L’uso consapevole di internet e le competenze digitali nelle scuole #conibambini

Nonostante l’uso di internet sia ormai trasversale, oltre un giovane su 4 non ha competenze di base nella sicurezza digitale. Il ruolo delle scuole nella consapevolezza sulle tecnologie è fondamentale, ma restano divari nelle dotazioni informatiche disponibili sul territorio.

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Il prossimo 6 febbraio si celebra il Safer internet day, la giornata mondiale per la sicurezza in rete. Una ricorrenza promossa a livello europeo per sensibilizzare a un uso consapevole di internet, con particolare attenzione ai più giovani.

Internet è il cuore della rivoluzione tecnologica che dalla fine del secolo scorso ha cambiato praticamente ogni aspetto della vita quotidiana delle persone. In questo contesto, non è più un’opzione sapere come utilizzarlo in modo sicuro e consapevole.

Ampi gap nelle competenze digitali e nella consapevolezza sull’uso di internet.

A fronte di potenzialità enormi, in termini di reperimento e condivisione delle informazioni, di creazione e mantenimento di legami, è essenziale essere in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. Conoscendo le implicazioni in termini di sicurezza in rete e di diritto alla riservatezza. Nella capacità di discernere fonti informative affidabili come di adottare una modalità di relazione rispettosa degli altri.

Aspetti da non dare per scontati, e su cui è cruciale il ruolo della scuola, a maggior ragione se si considera che restano enormi disparità nella consapevolezza e nelle competenze digitali tra bambini e ragazzi. Divari digitali che spesso, come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, sono legati alle disuguaglianze socio-economiche presenti tra le famiglie d’origine.

I divari nelle competenze digitali e nell’uso di internet

L’uso quotidiano di internet, di per sé, non è garanzia di competenze digitali adeguate. La lettura dei dati elaborati da Istat nel dicembre scorso per l’indicatore europeo Desi lo mostra piuttosto nitidamente.

Nel 2023, quasi l’80% delle persone di almeno 6 anni ha dichiarato di aver utilizzato internet negli ultimi 3 mesi. Una quota che tra giovani e minori, prevedibilmente, è molto più elevata. Si avvicina al 100% tra gli 11 e i 15 anni (96,1%) e tra i 16 e i 24 (98,1%). Ed è più alta della media della popolazione anche tra i 6 e i 10 anni (86%).

98,4% gli studenti di almeno 15 anni che hanno utilizzato internet negli ultimi 3 mesi.

Tuttavia il quadro è molto diverso se, nell’insieme di persone che hanno utilizzato internet di recente, si isolano solo coloro che hanno competenze digitali almeno di base. Nella popolazione complessiva tra 16 e 74 anni, la quota scende al 45,7%. Colpisce il basso livello di competenze digitali anche tra i più giovani utilizzatori di internet: 55,9% tra 16 e 19 anni, 61,7% tra 20 e 24 anni.

66,1% gli studenti di almeno 16 anni che hanno utilizzato internet negli ultimi 3 mesi e hanno competenze digitali almeno di base.

Le competenze digitali sono direttamente collegate al livello di istruzione. Nella fascia tra 16 e 24 anni, hanno competenze almeno di base il 76,6% dei laureati, il 63,9% dei diplomati e appena la metà di coloro che hanno al massimo la licenza media (50,3%).

Questa tendenza, riscontrabile anche tra i più giovani, pone un’enfasi sul ruolo della scuola, sia in termini di alfabetizzazione digitale che di educazione all’uso sicuro e consapevole di internet. Una questione sollevata anche dal garante dell’infanzia nell’ultimo rapporto al parlamento.

L’Autorità garante ha inteso rivolgersi agli alunni della scuola primaria in quanto l’età di primo approccio alla rete risulta essere sempre più bassa e ciò, insieme all’incremento delle attività e della dimensione di vita individuale svolta online, sovraespone i bambini a una serie di rischi. Per questo è necessario che i minorenni siano formati adeguatamente a un uso consapevole di internet.

Basse competenze nella sicurezza in rete sono un rischio per i minori

Per i minori le implicazioni sono enormi, perché un utilizzo non sicuro della rete può minare le prerogative stabilite dalla convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Si pensi solo alla tutela della privacy e dell’immagine online, un aspetto che per bambini e ragazzi è ancora più rilevante.

Perciò rappresenta un elemento di preoccupazione il fatto che, persino tra i giovani di 16-24 anni, oltre uno su 4 non abbia nessuna competenza digitale in termini di sicurezza.

Si tratta di uno dei 5 domini con cui, dal 2021, viene rilevato il livello di competenza digitale dei cittadini europei. Mentre i giovani vanno molto meglio della media in altri domini di attività informatica, come l’uso delle tecnologie per comunicazione e collaborazione, la risoluzione di problemi e la creazione di contenuti digitali, i risultati sono più deludenti nell’alfabetizzazione su informazione e dati e soprattutto nella sicurezza.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: mercoledì 20 Dicembre 2023)

Nel dominio relativo alla sicurezza, in media il 27,9% dei residenti non ha nessuna competenza digitale. Tra i giovani di 16-24 anni il quadro purtroppo non è migliore: 27,5%. Un ulteriore aspetto, collegato a quello dell’alfabetizzazione digitale, in cui l’intervento della scuole e della comunità educante può essere prezioso.

