L’uso circolare dei materiali Innovazione
Recuperare i materiali e reimmetterli nella produzione è uno dei pilastri dell’economia circolare. In Italia negli ultimi anni il tasso di uso circolare è aumentato, ma le quote sono ancora ridotte, soprattutto per quanto riguarda il recupero dei combustibili fossili.
venerdì 15 Ottobre 2021 | Ecologia e innovazione
Uno degli aspetti più dannosi dell’inquinamento è la diffusione nell’ambiente di rifiuti residui. Per ovviare a questo problema è necessario cambiare paradigma di produzione, per creare un’economia in cui gli scarti siano minimizzati e così l’impatto antropico sull’ambiente. Una delle modalità principali per raggiungere questo scopo è quella di riutilizzare i rifiuti, valorizzandoli e reimmettendoli nel sistema produttivo.
L’economia circolare per una produzione senza scarti
L’economia circolare è un paradigma che consiste nell’omogeneizzare il sistema di produzione umano ai biosistemi, ovvero i sistemi naturali, in cui non c’è rifiuto che non abbia una sua funzionalità e che non sia in qualche modo reinserito nel complesso. Questo modello si contrappone a quello classico, che segue un andamento lineare da produzione a consumo a smaltimento.
A differenza del sistema definito lineare, che parte dalla materia e arriva al rifiuto, l’economia circolare è un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani, in cui il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, in cui c’è una minimizzazione degli scarti e degli impatti sull’ambiente.
Passare ad un paradigma economico circolare vuol dire rendere la produzione più ottimale, evitando allo stesso tempo di creare rifiuti residui di difficile smaltimento.
Ci sono diversi modi in cui si può facilitare una transizione di questo tipo. Il ministero dell’ambiente insieme a quello dello sviluppo economico individuano 5 pilastri fondamentali. In primo luogo, a livello di input, bisogna il più possibile limitare l’impiego di risorse naturali.
Poi, è utile proporre modelli alternativi di business, orientati meno al possesso di beni e più all’accesso all’utilizzo di prodotti e, similmente, incoraggiare l’uso condiviso tra più utilizzatori (condivisione, affitto, noleggio).
Si può inoltre estendere la vita utile dei prodotti, attraverso una buona manutenzione o una progettazione modulare che permetta la riparazione e il riutizzo. Infine, a livello di output, è importante che i rifiuti che produciamo siano recuperati il più possibile.
L’Italia verso un’economia circolare
Negli ultimi anni, in Italia è andata aumentando la quota di materiali che vengono riutilizzati e reimmessi all’interno del sistema produttivo senza diventare rifiuti residui e inquinanti. Nel 2010 si recuperava l’11,5% dei rifiuti, una quota che nel 2019 è arrivata al 19,5%.
8 l’aumento, in punti percentuali, della quota di materiali recuperati e reimmessi nell’economia, in Italia, tra il 2010 e il 2019.
Nonostante tutti i paesi Ue, tendenzialmente, abbiano registrato un miglioramento in questo senso, l’Italia è stato uno dei paesi in cui il processo è stato più rapido. In media, i 27 paesi memberi dell’Ue hanno registrato un aumento di appena un punto percentuale.
L’Italia è al di sopra della media Ue per tasso di uso circolare dei materiali
La quota di materiali riutilizzati e reimmessi nell'economia, in Italia e in Ue, tra il 2010 e il 2019
“Con “tasso di uso circolare dei materiali” si intende la quota di materiali che vengono recuperati e reimmessi nell’economia, rispetto al consumo complessivo.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 12 Ottobre 2021)
Altri stati europei come Francia e Paesi Bassi, dove l'uso circolare dei materiali è più diffuso che in Italia, hanno registrato un aumento più modesto. In Francia, per esempio, la quota di materiali riutilizzati è aumentata di 4,7 punti percentuali e nei Paesi Bassi di 5,6.
In altre nazioni addirittura la quota del 2019 risulta inferiore rispetto a quella del 2010. La Polonia ad esempio ha registrato una diminuzione pari a un punto percentuale, mentre il Lussemburgo, che nel 2010 era il secondo paese Ue (dopo i Paesi Bassi) per quota di materiali recuperati, ha visto un calo di 10,5 punti percentuali.
Mentre un miglioramento notevole, anche maggiore di quello italiano, lo ha registrato il Belgio, dove la quota di materiali reuperati è aumentata, tra il 2010 e il 2019, di 10 punti percentuali.
Quali materiali vengono recuperati
L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) riconosce 4 tipologie di materiali che possono essere recuperati e reimmessi nei cicli di produzione. Si tratta delle biomasse, ovvero sostanze organiche (di origine vegetale o animale) destinate a fini energetici o agricoli, i minerali, metalliferi e non metalliferi, e i combustibili fossili.
I minerali non metalliferi sono i materiali più frequentemente recuperati
La quota di materiali, divisi per tipologia, che vengono recuperati e reimmessi nell'economia in Italia, tra il 2010 e il 2019
I dati si riferiscono alla quota di materiali riutilizzati nel settore produttivo in rapporto all’utilizzo complessivo di materiali a livello di intera economia e per categoria di risorse.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: martedì 12 Ottobre 2021)
Negli anni in Italia è aumentato il tasso di uso circolare per tutte queste tipologie di materiali. Per alcune però in modo più evidente. Il tasso di recupero delle biomasse, ad esempio, è aumentato di 7,8 punti percentuali, mentre quello dei minerali, metalliferi e non, rispettivamente di 6,2 e di 17,6 punti percentuali.
I minerali non metalliferi, molto importanti nel settore industriale, sono la tipologia di materiale che viene più frequentemente riutilizzata in Italia.
È ancora limitato in Italia il riutilizzo dei combustibili fossili.
Per quanto riguarda i combustibili fossili, invece, che producono alcune delle sostanze più dannose e inquinanti che gli esseri umani immettono nell'ambiente, il tasso di uso circolare è ancora basso. Anche il suo aumento negli anni è stato modesto, se paragonato a quello degli altri materiali. Dal 2010 al 2019, è infatti aumentata del 1,7 punti percentuali la quota di combustibili fossili riutilizzati nella produzione. Parliamo comunque di quote che ogni anno risultano sempre inferiori al 6%.
Se da una parte quindi questi dati riflettono un progresso del nostro paese verso un’economia di tipo circolare, dall’altra è chiaro che la strada è ancora lunga. Soprattutto se consideriamo che di anno in anno per soddisfare le esigenze di produttori e consumatori, vengono usate risorse naturali in quantità sempre maggiori. Una tendenza lontana dall’obiettivo di raggiungere un sistema economico maggiormente improntato al riutilizzo.
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