assenza di queste 3 città metropolitane è solo una delle molte criticità che emergono dall’analisi approfondita di questa misura. La scadenza da completare entro il 2022 infatti prevedeva non la semplice assegnazione dei fondi ma l’effettiva messa a dimora degli alberi. In questo caso, come emerge dalla già citata analisi della corte dei conti, la distanza tra quello che c’è scritto sulla carta e la realtà è abissale.
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Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienzaLe criticità legate ai nuovi progetti
Un primo elemento che emerge dal documento della corte è che anche per questo investimento il Pnrr finanzia in parte nuovi progetti (300 milioni) ma in parte progetti che erano già in essere al momento dell’approvazione del piano (30 milioni). La corte ha rilevato criticità in entrambi gli ambiti.
Per quanto riguarda i nuovi progetti il collegio, avvalendosi anche dei sopralluoghi effettuati dai carabinieri forestali, ha rilevato che nella maggior parte dei casi la messa a dimora delle piante risulta “appena avviata”.
La scadenza prevedeva la messa a dimora degli alberi ma in molti casi siamo ancora alle fasi progettuali.
A Messina, la città metropolitana che riceve la quota più significativa di risorse, gli interventi alla data del sopralluogo risultavano ancora alla fase dello studio di fattibilità. A Napoli era ancora in corso l’individuazione dei vivai regionali da utilizzare per l’approvvigionamento. Addirittura a Genova si sarebbero riscontrate delle irregolarità nelle aziende che si sono aggiudicate il bando.
Forestazione urbana: Milano e Firenze escluse
Lo stato dell’arte dei progetti di forestazione urbana come riportato dai sopralluoghi effettuati dai carabinieri.
Le verifiche dei carabinieri sono state effettuate nel corso del 2022. Dato che l’atto del collegio è stato deliberato lo scorso 14 marzo si deve desumere che la situazione dallo scorso anno non abbia visto particolari evoluzioni. Dato che nel decreto direttoriale 198/2022 del ministero dell’ambiente non c’è alcun riferimento alla città metropolitana di Bologna, i riferimenti qui riportati devono intendersi per i progetti in essere.
FONTE: elaborazione openpolis su dati collegio del controllo concomitante della corte dei conti.
(ultimo aggiornamento: martedì 21 Marzo 2023)
Inoltre in un numero considerevole di casi si è optato per la semina in vivaio anziché per la messa a dimora di piante già mature direttamente nel luogo finale, come richiesto dal Pnrr. La corte riporta che il ministero ha previsto questa opportunità anche al fine di compensare possibili carenze momentanee da parte dei vivai che avrebbero inficiato il conseguimento della scadenza. Per ovviare a questo il Mase quindi avrebbe equiparato la semina alla messa a dimora.
Per la corte dei conti la semina in vivaio non contribuisce al raggiungimento della scadenza del Pnrr.
A supporto di una tale interpretazione, il ministero ha evidenziato che il termine inglese riportato nella decisione di esecuzione del consiglio europeo per il Pnrr italiano fa riferimento al “planting” (in realtà il testo recita “plant trees”) che può essere utilizzato sia per piantine e arbusti ma anche per semi. Tuttavia nella versione italiana della decisione si fa espresso riferimento all’obiettivo di piantare alberi. La corte osserva inoltre che la semina in vivaio non può essere “oggetto di collaudo”. Passaggio che è invece richiesto ai fini del conseguimento della scadenza prevista dal Pnrr.
Ad oggi la commissione europea non si è ancora espressa sulla correttezza dell’interpretazione adottata dal Mase. Qualora non dovesse considerare equivalente la semina in vivaio con la messa a dimora degli alberi, il target 2022 non sarà stato raggiunto.
Se l’equiparazione, proposta dal Ministero, non dovesse essere condivisa dalla
Commissione Europea, il target Q4-2022 non potrà ritenersi raggiunto e, sin d’ora, si nutrono seri dubbi che possa essere perseguito anche il target Q4-2024.
