Lo Ius scholae e le altre leggi “fuori dai radar” Governo e parlamento

Il dibattito estivo si è concentrato sul tema della cittadinanza. Tuttavia, al di là delle dichiarazioni di rito, nessuna proposta di legge concreta ha mosso passi in avanti in parlamento. Su questo come su altri temi rilevanti.

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Durante l’estate il dibattito politico è tornato a concentrarsi sul tema della cittadinanza, complici anche i risultati lusinghieri ottenuti dagli italiani di seconda generazione alle Olimpiadi di Parigi. Tanto che il leader di Forza Italia Antonio Tajani aveva a più riprese manifestato la disponibilità del proprio partito ad aprire la discussione.

Vista la ferma opposizione delle altre formazioni della maggioranza, con la ripresa delle normali attività parlamentari il tema sembra però destinato a tornare in secondo piano

Guai se abbiamo paura di concedere diritti meritati: saremmo un centrodestra oscurantista che non si rende conto dei cambiamenti della società.

A questo proposito, è interessante osservare che ci sono molte proposte di legge depositate in parlamento. La maggior parte tuttavia non ha ancora visto iniziare il proprio iter e probabilmente non lo farà mai. Stesso discorso vale anche per molte altre iniziative che trattano aspetti più o meno rilevanti per la vita del paese. Si tratta dei cosiddetti disegni di legge (Ddl) fuori dai radar. Proposte cioè che vengono depositate principalmente dai parlamentari con l’obiettivo di posizionarsi su un certo tema, pur sapendo che le probabilità che il testo diventi legge sono pressoché nulle.

2.143 le proposte di legge presentate ma che non hanno ancora iniziato l’iter parlamentare. 

L’analisi di queste iniziative ci aiuta a comprendere, da un’altra prospettiva, quali sono i reali rapporti di forza tra esecutivo e parlamento e all’interno delle camere stesse. In generale si conferma ancora una volta come in realtà sia l’esecutivo a tenere saldamente in mano l’agenda legislativa. D’altro canto, gli spazi di manovra per proposte che non vengono dal governo sono strettissimi.

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Quante sono le leggi fuori dai radar

Complessivamente, erano 2.900 le proposte (Ddl) presentate dall’inizio della legislatura al 2 settembre scorso. Di queste, solamente 144 (il 5%) hanno concluso positivamente il loro iter diventando legge. A queste poi se ne possono aggiungere altre 70 per cui il percorso si è già concluso ma con un esito diverso dall’approvazione (atto rigettato, respinto o restituito).

I Ddl in fase di discussione sono in totale 543, di cui 55 (il 10% circa) hanno ricevuto l’approvazione di almeno un ramo del parlamento. La stragrande maggioranza delle proposte presentate tuttavia (2.143) non ha ancora visto partire il proprio iter per l’approvazione. Nella stragrande maggioranza dei casi ciò non avverrà mai.

Molti parlamentari presentano Ddl anche se sanno che non verranno mai discussi.

La quasi totalità di queste proposte (2.045, cioè il 95%) sono di iniziativa parlamentare. Questo è un dato che non deve sorprendere. In base all’articolo 70 della costituzione infatti tutti i deputati e i senatori possono presentare proposte. Spesso però i parlamentari depositano dei Ddl pur sapendo benissimo che non saranno mai discussi. Questa iniziativa è comunque utile a posizionarsi su un certo tema o a dare un segnale al proprio elettorato.

Come possiamo osservare anche dal grafico, generalmente le proposte di iniziativa governativa hanno la priorità. Infatti nel caso dell’esecutivo sono solo 12 sulle 183 totali le proposte che non hanno ancora iniziato l’iter, cioè il 6,6%. Mentre i Ddl già divenuti legge sono il 59%. Al contrario, le iniziative parlamentari approvate definitivamente sono solo 36.

1,34% le proposte di iniziativa parlamentare divenute legge rispetto a tutte quelle presentate dall’inizio della legislatura.

C’è da aggiungere che i pochi Ddl di iniziativa parlamentare che sono diventati legge sono quasi sempre stati presentati da parlamentari con un alto “indice di forza”. Questi soggetti, che spesso ricoprono alcune posizioni chiave come quella di capogruppo, relatore, presidente di commissione eccetera, hanno la possibilità di sfruttare la propria influenza per far avanzare le proprie proposte rispetto alle altre.

Il grafico mostra tutti i disegni di legge presentati in parlamento dall’inizio della legislatura suddivisi per iniziativa e per stato dell’iter. La classificazione dell’iter è un’elaborazione originale di Openpolis e prende in considerazione una sola volta le proposte di legge presentate (la stessa proposta presentata in una camera e poi passata all’altra è conteggiata una sola volta, lo stesso vale per i Ddl assorbiti e approvati in testo unificato). Per maggiori dettagli vai su Openparlamento.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 2 Settembre 2024)

È interessante osservare che sebbene il numero assoluto delle proposte parlamentari che devono ancora iniziare l’iter sia molto alto, se consideriamo il rapporto tra Ddl fuori dai radar rispetto al totale di quelli presentati si trovano valori anche più elevati. La percentuale di Ddl fantasma di iniziativa dei deputati e dei senatori infatti è del 78,3%. Quella delle proposte di iniziativa regionale è del 79,3%, per l’iniziativa popolare si arriva all’81,8% e infine il Cnel raggiunge il 100%.

