Non esistono più le leggi ordinarie Governo e parlamento

Dall’inizio della legislatura sono state approvate solamente 5 leggi ordinarie sulle 24 totali. L’ennesima conferma di come anche il potere legislativo sia sempre più in mano all’esecutivo che legifera a colpi di decreto.

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Dal suo insediamento il governo Meloni ha dovuto far fronte a diverse situazioni di crisi. Dall’aumento del costo dell’energia e delle materie prime alle diverse emergenze che si sono consumate negli ultimi mesi, come la frana di Ischia e il naufragio di Cutro.

Per questo motivo, come abbiamo avuto modo di raccontare, l’attuale governo ha fatto un massiccio ricorso ai decreti legge. Sia per fronteggiare queste emergenze ma anche per dare attuazione al proprio programma. Se da un lato il ricorso alla decretazione d’urgenza può apparire giustificato, almeno nei casi citati, dall’altro questo pone un tema che non deve essere sottovalutato. E cioè la progressiva scomparsa delle leggi ordinarie.

5 su 24 le leggi ordinarie approvate dall’inizio della legislatura.

Nel confronto con gli esecutivi precedenti infatti, se si escludono le ratifiche di trattati internazionali, quello attualmente in carica presenta la percentuale più bassa di norme ordinarie approvate sul totale di quelle entrate in vigore (17,4%). Un dato ancora più rilevante se si considera che solo 4 norme approvate dall’inizio della legislatura sono di iniziativa parlamentare. Una di queste peraltro porta la firma della presidente del consiglio Giorgia Meloni.

Tale dinamica conferma ancora una volta le difficoltà del parlamento nel dettare l’agenda che, anche dal punto di vista legislativo, è sempre più saldamente in mano al governo.

La produzione normativa di governo e parlamento

Gli esecutivi svolgono quindi un ruolo sempre più centrale anche nel processo legislativo. Da un lato infatti, com’è normale che sia, hanno un potere di impulso verso i componenti della propria maggioranza nell’individuare quelle norme che devono assumere la priorità nel processo di approvazione parlamentare. Dall’altro sempre più spesso esponenti del governo sono anche autori delle proposte di legge che poi le camere sono chiamate ad approvare.

Con la pandemia l’accentramento del potere legislativo nelle mani del governo si è consolidato.

Tale dinamica peraltro, come vedremo meglio tra poco, si è ulteriormente consolidata dopo l’esplosione della pandemia. Da questo punto di vista quindi, è molto interessante valutare la capacità con cui gli esecutivi riescono a incidere sulla produzione normativa del parlamento. Sono passati ormai più di 6 mesi dall’inizio della legislatura. Non si può più parlare quindi di una coalizione di governo ancora in fase di rodaggio. Tuttavia dato che gli esecutivi delle ultime legislature hanno sempre avuto durate diverse, l’unico modo per operare un confronto omogeneo è il dato medio di leggi approvate al mese.

Da questo punto di vista un primo dato interessante riguarda il fatto che l’attuale esecutivo presenta il dato più basso in termini di produzione normativa nel confronto con i governi delle ultime 4 legislature. Dal novembre 2022 ai primi giorni di maggio 2023 infatti le leggi entrate definitivamente in vigore sono state 24, per una media di 4 al mese. Il secondo esecutivo meno performante da questo punto di vista è il Conte I con una media di 4,6 nuove norme al mese.

Il grafico mostra il numero di leggi di qualunque tipo e di qualunque iniziativa approvate per ogni governo in carica al momento dell’entrata in vigore.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Maggio 2023)

Al primo posto troviamo invece il governo Renzi (7,91) seguito dagli esecutivi Draghi (7,3) e Monti (7,12).

La tipologia di leggi approvate

Oltre al dato della produzione normativa, che evidenzia comunque un primo aspetto da non trascurare, un altro tema particolarmente rilevante riguarda la tipologia di leggi approvate. Come abbiamo anticipato, l’attuale esecutivo ha privilegiato ampiamente il ricorso ai decreti legge rispetto alle norme di natura ordinaria. Il cui numero, tra quelle approvate nel corso dell’attuale legislatura, è particolarmente esiguo.

Escludendo in questo caso dal conteggio le ratifiche di trattati internazionali, parliamo in totale di 4 norme ordinarie. A cui si deve aggiungere la legge di bilancio che però per la sua natura particolare gode di una classificazione propria.

Se si considerano i governi delle ultime 4 legislature possiamo osservare che, anche in questo caso, il dato dell’attuale esecutivo è il più basso in assoluto. Le norme ordinarie infatti rappresentano solamente il 17,4% di quelle approvate finora. Dall’altro lato, come già detto, il governo Meloni in questi primi mesi ha fatto un frequentissimo ricorso ai decreti legge per introdurre nuove misure. Con il 78,3% di leggi di conversione sul totale di quelle approvate l’esecutivo Meloni presenta il valore più alto in questo caso.

