Nel 2017 cala l’aiuto pubblico allo sviluppo dei paesi Dac Cooperazione

I dati definitivi Ocse per il 2017 mostrano un calo dei fondi destinati all’aps da parte dei paesi del comitato Dac. Una riduzione che, se pur inferiore rispetto a quanto emergeva dai dati preliminari, conferma la fine di un trend di crescita che proseguiva dal 2012.

|

Partner

Il calo dell’aiuto pubblico allo sviluppo

I dati definitivi per il 2017 certificano che, rispetto al 2016, il livello complessivo dei fondi erogati dai paesi appartenenti al comitato per l’aiuto allo sviluppo dell’Ocse (Dac) si è ridotto invece di aumentare.

I fondi destinati all’aps da parte dei paesi Dac si sono ridotti dello 0,15% tra il 2016 e il 2017. Vai a "Che cosa sono i paesi dac"

Di riduzione dei fondi per la cooperazione si era già parlato ad aprile 2018, quando l’Ocse aveva rilasciato i dati preliminari relativi al 2017. In quell’occasione era emerso di un calo dello 0,60% rispetto al 2016 che nei dati definitivi risulta ridotto allo 0,15%.

In ogni caso si tratta della prima riduzione nel volume di risorse destinate all’aps dal 2012. Un calo che, se non si interviene con un’inversione di rotta potrebbe segnare in maniera ben più incisiva i dati sui prossimi anni, compromettendo il raggiungimento dello 0,70 di aps globale previsto dall’agenda 2030.

Gli andamenti nel tempo che comparano o aggregano i dati di paesi con valute diverse si calcolano in dollari a prezzi costanti. Guardando gli stessi dati in valori correnti infatti risulterebbe una leggera crescita che tuttavia risulta fuorviante rispetto al calcolo in termini reali.

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Aprile 2019)

Il calo della spesa per i rifugiati nel paese donatore

Secondo il rapporto di Concord Europe Aidwatch 2018, che analizzava i dati preliminari 2017 rispetto ai 28 paesi membri dell'Unione europea, emergeva come il calo nel volume complessivo dell'aps fosse strettamente legato al minore afflusso di rifugiati e  migranti sbarcati sulle coste europee nel corso del 2017.

Da diversi anni infatti la voce rifugiati nel paese donatore incide in maniera significativa sul volume dell'aps complessivo, in particolare in paesi donatori particolarmente esposti come l'Italia, ma non solo.

Tra il 2016 e il 2017 il valore della voce "rifugiati nel paese donatore" presente nell'aps dei paesi Dac è calato del 14%. Vai a "Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore”"

La voce “rifugiati nel paese donatore” è uno specifico capitolo di spesa all’interno della rendicontazione ufficiale sull’uso dei fondi di aps. Si tratta di fondi che non escono dal paese donatore e che vengono utilizzati per l’accoglienza dei migranti. L’inclusione di questa spesa all’interno dell’aps è stata da più parti contestata e rappresenta la voce principale di quello che viene definito “aiuto gonfiato“.

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Aprile 2019)

Per la prima volta dal 2012 calano i fondi rendicontati come "spesa per i rifugiati nel paese donatore".

I dati definitivi per il 2017 confermano che il calo della voce "rifugiati nel paese donatore", insieme a una flessione del canale multilaterale, rappresenta una delle componenti principali nella riduzione dei fondi per l'aiuto pubblico allo sviluppo (aps). Il calo dei fondi così rendicontati non è di per sé una cattiva notizia visto che la decisione di inserire questa voce all'interno dell'aps è stata da più parti contestata. Il problema però è che questa riduzione non è stata bilanciata dall’allocazioni di risorse  in aps destinate alla lotta alla povertà e lo sviluppo sostenibile.

Quello dei rifugiati è un tema particolarmente rilevante quando si parla dei fondi per l'aps, e sarà necessario monitorarlo da vicino anche nei prossimi anni. Questo perché, almeno per quanto riguarda l'Europa, la riduzione dell'arrivo di richiedenti asilo e migranti è un fenomeno che è iniziato nel 2017 ma che poi è proseguito nel 2018 e risulta confermato dai dati sui primi mesi del 2019. Di conseguenza è lecito attendersi che anche i costi rendicontati per l'accoglienza dei migranti siano destinati a calare e con questi il volume complessivo dell'aps. L'unico modo per evitare questa riduzione è infatti che i governi decidano di investire di più in altri settori della cooperazione incrementando i fondi destinati all'aiuto genuino.

Calano gli aiuti anche dai paesi europei

Concentrando l'analisi sui paesi dell'Unione europea membri del comitato Dac emerge come nel 2017, nella maggior parte dei casi, si sia verificata una riduzione nel rapporto tra investimenti in aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo (aps/rnl) rispetto all'anno precedente.

Il rapporto tra fondi stanziati in aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo (aps/rnl) è un indicatore che cerca di misurare l’impegno del paese donatore espresso in relazione alla ricchezza prodotta. L’obiettivo dei paesi Dac è quello di raggiungere lo 0,7 aps/rnl entro il 2030, un risultato attualmente raggiunto da solo 4 paesi.

FONTE: Ocse
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Aprile 2019)

14 dei 20 paesi europei del comitato Ocse-Dac, nel 2017 hanno ridotto il rapporto aps/rnl rispetto all'anno precedente.

La riduzione della quota di risorse destinata all'aps ha coinvolto principalmente paesi come la Spagna, l'Austria e l'Ungheria, mentre in Svezia e Francia si sono visti i principali aumenti. Per una volta anche l'Italia si è trovata nel gruppo dei 6 paesi che, in controtendenza sul dato europeo, hanno accresciuto le risorse destinate alla cooperazione.

Ma non sono solo i paesi europei a ridurrei il proprio impegno in materia di cooperazione. Nel 2017 infatti si è assistito anche a un calo considerevole del contributo delle istituzioni europee all'aiuto pubblico allo sviluppo che è passato da 15,4 miliardi di euro nel 2016 a 14,5 nel 2017 che, in termini reali, rappresenta un calo del 6,7% del proprio contributo.

 

PROSSIMO POST