Le dotazioni informatiche nelle scuole

Premessa di qualsiasi attività educativa in questo ambito è la presenza, in termini infrastrutturali, di ambienti digitali nelle scuole.

Attraverso i dati del ministero dell’istruzione, possiamo ricostruire la dotazione di aule informatiche. Si tratta solo di una delle questioni salienti, data l’importanza di altri aspetti infrastrutturali, come il cablaggio alla rete internet ultraveloce, e di altri più umani, come la diffusione nelle scuole di cultura e competenze digitali.

Tuttavia ricostruire questo elemento minimo, approfondendo l’analisi in chiave locale, è importante alla luce degli enormi divari territoriali rispetto all’alfabetizzazione digitale.

Abbiamo già avuto modo di approfondire la spaccatura tra le città, in cui il livello di competenza è più diffuso, e le aree rurali e interne, dove spesso i più giovani restano indietro. Nel nostro paese, le competenze digitali nella popolazione risultano molto distanti tra nord e sud. Il picco si raggiunge nel nord-ovest (51,5% con competenze digitali almeno adeguate), ma centro (49,9%) e nord-est (50,7%) si collocano su cifre analoghe. Emerge invece un deciso ritardo del sud.

1 su 2 persone 16-74 con competenze digitali almeno di base nel centro-nord. Nel mezzogiorno sono poco più di una su 3: 35,7% nel sud, 36,6% nelle isole.

Ecco perché prestare particolare attenzione alla distribuzione di aule informatiche nelle scuole statali del paese. In media, in base ai dati più recenti relativi all’anno scolastico 2022/23, la loro presenza è dichiarata per il 35,7% degli edifici. Per quasi altrettanti (35,4%) l’informazione non è disponibile, mentre nel 28,9% dei casi non sono presenti aule informatiche.

Tra le regioni, la quota di edifici scolastici con aule di informatica supera il 50% in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, mentre non raggiunge il 30% in Sicilia (28,8%), Abruzzo (24%), Campania (22%), Calabria (21,8%) e Lazio (18,1%).

A livello provinciale, a realtà del nord-ovest come Genova, Torino, Alessandria, Imperia, Savona, Novara, Aosta – tutte sopra il 52% – si contrappongono territori del centro-sud. Al di sotto del 20% troviamo infatti le province di Teramo, Napoli, Catanzaro, L’Aquila, Catania, Crotone, Cosenza, Salerno, Latina, Roma e Benevento. In quest’ultima solo per il 13,8% degli edifici è dichiarata la presenza di aule informatiche.

Divari nelle dotazioni informatiche, comune per comune

Scendendo a livello comunale, una prima distinzione può essere tracciata tra le città polo in termini di servizi, dove circa 4 edifici scolastici su 10 hanno l’aula informatica e i comuni interni.

In quelli periferici, a oltre 40 minuti dal polo più vicino, solo il 30,5% ha l’aula d’informatica. In quelli ultraperiferici, a più di 66 minuti, la quota scende al 28,4%. Posizione intermedia per quelli di cintura, le aree urbane hinterland delle città polo. Qui il 35,4% degli edifici scolastici ha un’aula di informatica.

Se approfondiamo comune per comune, la situazione appare molto frastagliata sul territorio, con alcune ricorrenze evidenti. Pur in presenza di alcune eccezioni, è infatti distinguibile una minore dotazione nei territori più interni e nel mezzogiorno. Un aspetto che avevamo avuto modo di rilevare anche in passato, e che questo nuovo aggiornamento dei dati conferma.

Dati non disponibili per il Trentino Alto Adige. I dati, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim
(pubblicati: martedì 12 Settembre 2023)

Tra i capoluoghi, Pavia è quello con più edifici scolastici statali dotati di aula informatica: 91,7% del totale. Seguono Modena, Alessandria e Treviso, con oltre il 75%. Agli ultimi posti, con meno del 10% di edifici con aule informatiche, spiccano i comuni Catania, Forlì, Latina, Catanzaro e Cosenza. Le due città calabresi si piazzano penultima (4%) e ultima (3,3%), anche se pesa – in entrambi i casi – l’elevatissima quota di edifici per cui questa informazione non è disponibile, pari al 95% circa dei casi.

Tale mancanza di informazioni rende difficile indicare con certezza l’entità effettiva della carenza di dotazioni informatiche. Ciò porta a insistere sulla necessità di raccogliere i dati in modo preciso. Così da impostare correttamente politiche e interventi pubblici in materia, per ridurre i ritardi del mezzogiorno in ambiti come le competenze digitali.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla presenza di dotazioni informatiche rispetto al comune sono stati elaborati incrociando informazioni di fonte Mim, Istat e Ag. Coesione.

Foto: Wayan Vota (Flickr)Licenza

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