Lo sviluppo della rete ferroviaria in Italia Innovazione

La distribuzione delle linee ferroviarie nel nostro paese delinea ampie disparità tra nord e sud, con conseguenze economiche e sociali. Ridurle è uno dei principali obiettivi sulla mobilità e le infrastrutture del Pnrr – il piano nazionale di ripresa e resilienza.

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La transizione sempre più decisa dall’utilizzo di veicoli a motore a forme di mobilità meno inquinanti, come veicoli elettrici e trasporto ferroviario, è centrale nel percorso di contrasto al cambiamento climatico globale.

L’utilizzo di veicoli a motore è una delle attività antropiche che liberano inquinanti nell’aria. Un’eccessiva concentrazione di questi agenti causa l’innalzamento delle temperature e il cosiddetto riscaldamento globale. Vai a "Che cos’è il cambiamento climatico"

Come abbiamo avuto modo di raccontare in un precedente articolo, in Italia la maggior parte degli spostamenti sia di persone che di merci avviene su strada, mentre solo il 6% dei passeggeri (a fronte di una media europea del 7,9%) e l’11% delle merci (rispetto al 18,7% in Europa) viaggia attraverso la rete ferroviaria.

Lo sviluppo delle ferrovie è un obiettivo del Pnrr.

In questo senso, il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede un’intera missione, la numero 3, intitolata “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, di cui una parte quasi totalizzante è dedicata a “Investimenti nella rete ferroviaria” e una minoritaria a “Intermodalità e logistica integrata”.

25 mld i fondi del Pnrr destinati agli investimenti sulla rete ferroviaria.

A questi vanno aggiunte ulteriori risorse destinate al servizio da altre sezioni del Pnrr, tra cui ad esempio i 3,6 miliardi previsti per il “trasporto rapido di massa” dalla missione 2 e altre ancora.

È chiaro dunque l’intento, da parte dello stato, di utilizzare parte dei fondi europei per la ripresa, allo scopo di accrescere e migliorare la rete ferroviaria del paese e quindi promuovere una modalità di trasporto sostenibile, a basse emissioni inquinanti. In particolare, come si legge nel dettaglio del documento, le proposte includono lo sviluppo dell’alta velocità, il potenziamento delle reti regionali e la riduzione dei divari infrastrutturali tra nord e sud del paese.

La diffusione delle infrastrutture

Per poter pianificare interventi di miglioramento e investimenti nelle ferrovie del paese, è necessario innanzitutto ricostruire la presenza infrastrutturale del servizio. Sia a livello complessivo, quindi nazionale, sia nel suo sviluppo a livello locale.

La rete ferroviaria comprende sia la rete elettrificata (a binario semplice e a doppio binario), sia la rete non elettrificata.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: mercoledì 31 Marzo 2021)

Come emerge chiaramente dal grafico, dal 1995 al 2019 la rete ferroviaria del nostro paese è cresciuta notevolmente. In particolare si può notare il picco nel primo decennio del 2000, da mettere in relazione con la costruzione e attivazione in quegli anni delle linee ad alta velocità che collegano oggi numerose città italiane.

Ma con quali differenze, a livello infrastrutturale e territoriale, è avvenuto questo sviluppo?

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: mercoledì 31 Marzo 2021)

Sono complessivamente 7.538 i chilometri di binari che attraversano l'Italia settentrionale, cioè 1.824 km in più rispetto a quelli nel mezzogiorno e nelle isole (5.714 km) e 4.081 rispetto ai territori del centro (3.457 km).

La rete elettrificata a binario doppio è la più diffusa.

Per quanto riguarda invece il tipo di infrastruttura ferroviaria, predomina complessivamente quella elettrificata, in particolare a binario doppio, cioè il livello più avanzato di rete. A livello nazionale infatti, costituisce con 7.640 km il 45,7% di tutte le linee. Anche in questo caso tuttavia vanno sottolineate delle disparità, che delineano una situazione più arretrata a sud che nel resto del paese.

58,3% delle reti ferroviarie del centro Italia sono linee elettrificate a binario doppio.

Una percentuale che supera sia quella del nord (51,2%), che la media nazionale (45,7%). Mentre nel sud e nelle isole questa infrastruttura costituisce meno di un terzo di tutta la rete ferroviaria (30,9%).

I divari regionali e il Pnrr

Come accennato in precedenza, nel Pnrr uno dei cardini degli investimenti sulle reti ferroviarie dovrebbe essere la riduzione dei divari tra nord e sud del paese, che abbiamo visto in parte già nel paragrafo precedente.

Collegamenti efficienti migliorano le condizioni socio-economiche di un territorio.

Come sottolineato nel documento, creare connessioni tra i territori dove scarseggiano, attraverso modalità di trasporto ecologiche, favorisce non solo una crescita economica ma una crescita sostenibile. Oltre ad avere impatti positivi anche a livello di coesione sociale.

Abbiamo osservato per le 20 regioni del paese, quante risorse del Pnrr sono state "territorializzate" per il rinnovo dei treni e per le ferrovie. Cioè - come definito dal ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) - quanti soldi sono stati assegnati a regioni, enti locali o altri soggetti attuatori, per interventi che ricadono su specifici territori. In un ambito, quello delle infrastrutture ferroviarie, che costituisce l'investimento più consistente tra le risorse territorializzate di competenza del Mims - come abbiamo visto una precedente analisi sul tema.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Mims
(ultimo aggiornamento: martedì 21 Dicembre 2021)

Sono Puglia (1.094,3 milioni di euro), Campania (921,3), Sicilia (751,2) e Calabria (676,3) a ricevere i fondi più cospicui per il rinnovo dei treni e per le ferrovie. In particolare per questa seconda voce, che per tutte e 4 le regioni costituisce la quasi totalità dei fondi.

È interessante notare che le risorse per interventi sulle reti ferroviarie superano quelle per il rinnovo dei treni in tutti i territori considerati, fatta eccezione per la Liguria.

Foto: Flickr Hans Permana - Licenza

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