La revisione del Pnrr ha comportato anche una redistribuzione delle tipologie di spese previste. Come ampiamente annunciato dallo stesso esecutivo in più occasioni, è cresciuto in maniera significativa il peso degli interventi operanti nella forma della concessione di incentivi ad unità produttive, passati dal 16,8 al 22,2% (+11,1 miliardi). La variazione è dovuta in larga misura dall’introduzione delle nuove misure dei crediti d’imposta del piano Transizione 5.0 (6,3 miliardi), del supporto dalla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche per le net zero technologies (2,5 miliardi) e del sostegno per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle Pmi (320 milioni). Nell’ambito delle politiche agricole, occupa un peso rilevante l’introduzione della misura dei contratti di filiera (2 miliardi) e il rifinanziamento del parco agrisolare (+1,5 miliardi). Allo stesso tempo, si segnala il definanziamento della misura riguardante l’utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate (-1 miliardo). All’aumento degli incentivi alle imprese si è contrapposta una contrazione dei lavori pubblici (-11,5 miliardi), passati ad occupare il 41,4% rispetto al 48,1% pre-revisione. Nonostante questo taglio di risorse, la realizzazione di lavori pubblici resta la voce di spesa più importante del Pnrr. Come abbiamo specificato anche in precedenti articoli, questa contrazione risente prevalentemente del taglio della misura riguardante gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi) e della promozione degli impianti innovativi (760 milioni). La riduzione della spesa riguardante i lavori pubblici riguarda, in misura importante, anche il definanziamento dei piani urbani integrati (-1,6 miliardi) e degli investimenti per la rigenerazione urbana (-1,3 miliardi). A queste si aggiungono poi tagli riguardanti la missione 1 per circa 1,6 miliardi attribuibili sostanzialmente alla riduzione delle risorse negli investimenti in infrastrutture di rete (Italia 5g e piano Italia a 1 giga) e per la missione 3 (-1,6 miliardi) per l’uscita dal piano di alcuni investimenti ferroviari. A ciò si contrappongono i nuovi investimenti per la realizzazione di lavori pubblici nell’ambito del RepowerEu per complessivi 2,8 miliardi distribuiti tra 9 linee di intervento. Da segnalare infine anche l’incremento (+1,4 miliardi) della spesa per l’acquisto o la realizzazione di servizi che passa a pesare il 23,3% degli investimenti (rispeto al 22,9% ante revisione). Ciò avviene principalmente in virtù del rifinanziamento delle politiche attive del lavoro (programma Gol) e della formazione professionale, a cui si aggiungono anche i potenziamenti delle misure legate alla sanità “Casa come primo luogo di cura” e “Telemedicina”. A seguito della descritta ricomposizione della spesa del PNRR, l’accentuazione dell’incidenza dei contributi alle imprese, in particolare di quelli consistenti nei crediti d’imposta, potrebbe imprimere maggiore velocità alla realizzazione della spesa, imponendo però l’esigenza di garantire un attento monitoraggio nella ripartizione territoriale dei fondi, al fine di preservarne un’adeguata fruizione anche alle aree meridionali.
Il grafico mostra l’incidenza dei differenti tipi di interventi e servizi che si prevede di finanziare con i fondi del Pnrr a seguito della revisione del piano.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Corte dei conti e Regis.
(ultimo aggiornamento: mercoledì 13 Marzo 2024)