Sono state escluse dal conteggio le ratifiche di trattati internazionali. Questo perché tali norme sono generalmente approvate senza grandi discussioni. Inoltre spesso ne vengono approvate diverse nel corso della stessa seduta. L’attuale legislatura è ancora nella fase iniziale e per il momento è stata approvata una sola legge di ratifica. Considerarle nel conteggio avrebbe quindi falsato le percentuali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Maggio 2023)

I governi legiferano sempre di più a colpi di decreto.

La progressiva riduzione del numero di leggi ordinarie approvate rispetto alla conversione dei decreti rappresenta un elemento di criticità che non deve essere sottovalutato. Anche tale dinamica infatti contribuisce in maniera sempre più incisiva all’erosione delle prerogative del parlamento. I decreti legge infatti, come noto, devono essere convertiti in legge dalle camere entro 60 giorni. Ciò significa che nella maggior parte dei casi deputati e senatori non hanno la possibilità di entrare realmente nel merito dei provvedimenti. Limitandosi quindi a ratificare quanto già deciso a palazzo Chigi. A ciò si aggiunge il fatto che la proliferazione dei decreti di fatto satura l’agenda delle camere. Che non avranno molto tempo quindi per dedicarsi ad altro.

Anche in passato il ricorso ai decreti legge era stato massiccio tuttavia c’era stato maggiore spazio per l’approvazione di norme ordinarie. Da questo punto di vista è interessante notare che in 3 casi abbiamo un dato di leggi ordinarie approvate superiore al 50%. Si tratta dei governi Gentiloni (74,2%), Renzi (56,3%) e Monti (52,4%).

È interessante notare che, fatta eccezione per il governo Letta, gli esecutivi con la quota più bassa di norme ordinarie approvate sono quelli insediatisi durante o dopo il Covid (Conte II, Draghi e Meloni). Una ulteriore conferma di come la dinamica dell’accentramento del potere legislativo nelle mani dell’esecutivo si sia consolidata negli ultimi anni.

Di cosa trattano le leggi ordinarie approvate

Finora abbiamo visto come nell’attuale sistema politico il ricorso al percorso ordinario per l’approvazione delle leggi sia sempre meno frequente. Il ruolo marginale delle leggi di natura ordinaria però non emerge soltanto a livello quantitativo, ma anche per le questioni di cui tali norme si occupano nello specifico.

Le misure principali del governo non passano per le leggi ordinarie.

Se analizziamo le leggi ordinarie approvate dal novembre 2022, possiamo osservare che in 2 casi ci troviamo di fronte all’istituzione di commissioni parlamentari d’inchiesta. Si tratta della commissione antimafia e di quella relativa al femminicidio e alla violenza di genere

A queste si aggiungono poi la ratifica di un protocollo internazionale per la lotta al doping e l’approvazione di una legge delega per la riforma delle politiche in materia di terza età. L’ultima legge approvata in ordine di tempo è quella relativa alle disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali. Salvo quest’ultimo caso, possiamo osservare come la portata di queste norme sia abbastanza limitata, trattandosi di misure per istituire organi interni al parlamento (le commissioni) o comunque senza un impatto immediato sulla vita del paese. Quest’ultima legge peraltro, seppur classificata come di iniziativa parlamentare, porta la firma della presidente del consiglio Giorgia Meloni (eletta alla camera dei deputati).

Il decreto aiuti ter nonostante sia stato convertito in legge nel corso dell’attuale legislatura, è un’iniziativa del governo Draghi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: martedì 9 Maggio 2023)

Legato a questo aspetto, un altro elemento da rilevare riguarda la norma sulle politiche della terza età. Anche in questo caso la capacità di incidere delle camere è molto limitata. Trattandosi di una delega infatti con tale norma il parlamento restituisce il potere di regolare il settore al governo. Quest’ultimo ha poi tempo fino al 31 gennaio 2024 per produrre uno o più decreti legislativi.

A questo si deve aggiungere che tale proposta di legge è stata presentata dal governo. In questo caso quindi il ruolo del parlamento è particolarmente marginale. Tenendo conto di questo ulteriore elemento possiamo osservare come siano solo 3 le leggi di iniziativa parlamentare approvate dall’inizio della legislatura (4 se si considera anche quella che vede Meloni come prima firmataria). Mentre tutte le altre sono appannaggio dell’esecutivo.

12,5%  le leggi di iniziativa parlamentare approvate nel corso della XIX legislatura. 

Un altro dato che pone il governo Meloni all’ultimo posto nel confronto tra gli esecutivi che si sono succeduti dal 2008 ad oggi. Una ulteriore conferma della posizione di subalternità delle camere. 

Foto: Comunicazione camera

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