Sono 47 i capoluoghi di provincia in cui il sindaco è al secondo mandato e quindi, a legislazione vigente, non potrà ricandidarsi (43,1%). E tra questi rientrano anche 5 città metropolitane: Milano, Venezia, Genova, Firenze e Bari. La questione coinvolge esponenti sia di centro sinistra (in 25 capoluoghi di provincia) che di centro destra (in 19) con una leggera prevalenza dei primi. Non stupisce quindi che a livello di Anci sia stata adottata una posizione trasversale ai partiti per abolire o quantomeno estendere il limite. Per quanto riguarda le città metropolitane, per una questione tempistica, la questione interessa principalmente due sindaci del Partito democratico: ovvero il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Decaro e il sindaco di Firenze Nardella. In queste due città infatti le elezioni si terranno già il prossimo anno.
In Italia la legge (D.Lgs. 267/2000 art. 51 comma 2) pone un limite di due mandati consecutivi all’incarico di sindaco, ad eccezione dei comuni sotto i 5mila abitanti per cui è possibile arrivare fino a un terzo incarico. Una regola che è stata considerata vincolante dalla corte costituzionale anche per i comuni delle regioni a statuto speciale (sentenza 60/2023). Questo limite è tuttavia contestato da molti sindaci nonché dall’Associazione dei comuni italiani (Anci) che ha chiesto al parlamento di considerare la possibilità di abolirlo.
Le diverse coalizioni che hanno portato all’elezione dei sindaci sono state classificate come di centrodestra, di centrosinistra o come indipendenti. Quest’ultima classificazione include i sindaci Paolo Calcinaro (Fermo), Clemente Mastella (Benevento) e Giuseppe Cassì (Ragusa).
FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 12 Luglio 2023)