Lo stato di abbandono del sistema di accoglienza Migranti
È online “Accoglienza al collasso”, il nuovo rapporto del progetto Centri d’Italia. Oltre a fotografare criticità ormai strutturali del sistema, quest’anno abbiamo dedicato particolare attenzione alle novità normative e all’accoglienza delle categorie considerate vulnerabili.
martedì 11 Marzo 2025 | Migranti

- Richiedenti asilo esclusi dal Sai, servizi ridotti all'osso nei Cas e nuovi centri temporanei. Provvedimenti diversi accomunati dalla compressione dei diritti.
- La riduzione dei diritti riguarda anche categorie considerate vulnerabili, che non vengono adeguatamente tutelate, come donne e minori.
- Più di 700 Msna sono stati inseriti in strutture per adulti. Si tratta di una pratica inaccettabile.
- Da oggi è disponibile il report integrale "Accoglienza al collasso": analisi e dati di dettaglio sul sistema, in 5 capitoli.
“Accoglienza al collasso” è il nuovo rapporto sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia, realizzato da Openpolis e ActionAid nell’ambito del progetto Centri d’Italia.
Si tratta dell’ottava edizione di un dossier che vuole fotografare lo stato di salute dell’accoglienza dei migranti nel paese, attraverso analisi e dati di dettaglio.
In “Accoglienza al collasso” abbiamo ripreso temi e forti criticità già consolidate negli anni passati, affrontando però anche gli effetti di alcune norme recenti.
Il fenomeno migratorio non può ridursi a mero terreno di propaganda e scontro politico.
Riteniamo che il fenomeno migratorio non debba ridursi a mero terreno di scontro nel dibattito politico. Al contrario rappresenta dinamiche fondamentali sia per la vita di molte persone che fuggono da guerre e miseria, così come per le comunità che le accolgono nei territori del paese.
D’altro canto, la possibilità che i migranti non finiscano nelle sacche di estrema marginalità (più esposte all’illegalità, allo sfruttamento e alla criminalità) dipende in larga parte proprio dalle condizioni sistemiche che possono e non possono favorire il processo di inclusione nella società italiana. Con ampie e positive ricadute sulla tenuta sociale del paese e soprattutto sull’indipendenza e la crescita delle persone protagoniste di questo processo.
Un’iperproduzione normativa ingiustificata
Tutto questo però sembra interessare molto poco la politica e le amministrazioni pubbliche che dovrebbero gestire il fenomeno. La reportistica che dovrebbe essere resa pubblica non viene prodotta e le richieste di accesso agli atti della società civile incontrano ancora più opposizione che in passato.
Una mancanza che non rappresenta solo un problema di accountability nei confronti della società civile, ma una grave carenza da parte della politica e delle amministrazioni pubbliche.
Il parlamento infatti negli ultimi anni ha approvato varie norme che tuttavia non rispondono alle necessità che emergono dall’analisi del sistema di accoglienza andando, semmai, in direzione opposta. È il caso del decreto legge 20/2023, con cui il governo ha nuovamente escluso i richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), seppur con alcune eccezioni, mentre al contempo riduceva, fino a quasi azzerarli, i servizi di assistenza sociale previsti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas).
Questi ultimi, inoltre, continuano a ospitare la maggior parte delle persone accolte, confermando il fatto che un fenomeno del tutto ordinario viene immotivatamente gestito come un’emergenza.
68,3% dei posti disponibili nel sistema si trova in centri di accoglienza straordinaria (Cas).
Un altro elemento di forte novità introdotto dal decreto è rappresentato dai cosiddetti “centri temporanei”, un vero e proprio nuovo circuito di accoglienza, completamente sforniti di ogni servizio sociale, a cui le prefetture possono ricorrere temporaneamente in caso di necessità.
Il ministero non ha rilasciato dati su queste strutture sostenendo di non disporre di queste informazioni. Una risposta che, oltre a rendere impossibile un vero e proprio monitoraggio civico, desta preoccupazione circa la capacità dello stato di conoscere effettivamente il funzionamento del sistema.