Anche questi dati non devono sorprendere. Non solo perché tali soggetti hanno maggiori difficoltà ad esercitare il proprio potere di iniziativa legislativa (ad esempio, la raccolta di 50mila firme nel caso dell’iniziativa popolare) e di conseguenza presentano un numero molto minore di proposte. Ma anche perché, logicamente, nelle dinamiche parlamentari le proposte provenienti dalle stesse camere assumono la priorità nei lavori.

Un esempio che conferma questa tendenza è la proposta di iniziativa del Cnel in tema di oblio oncologico. Il Ddl è stato presentato ma è stato assorbito da un altro Ddl parlamentare poi divenuto legge. Di conseguenza, la norma entrata in vigore può essere attribuita all’iniziativa delle camere.

Sono fatti salvi alcuni casi eccezionali che possono avere una forte valenza simbolica. Ad esempio, nella scorsa legislatura, sulla legittima difesa era stata portata avanti la proposta di iniziativa popolare, poi modificata dalle camere.

Di cosa trattano i Ddl fantasma

Con specifico riferimento al tema della cittadinanza, attualmente sono depositate in parlamento ben 31 proposte di legge che mirano a modificare le norme vigenti in materia. La gran parte (25) vedono come primi firmatari esponenti del centrosinistra. In 6 casi invece le proposte sono state presentate dalla maggioranza. Di questi Ddl ce ne sono 4 che hanno iniziato la discussione in commissione ma vanno ad intervenire su elementi di dettaglio. Ad esempio la possibilità di riacquistare la cittadinanza per i discendenti di emigranti italiani o per chi l’ha persa a seguito del matrimonio con uno straniero. Le altre proposte sono ancora ferme al palo.

L’emendamento di Azione sullo Ius scholae è stato respinto dall’aula di Montecitorio.

C’è da dire che qualche giorno fa Azione aveva provato a forzare la discussione sul tema dello Ius scholae. Lo ho fatto proponendo un emendamento al Ddl sicurezza in discussione a Montecitorio proprio in questi giorni. La proposta tuttavia è stata respinta dall’aula.

Il tema della cittadinanza è certamente di grande attualità ma tra le migliaia di proposte presentate ce ne sono anche molte altre, alcune rilevanti altre più folcloristiche. Per ovvi motivi è impossibile passarle tutte in rassegna, per cui ci limiteremo a citarne qualcuna a titolo di esempio. 

Tra le proposte fuori dai radar si trovano almeno 20 Ddl che mirano a trattare il fine vita, altro tema considerato divisivo. Si trovano poi iniziative che punterebbero a riformare, tra le altre, alcune norme in tema di giustizia, di sicurezza, di rapporti di lavoro, di tutela delle persone con disabilità.

Ovviamente si trovano anche proposte più “esotiche”. Tra queste, l’istituzione dell’albo dei sindaci emeriti, della giornata nazionale del panettone, del divieto di insegnamento delle “teorie del gender”. È probabile tuttavia che queste iniziative rimarranno lettera morta.

I tempi di approvazione di una legge

Un altro elemento utile a valutare quanto la presentazione di proposte legislative di iniziativa parlamentare sia nella maggior parte dei casi un’attività velleitaria è il dato sul tempo necessario per approvare tali proposte.

Le leggi di iniziativa governativa hanno la priorità nella discussione in parlamento.

Ben 43 proposte di iniziativa governativa infatti hanno avuto bisogno di meno di 60 giorni per essere approvate. Un dato molto influenzato dal fatto che il 58% di queste sono conversioni di decreti legge, che devono concludere l’iter tassativamente entro 60 giorni. Oltre a queste però sono comunque 32 i Ddl governativi che hanno richiesto un periodo compreso tra 60 e 120 giorni per l’approvazione definitiva. In 34 casi invece è stato necessario un periodo di tempo superiore ai 120 giorni.

Da notare che ci sono state anche due leggi per cui il tempo per l’approvazione è stato addirittura inferiore ai 30 giorni. Si tratta della conversione del decreto agricoltura (9 giorni) e della legge di bilancio per il 2023 (approvata in appena 30 giorni, ponendo la fiducia in entrambi i rami del parlamento).

Sono appena 3 invece le leggi di iniziativa parlamentare approvate in meno di 120 giorni. Tra queste troviamo la ratifica di un trattato e l’istituzione di due commissioni parlamentari d’inchiesta. Ovvero la commissione antimafia e quella sul femminicidio. In media le leggi di iniziativa parlamentare nell’attuale legislatura richiedono 290 giorni per l’approvazione.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 16 Settembre 2024)

Foto: Camera

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