Negli ultimi anni gli incassi dei comuni per l’addizionale Irpef sono raddoppiati Bilanci dei comuni

L’addizionale comunale Irpef è una fonte d’entrata importante per le amministrazioni, tanto che dal 2007 al 2021 gli incassi per i comuni sono cresciuti costantemente. Capire la platea di contribuenti per ogni singolo territorio è complesso. Abbiamo provato a ricostruire il quadro, considerando i dati sull’Irpef nazionale.

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Alla fine dello scorso anno, è stato pubblicato il decreto legislativo 216 relativo all’attuazione della riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche. Uno dei cambiamenti più rilevanti è legato alla modifica degli scaglioni a cui applicare le aliquote, che da 4 passano a 3. Si tratta di cambiamenti che, come segnala Ifel, non riguarderanno l’addizionale comunale Irpef, una delle entrate tradizionali delle amministrazioni italiane.

Come abbiamo già approfondito, le tasse e le imposte rappresentano una fonte di entrata importante anche per i comuni, contribuendo come voce complessiva di entrata al 23,5% degli introiti delle amministrazioni. Si tratta di entrate necessarie per garantire un funzionamento efficiente della macchina amministrativa che permette poi di avere dei servizi capillari su tutto il territorio.

L’addizionale comunale Irpef

Assieme all’imposta municipale unica (Imu) e alla tassa sui rifiuti (Tari), l’addizionale comunale dell’Irpef rappresenta una delle principali imposte versate dai contribuenti alle amministrazioni. Questa particolare fonte di entrata è legata all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Le tipologie di reddito incluse sono di diverso tipo, tra i principali si comprendono i redditi fondiari, quelli di capitale, quelli di lavoro autonomo e dipendente (incluse le pensioni) e quelli di impresa.

L’addizionale è stata istituita alla fine degli anni novanta con il decreto legislativo 360/1998. Per i comuni è possibile, salvo deroghe particolari come quella concessa al comune di Roma, istituire un’aliquota non eccedente lo 0,8%. Le amministrazioni possono introdurre un’aliquota unica oppure delle aliquote differenziate tra di loro, con la clausola di adeguarsi agli scaglioni di reddito presenti per la componente Irpef nazionale. Una condizione che, come abbiamo anticipato, verrà a meno per il 2024. È inoltre possibile per i comuni introdurre una soglia di esenzione subordinata a specifici requisiti reddituali.

Il dato rappresenta le entrate date dall’addizionale comunale dell’Irpef dall’anno in cui è stata istituita per anno di imposta. Sono comprese tutte le categorie di contribuenti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Mef
(consultati: venerdì 12 Gennaio 2024)

Con la sua istituzione nel 2007, l’ammontare dell’addizionale comunale Irpef incassata dalle pubbliche amministrazioni è andata sempre crescendo. Unica eccezione il 2020, anno in cui è stata in parte ridotta la pressione fiscale a causa dell’emergenza causata dalla pandemia.

Tra il 2015 e il 2017 si sono registrati degli incassi piuttosto stabili grazie a un intervento nella legge di bilancio (232/2016) che manteneva stabili le aliquote per il triennio. Nel 2021 si sono raggiunti i 5,35 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2007 (2,98 miliardi).

Per comprendere meglio quanto le amministrazioni possono incassare, è importante valutare la platea dei contribuenti. Su questo, data la specificità di ogni condizione comunale, non è possibile avere dei dati precisi. È però possibile avere un’idea generale facendo riferimento ai contribuenti all’Irpef.

41,5 milioni i contribuenti Irpef in Italia nel 2021.

Di questi, 39,5 milioni risultano in possesso di reddito imponibile. È possibile avere il numero assoluto a livello comunale ma anche calcolare la quota di persone che, in età potenzialmente contributiva, hanno presentato la dichiarazione. In media, a livello nazionale, si tratta dell’80,2% dei residenti con età superiore ai 16 anni.

Il dato mostra i contribuenti Irpef e la quota di contribuenti sul totale della popolazione residente nel comune in età contributiva. Si considerano tutte le persone che hanno almeno 16 anni, età in cui finisce il percorso della scuola dell’obbligo. Per alcuni comuni, concentrati principalmente nell’area del Sud Tirolo, la percentuale supera il 100%.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Mef
(consultati: venerdì 12 Gennaio 2024)

In termini assoluti, sono le città con più residenti a registrare il maggior numero di contribuenti Irpef. Andando però a considerare la quota di contribuenti sulla fascia di popolazione in età contributiva, si possono vedere delle differenze sostanziali tra il nord e il sud del paese. Andando più nel dettaglio, l’area con la quota maggiore di contribuenti è il Trentino-Alto Adige (94,05%) seguito da Valle d’Aosta (89,8%) e Friuli-Venezia Giulia (88,19%). Agli ultimi posti invece le aree del meridione, con i valori più bassi registrati in Calabria (71,38%), Sicilia (68,54%) e Campania (66,37%).

Ci sono alcuni comuni che riportano un valore superiore al 100% e si trovano quasi tutti nell’area del Sud Tirolo. È invece Caivano (Napoli) quello che registra l’incidenza minore, pari al 53,72%.

Foto: AndreyPovov da Getty Images Pro

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