Ad ogni modo, anche semplicemente un’analisi del nuovo capitolato – a cui abbiamo dedicato spazio in “Accoglienza al collasso” – ha confermato che queste strutture hanno un costo maggiore rispetto ai Cas. Resta dunque ancora da capire qual è il senso di creare strutture costose e che non forniscono servizi, malgrado le modalità previste per la loro istituzione siano le stesse dei Cas.
Un sistema che non tutela
Un altro aspetto che abbiamo analizzato nel rapporto riguarda i cosiddetti vulnerabili. Infatti, se da un lato le nuove misure escludono i richiedenti asilo dal Sai, dall’altro un’eccezione è fatta per categorie considerate vulnerabili, tra cui i minori e le donne.
Quanto alle donne migranti è certamente un bene che almeno loro trovino accoglienza nel Sai, al contempo però affermare che tutte le donne sono “vulnerabili”, oltre a evidenziare un approccio paternalistico, significa equiparare le loro diverse situazioni con il rischio che i casi effettivamente più vulnerabili non siano poi riconosciuti come tali.
Abbiamo dunque analizzato la situazione dal punto di vista dei dati, rilevando le potenziali criticità che possono emergere per le richiedenti asilo che comunque non troveranno posto nel Sai rimanendo nel circuito dei Cas, se non persino dei “centri temporanei”. Inoltre, particolare attenzione merita anche una progressiva “femminilizzazione” del Sai, che non risulta accompagnata da un consapevole approccio di genere.
Per approfondire la situazione e capire meglio questo fenomeno abbiamo intervistato Francesca De Masi e Laura Boursier Niutta, rispettivamente vicepresidente e operatrice di Be Free, ente gestore del Sai “Aida”, oltre che del progetto anti-tratta e di diversi centri antiviolenza (Cav) di Roma e della sua città metropolitana.
L’accoglienza dei Msna tende in molti casi a ledere i diritti dei minori ospitati nei centri.
Gli aspetti che riguardano l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna) suscitano persino più dubbi, sia dal punto di vista dei numeri che delle norme. Infatti, prima degli ultimi interventi normativi i Msna dovevano essere accolti nel Sai.
Nel caso di indisponibilità dei posti, si ricorreva all’accoglienza da parte del comune in cui si trovavano e, solo in subordine in Cas dedicati ai minori. Non era invece previsto che questi potessero essere accolti in Cas adulti, anche se è noto che in alcune circostanze fosse successo.
Con i recenti interventi la situazione è cambiata. Infatti, in caso di indisponibilità di posti nel Sai, prima di sollecitare l’ente locale, si deve verificare la possibilità di accoglienza nei Cas per minori. Le norme inoltre prevedono per questi centri la possibilità di realizzarli o ampliarli oltre i limiti di capienza, in deroga alla normativa. Inoltre viene esplicitamente aperta la possibilità che i minori trovino accoglienza nei Cas per adulti. Una decisione criticata anche dal garante per l’infanzia, che ha ribadito come non sia affatto opportuna la promiscuità di ambienti tra adulti e minori non accompagnati.
Scarica il rapporto
Si tratta di una dinamica che avviene in un contesto di forte aumento del numero di Msna in accoglienza sia nel Sai (dove le presenze di minori sono passate dalle 2.312 del 2018 alle 5.034 del 2023) che nei Cas destinati ai minori.
Qui la crescita è stata impressionante, passando dai 48 del 2020 agli oltre 1.700 del 2023.
1.773 minori stranieri non accompagnati ospitati nei Cas minori, nel 2023.
Purtroppo non sono disponibili dati strutturati sulla presenza di Msna nei Cas per adulti. Tuttavia, stando ai dati ottenuti dal progetto In limine di Asgi, risulta che a fine 2023 più di 700 minori erano ospitati in centri di accoglienza straordinaria per adulti.