Com’è evidente dal grafico l’andamento dei voti di fiducia e dell’approvazione di leggi da parte del parlamento sono abbastanza simili. All’aumentare del numero di leggi tendenzialmente aumenta anche il numero di voti di fiducia ad essi collegati. Una dinamica che diventa ancora più rilevante se consideriamo le leggi di conversione dei decreti legge. In questo caso infatti spesso l’esecutivo ha posto la fiducia in entrambe le camere per evitare che questi provvedimenti non fossero approvati entro la scadenza dei 60 giorni. Una dinamica particolarmente evidente se si considerano i periodi aprile-giugno e settembre-novembre 2023. In entrambi questi momenti possiamo osservare un alto numero di leggi approvate e parallelamente un elevato numero di questioni di fiducia. Ad aprile 2023 le leggi approvate sono state 4 (di cui 3 erano conversioni di decreti legge) e i voti di fiducia 2. A maggio si registra un aumento sia delle leggi approvate (6 di cui 4 conversioni di decreti) che di voti di fiducia (4). A giugno si raggiunge un primo picco di voti di fiducia con 6 in un solo mese a fronte 4 leggi approvate (tutte conversioni). A settembre 2023 invece le leggi approvate sono state 7 a fronte di 2 soli voti di fiducia. Nei due mesi successivi si registra però un progressivo aumento di queste votazioni fino al dato record di 8 raggiunto a novembre 2023. In questo mese le leggi approvate sono state 10 (la metà sono conversioni di decreti legge). In questo caso non si tratta del dato più alto in assoluto. A febbraio 2024 infatti le leggi entrate in vigore sono state in totale 11. In questo caso i voti di fiducia registrati sono stati solo 2, questo mese può quindi essere considerato un’eccezione. Così come il successivo mese di marzo in cui il governo non ha mai fatto ricorso alla fiducia a fronte di 5 leggi approvate (4 conversioni di decreti). Nel valutare questi dati occorre però tenere conto anche della portata politica dei disegni di legge in esame. A febbraio 2024 ad esempio sono entrate in vigore ben 6 leggi di iniziativa parlamentare. Tra queste l’istituzione della giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, disposizioni per la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo, l’istituzione della commissione d’inchiesta sul Covid e altre disposizioni in tema di agricoltura. Tutte norme su cui il governo probabilmente non aveva né l’interesse né la necessità (non trattandosi di atti soggetti a decadenza come di decreti legge) di porre la fiducia. Situazione diversa invece a marzo dove il parlamento ha convertito ben 4 decreti e in nessun caso è stata posta la fiducia. Si tratta dei Dl sulla presidenza italiana del G7, sull’Ilva, sulle elezioni e sulle olimpiadi invernali. È ancora presto per poter dire se stiamo assistendo ad una effettiva tendenza dell’esecutivo a ricorrere meno alla fiducia. Anche perché in effetti ad aprile quando si è trattato di far approvare un decreto particolarmente delicato come il Pnrr quater, il governo è tornato a porre la questione di fiducia in entrambi i rami del parlamento. Occorrerà quindi continuare a monitorare questi aspetti per capire se ci troviamo di fronte a un’effettiva inversione di rotta.
Nel grafico non è considerata l’approvazione di leggi di ratifica di trattati internazionali poiché questo tipo di norme, salvo rarissimi casi, sono poco rilevanti dal punto di vista politico. Vengono infatti approvate con larghissime maggioranze e non sono mai oggetto di questioni di fiducia. Non sono state oggetto di analisi nemmeno le mozioni di fiducia sul governo stesso e quelle di sfiducia nei confronti di singoli ministri presentate dalle opposizioni.
Il governo può porre la fiducia su un disegno di legge in entrambe le camere. Per questo possono esserci dei mesi in cui il numero di voti di fiducia è superiore alle leggi entrate in vigore.
A settembre e ottobre 2022 non sono state approvate leggi.
FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Maggio 2024)