L’organizzazione mondiale della sanità e la sua importanza per la salute globale Cooperazione

Nonostante alcune criticità l’Oms svolge un ruolo molto importante per la salute globale, a maggior ragione in un momento come quello che stiamo attraversando a causa della crisi coronavirus.

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Sara Albiani è Global Health policy advisor di Oxfam Italia. Abbiamo chiesto a Sara di aiutarci a capire meglio come funziona l’organizzazione mondiale della sanità (Oms) quali sono i limiti alla sua azione e perché nonostante varie criticità sia ancora importante, soprattutto per il futuro, il ruolo svolto da questa organizzazione.

Qual’è stato il ruolo dell’Oms nel rispondere alla pandemia da Covid-19 e perché tante polemiche sul suo operato?

L’Oms, per mandato, è impegnata a fornire agli stati membri una guida sulle questioni sanitarie globali, indirizzare la ricerca scientifica, stabilire norme e standard e formulare indirizzi di politica sanitaria basati sull’evidenza scientifica. In questo ambito, garantisce assistenza tecnica agli stati membri, monitora e valuta le tendenze di ambito sanitario, finanzia la ricerca medica e fornisce aiuti di emergenza in caso di calamità.

L’organizzazione mondiale della sanità è l’agenzia delle Nazioni unite specializzata in questioni sanitarie. Il suo obiettivo è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute” Vai a "Che cos’è l’Oms, organizzazione mondiale della sanità"

Nel quadro di questo mandato, ha svolto un ruolo fondamentale d’indirizzo nel rispondere all’emergenza Covid-19. E’ stata accusata di aver commesso gravi errori nella gestione della pandemia Covid-19. Dal ritardo nel riconoscere la trasmissione da persona a persona e nel dichiarare l’emergenza sanitaria globale, fino all’aver sconsigliato l’uso di mascherine nella popolazione generale e dei tamponi in soggetti asintomatici, sottovalutandone l’importanza nella diffusione del contagio. 

Tuttavia la scienza per definizione si costruisce per tentativi ed errori, successi e validazioni. Quindi nel caso di una pandemia dovuta a un virus nuovo, sconosciuto nella sua capacità di contagio, nei suoi effetti, nelle sue implicazioni, scienziati ed esperti hanno dovuto correggersi e cambiare raccomandazioni man mano che aumentava la conoscenza del virus. Questo ha dato spesso un’impressione d’incoerenza e scarsa preparazione.

L’Oms non ha nessuno strumento per imporre a uno stato l’adozione di certi comportamenti.

L’altra accusa che viene mossa all’Oms è quella di esser stata succube dell’influenza politica ed economica della Cina e complice con Pechino nei ritardi, nella scarsa trasparenza e condivisione d’informazioni. Questo non avrebbe reso possibile per gli stati membri capire la gravità del contagio e adottare misure contenitive tempestive. In realtà, probabilmente, le cose sono andate in maniera diversa e l’Oms è stata la prima ad avere subito la mancanza di trasparenza da parte della Cina. Ma l’Oms non ha il potere di vincolare o sanzionare gli stati membri. Questo è un dato importante da sottolineare: l’arma in mano all’Oms è esclusivamente quella della diplomazia, della persuasione, della raccomandazione ma non ha nessun potere vincolante con il quale possa imporre, per esempio, la condivisione tempestiva dei dati.

Una pandemia si affronta solo con la cooperazione tra gli stati, per questo è importante difendere il compito che l’Oms è chiamata a svolgere.

Tutti, stati e attori multilaterali, erano assolutamente impreparati a una pandemia come quella che stiamo vivendo. L’agenzia necessita probabilmente di una riforma e di migliorare la sua capacità di risposta. Ma è molto pericoloso attribuirle colpe che non ha per sollevare i governi dalle proprie responsabilità. Una pandemia globale può essere affrontata solo con la cooperazione e il coordinamento globale. Ovvero il compito che l’Oms è chiamata a svolgere. Una volta che saremo usciti da questa emergenza sanitaria, sarà importante fare un’analisi sugli eventuali errori (di tutti) nel rispondervi, ma screditare l’Oms adesso e in futuro rischia di mettere in pericolo la salute di ognuno di noi. 

