Ungheria e Italia sono i due paesi Ue in cui la quota più elevata di Rom dichiara di svolgere un qualche tipo di lavoro (rispettivamente il 62% e il 61%). Agli ultimi posti invece la Spagna con il 25% e il Portogallo (31%). Quanto al divario con i cittadini autoctoni, è il Portogallo a registrare quello più marcato (44 punti percentuali). Seguono la Spagna e la Slovacchia, entrambe con scarti superiori ai 40 punti. Ultima l’Italia, con una differenza pari ad appena 2 punti.
I dati provengono da un sondaggio condotto dall’agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (Fra) sui Rom in 10 paesi dei quali 8 membri dell’Unione europea, a cui si sono aggiunte rilevazioni sostenute dalla Fra a livello nazionale in Bulgaria e Slovacchia. Le quote si riferiscono alle persone intervistate, di età compresa tra i 20 e i 64 anni, che hanno riportato come proprio principale status di attività il “lavoro retribuito” (categoria che include il lavoro sia a tempo pieno che part-time, i lavori ad hoc, autonomi o occasionali, nonché qualsiasi attività lavorativa svolta nelle ultime 4 settimane precedenti alla rilevazione). Il dato relativo alla popolazione generale risale al 2020.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Fra
(consultati: mercoledì 21 Dicembre 2022)