Maggioranze ampie per l’elezione dei presidenti delle camere XVIII legislatura
Alla prova del voto segreto ha tenuto l’accordo tra centrodestra e M5s.
lunedì 26 Marzo 2018 | Potere politico
L’elezione di Roberto Fico alla camera e quella di Maria Elisabetta Alberti Casellati al senato hanno chiuso la scorsa settimana politica. L’accordo raggiunto tra i due maggiori poli usciti dalle elezioni, Movimento 5 stelle e centrodestra, ha fatto sì che i candidati fossero eletti con maggioranze molto ampie: 68% per Fico e 75% per Casellati. Non era scontato visto il contesto in cui l’accordo è stato raggiunto, con l’iniziale spaccatura del centrodestra. Inoltre entrambe le votazioni si tenevano a scrutinio segreto, quindi una delle incognite era la possibile presenza di franchi tiratori. In che misura hanno retto gli accordi?
I numeri in parlamento
Proprio in questi giorni si stanno costituendo i gruppi parlamentari, quindi non abbiamo ancora i numeri esatti di ciascuna forza, ma possiamo stimarne la consistenza sulla base degli eletti nelle singole liste.
Sulla carta, al senato l’accordo centrodestra-M5s poteva contare su 249 voti. Tra questi, 112 senatori pentastellati, 61 eletti con Forza Italia e Noi con l’Italia, 58 leghisti e 18 di Fratelli d’Italia. In questo ramo del parlamento tutti i contraenti si sono dimostrati molto compatti. La presidente è stata infatti eletta al terzo scrutinio con 240 voti, appena 9 in meno del massimo teorico.
240 su 319 voti raccolti da Maria Elisabetta Casellati
Alla camera probabilmente c’è stato qualche malumore in più. In teoria la maggioranza a sostegno di Roberto Fico era composta da 488 deputati, di cui 227 del Movimento 5 stelle, 123 della Lega, 106 tra forzisti e centristi, 32 di Fratelli d’Italia. Ma nel segreto dell’urna, dei 620 votanti il candidato pentastellato ne ha raccolti 422: oltre 60 in meno del previsto. Al netto di questo, la sostanziale tenuta dell’accordo fa rientrare l’elezione dei due nuovi presidenti tra quelle con le maggioranze più ampie della storia repubblicana.
Com’è andata rispetto ai precedenti
Basta osservare la classifica dei presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama che hanno ricevuto la più alta percentuale di voti dal 1948. Alla camera l’elezione di Roberto Fico è stata la settima più consensuale dopo quelle di Ducci (1963), Pertini (1972), Ingrao (1976) e Iotti (1979, 1983, 1987).
Le dieci elezioni del presidente della camera più consensuali
Presidente eletto per percentuale di consenso raccolto
FONTE: elaborazione openpolis su dati camera
(ultimo aggiornamento: lunedì 26 Marzo 2018)
Rispetto ai predecessori citati, tutti eletti al primo scrutinio, Fico è stato eletto al 4°. Ciò lo rende il più votato in una votazione successiva al primo scrutinio, record fino ad oggi detenuto da Giorgio Napolitano (63% alla quinta votazione).
A Palazzo Madama l'elezione di Casellati è stata la nona più consensuale della storia repubblicana. In questo ramo le maggioranze sono sempre state storicamente più ampie sull'elezione del presidente, infatti in ben 6 occasioni il candidato ha superato l'80% dei voti. In due casi, De Nicola e Colombo, il consenso era stato addirittura superiore al 90%.
Le dieci elezioni del presidente del senato più consensuali
Presidente eletto per percentuale di consenso raccolto
FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: lunedì 26 Marzo 2018)
Nonostante questo, l'elezione di Casellati è comunque rientrata tra le dieci che hanno raccolto più voti, essendo stata votata da 3/4 dell'assemblea. È inoltre la seconda con la più alta percentuale di voti dopo il primo scrutinio, preceduta da Malagodi (Pli).
Questi dati mostrano che sull'elezione dei due presidenti l'accordo ha tenuto al voto segreto, anche se con diverse defezioni alla camera. Ciò non ha impedito comunque a entrambi i candidati di passare con oltre i 2/3 dei voti dell'aula. Numeri molto solidi per un'intesa istituzionale, da capire se saranno riprodotti per una maggioranza di governo. Al netto delle considerazioni di carattere politico, i due piani comunque non vanno confusi. Gli incarichi di presidente della camera e del senato restano ruoli di garanzia. Anche quando esponenti di una maggioranza politica, cosa successa quasi sempre nella storia repubblicana (al netto del periodo 1976-'94), devono comunque ricoprire questo ruolo in modo super partes.