A ciò inoltre si deve aggiungere che alla semina e coltivazione in vivaio dovrà fare seguito la fase del transplanting. Vale a dire il trasferimento delle piante nella loro sede finale. Un trasferimento che potrebbe avvenire anche a distanza di mesi se non anni.
Le difficoltà sui progetti in essere
L’ammontare riservato ai progetti in essere è abbastanza limitato. Parliamo in totale di circa 30 milioni di euro. Tuttavia la corte ha rilevato alcuni elementi critici anche su questo aspetto.
In molti casi gli alberi piantati sono seccati e non sono stati sostituiti.
Anche in questo caso, durante i sopralluoghi effettuati sono state riscontrate significative criticità, soprattuto nella messa a dimora delle piante rinvenute già secche. A Genova, ad esempio, nessuna delle 868 piante previste è ancora stata messa a dimora dall’impresa vincitrice dell’appalto. Per i progetti eseguiti dalla città metropolitana di Torino, i rilievi hanno evidenziato un elevato numero di piante morte. L’onere della sostituzione è posto a carico delle imprese aggiudicatarie su cui anche il Mase – assieme ai soggetti attuatori – ha l’obbligo di vigilare. Ma ad oggi non risulta che questa operazione sia stata effettuata.
Un altro aspetto critico riguarda il fatto che il ministero ha dichiarato che il conseguimento degli obiettivi del Pnrr avverrà solamente attraverso i nuovi progetti. Mentre per quanto riguarda quelli già in essere “una volta selezionati ed ammessi all’interno del processo di rendicontazione Pnrr costituiranno una partita aggiuntiva finalizzata a consolidare il superamento dei target”. Secondo l’interpretazione della corte però, questa appare essere una modifica introdotta dall’amministrazione in corso d’opera. Infatti il decreto del ministero dell’economia del 6 agosto 2021 (che distribuisce le risorse del Pnrr tra le amministrazioni titolari) ripartisce espressamente i fondi tra progetti nuovi e in essere.
Le verifiche di Bruxelles
Alla luce di tutte queste osservazioni, possiamo concludere che la scadenza relativa alla piantumazione degli alberi è ben lontana dal raggiungimento del traguardo originariamente previsto. Il quale richiedeva l’effettiva messa a dimora delle piante nei siti individuati e non la mera approvazione del progetto o l’assegnazione degli appalti. Non si tratta dell’unico caso in cui abbiamo riscontrato criticità di questo tipo. Ad esempio anche l’obiettivo di creare 7.500 nuovi posti letto per studenti entro il 2022, è stato completato in ritardo.
Casi simili potrebbero verificarsi sempre più spesso nei prossimi mesi. Quando i progetti finanziati con il Pnrr passeranno dalla fase formale a quella della realizzazione pratica, la cosiddetta “messa a terra”. Per questo è fondamentale mantenere alta l’attenzione sull’attuazione del piano.
La verifica sul rispetto del cronoprogramma del Pnrr ha una significativa componente politica. Anche durante il governo Draghi infatti avevamo rilevato delle importanti criticità ma tali elementi non sono mai stati ritenuti da Bruxelles così gravi da inficiare l’invio delle risorse.
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Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri.
Non è detto però che questo atteggiamento permissivo prosegua anche con il nuovo esecutivo di centrodestra. Anzi, secondo quanto riportato dalla stampa, le indicazioni che arrivano dalle istituzioni europee sarebbero abbastanza preoccupanti. Si tratta peraltro di passaggi particolarmente delicati anche alla luce del fatto che l’Italia dovrà presentare entro aprile la propria proposta di revisione del Pnrr, con tanto di integrazione del capitolo dedicato al RepowerEu. Altro passaggio di cui attualmente si sa pochissimo.
Il nostro osservatorio sul Pnrr
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
Foto: Unsplash – Andreeew Hoang