Con l’elezione diretta (e la vecchia legge elettorale con premio di maggioranza) il sistema politico delle province era assimilabile a quello dei comuni. Un presidente eletto, con una maggioranza a sostegno in consiglio, una giunta formata da membri della maggioranza e le liste sconfitte all’opposizione.
Questa modalità di confronto politico resta prevalente (72 casi) ma non è più l’unica. Si affacciano nuovi modelli di rappresentanza, non sempre di facile lettura per il cittadino comune. In alcuni casi, soprattutto al nord, il sistema di rappresentanza è diventato puramente territoriale. In altri, in assenza di sanzioni da parte dell’elettore e in presenza di un sistema dove i voti sono “dati”, si assiste alla formazione di liste spurie, composte da partiti ed esponenti di vari schieramenti politici.
Abbiamo identificato 4 diverse modalità di confronto politico nelle amministrazioni provinciali in carica. Di seguito le principali caratteristiche di ciascuno.
Maggioranza vs opposizione:
Nelle elezioni, confronto bipolare tra schieramenti contrapposti, riconducibili (anche se non sempre facilmente) a centrodestra e centrosinistra. Solo i consiglieri di maggioranza ottengono deleghe.
Logica bipartisan:
Confronto bipolare per l’elezione del consiglio, ma le deleghe poi vengono distribuite tra tutti i gruppi o quasi.
Coalizioni anomale:
Formazione, prima delle elezioni, di liste trasversali non riconducibili chiaramente a destra e sinistra.
Rappresentanza territoriale:
Si presenta una lista unica già formata attraverso contrattazioni tra partiti e schieramenti contrapposti. L’esito è spesso che tutti i consiglieri hanno la delega. La logica di confronto politico (pure presente) assume carattere prevalentemente locale.
FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 18 Gennaio 2020)