Uno dei problemi dell’Oms è legato al fatto che buona parte dei fondi dell’organizzazione sono destinati a progetti specifici. Ci spieghi meglio come funziona e perché questo tipo di finanziamento può essere un problema?

Nel 2017 circa l’80% dei fondi ricevuti dall’Oms erano earmarked, destinati cioè a coprire specifici progetti selezionati dai donatori. Tuttavia i loro obiettivi spesso non sono in linea con la strategia dell’organizzazione e non sempre rispondono alle esigenze di salute pubblica prioritarie a livello globale. L’incremento delle quote del budget Oms legate a fondi earmarked si inserisce in una gestione finanziaria dell’organizzazione che ne mina l’autorevolezza, l’indipendenza e la stabilità, esponendola a una crescente influenza del settore privato.

15,3% La quota del bilancio dell’Oms finanziata dai contributi obbligatori degli stati membri nel biennio 2018-2019.

Il budget dell’Oms è costituito da un insieme di contributi obbligatori degli stati membri (calcolati sulla base del Pil nazionale e della popolazione), e di contributi volontari sia dei governi che di entità non statali. Dagli anni ‘80 i principali finanziatori hanno cessato d’incrementare i proprio contributi obbligatori. Questo fino a che, all’inizio degli anni ’90, i fondi volontari hanno iniziato a superare quelli obbligatori. L’origine di questa crisi era legata alla riduzione progressiva e alla successiva interruzione del finanziamento degli Stati Uniti all’organizzazione. Secondo molti la scelta di Washington era legata all’insoddisfazione rispetto alla lista di farmaci essenziali stilata all’epoca dall’Oms. Una scelta fortemente criticata anche dalle farmaceutiche statunitensi.

La situazione negli anni è cambiata e dal 2000 le entrate dell’Oms sono raddoppiate. Grazie a chi? Non ai contributi obbligatori degli stati membri, bensì all’incremento dei fondi volontari, di cui più del 95% nel 2017, era destinato a programmi earmarked, quindi definiti dall’ente donatore.

Qual’è complessivamente il ruolo svolto dai privati nel settore della salute globale?

Il ruolo del settore privato nella salute globale è crescente e sempre più importante. In termini di capacità di mobilitazione delle risorse finanziarie, dell’expertise, dell’innovazione. Basti pensare al suo peso in iniziative di salute globale che hanno contribuito a salvare milioni di vite negli ultimi 20 anni. Come il fondo globale per la lotta all’Aids, malaria e tubercolosi o l’alleanza globale per i vaccini (Gavi). Il ruolo del privato è chiave, come accennato prima, anche in seno all’Oms, tanto che nel 2015 la Bill & Melinda Gates foundation è stato il primo donatore volontario.

I fondi destinati all’organizzazione mondiale della sanità possono essere distinti tra contributi fissi (assessed contributions) e contributi volontari (voluntary contributions). I primi sono forniti solo dagli stati membri dell’organizzazione e il loro valore è predefinito, visto che ogni stato membro deve contribuire con una quota calcolata sulla base del Pil nazionale e della popolazione. I contributi volontari invece arrivano sia da alcuni stati membri che da organizzazioni internazionali, fondazioni filantropiche e altri enti e istituzioni. Gli importi considerati sono quelli effettivamente spesi dall’organizzazione (implementation) nel biennio 2018-2019.

FONTE: Organizzazione mondiale della sanità
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Giugno 2020)

Tuttavia, il settore privato è portatore spesso di una propria visione della salute globale, di approcci e priorità che non sempre coincidono con quelli di salute pubblica e che si intrecciano con interessi di tipo economico e di difesa di comparti industriali. Alcuni aspetti cruciali in ottica di prevenzione e di tutela della salute come per esempio i determinanti sociali, il rafforzamento dei sistemi sanitari, della medicina territoriale, il miglioramento della nutrizione, il rafforzamento del ruolo della donna e delle comunità, spesso non sono al centro di queste iniziative. Come anche il concetto di copertura sanitaria universale o di accesso universale a vaccini, farmaci essenziali e test diagnostici.

Quindi, pur non negando il ruolo fondamentale del settore privato nella salute globale, noi chiediamo che questo sia condizionato e indirizzato da una forte leadership pubblica, da esercitarsi in un contesto multilaterale.

 

Photo Credit: United Nations Photo

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